Mauro Raschia dopo il coma
"Non ricordo nulla, meglio così"

Mauro Raschia dopo il coma "Non ricordo nulla, meglio così"
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Venerdì 25 Luglio 2014, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 15:48
CIVITANOVA - “Non ricordo assolutamente nulla. E forse meglio cos. Ho voglia di uscire di casa ma so bene che ci vorr ancora del tempo”. A parlare è Mauro Raschia, il venticinquenne contitolare della Ternana colpito in testa con una pesante bottiglia di Martini da un giovane di Giulianova, che ha la sua stessa età. “Andate a litigare fuori dal mio locale: è stato dopo questo rimprovero, rivolto a quei due che si stavano tirando le sedie, che uno di loro si è scagliato contro di me”, continua Raschia. Poi il buio più fitto. “Non ricordo neppure l'arrivo dell’ambulanza, né tantomeno quello della polizia”. E’ trascorso un mese esatto dalla violenta aggressione. In coma farmacologico per lunghi, interminabili giorni. La speranza appesa a un filo. Poi il risveglio e il trasferimento all’ospedale regionale Torrette di Ancona. Operazioni su operazioni, in particolare al viso e allo zigomo. Visite su visite, che continuano tuttora. E adesso la graduale, lenta ripresa. “La mattina, in particolare, ho forti e fastidiosi giramenti di testa - racconta lui con la voce stanca, ma pacata - e almeno fino alla fine di ottobre non potrò uscire, se non accompagnato da qualcuno”. Ma non è solo, Mauro. Ha la casa sempre piena di familiari, amici e colleghi che, dapprima al capezzale dell’ospedale e ora nella sua abitazione, non lo hanno lasciato solo nemmeno un istante, anche quando lui dormiva e stargli accanto era ancora impossibile: quasi una processione e una continua staffetta, che hanno finito per commuovere anche lui. Tantissimi i moti e i gesti di solidarietà, vicinanza ed affetto. E Mauro vuole ringraziare tutti, uno per uno. Non soltanto gli amici, però. “Anche il mio avvocato Sandro Giustozzi di Corridonia e tutti i medici, bravissimi, che si sono prodigati nel curarmi e nel confortarmi, a Civitanova come ad Ancona: sono stati sempre dietro a me”. I primi due giorni mi sono parsi davvero terribili. Ore di angoscia e la paura di non poter superare del tutto il trauma. Poi le terapie. Ora i due ematomi più piccoli si stanno, fortunatamente, riassorbendo; persiste però quello più grande. “Spesso penso a come sto. E non nascondo che la situazione mi preoccupa. Ma, allo stesso tempo, tengo duro e non mi lascio abbattere sul piano psicologico. Anche se per uno come me, abituato a stare sempre in giro, è davvero una penitenza grossa rimanere chiuso in casa”. In tanti anni di lavoro, mai era mai stato coinvolto in un episodio simile e a tal punto grave. E il fatto che a colpirlo sia stato un coetaneo lo amareggia ancora di più. Ma di certo non ha paura di ritornare dietro al bancone della sua Ternana, dove tutti lo aspettano. Anzi. "Quasi è meglio, forse, che non ricordi niente”, scherza. Si sente che Mauro ha sofferto ed è ancora provato, ma la sua voce trasmette fiducia e testimonia la volontà di tornare presto al lavoro e alla vita di sempre.




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