Torpignattara, giallo sulla morte del killer
Trovato impiccato a Boccea

Il casolare dove è stato trovato impiccato il killer (foto Peri-Ansa)
Il casolare dove è stato trovato impiccato il killer (foto Peri-Ansa)
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Lunedì 16 Gennaio 2012, 17:57 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 23:38

ROMA - Impiccato a un gancio, ai piedi veleno per topi. Finisce cos, con un cadavere in un casolare a Boccea la fuga di uno dei due killer della piccola Joy e del suo pap Zhou, uccisi selvaggiamente la sera del 4 gennaio nel quartiere di Torpignattara. Il marocchino, Mohammed Nasiri, 30 anni, pregiudicato con numerosi precedenti per rapina e furto, è stato trovato al chilometro 14 di via di Boccea: era morto da 3-4 giorni, accanto al corpo è stato trovato anche un cellulare.

Gli investigatori sono certi che si sia trattato di un suicidio: prima l'uomo avrebbe ingerito il veleno per topi, poi si sarebbe impiccato. Ogni dubbio verrà tolto dall'autopsia, mentre molti residenti di Torpignattara sono sicuri che sia stata la mafia cinese a uccidere il marocchino. La comunità cinese smentisce: «Siamo sgomenti. Non abbiamo mai desiderato la sua morte, noi non siamo animali». La comunità dei nordafricani affranta: «Non è così che si fa giustizia».

LE FOTO DEL CASOLARE

Trovato in un campo dove si gioca alla guerra. Il marocchino è stato trovato ieri pomeriggio, impiccato ad un gancio, in un luogo utilizzato per il gioco denominato Softair, una sorta di pratica di guerra simulata e sono stati proprio alcuni giocatori ad avvisare le forze dell'ordine. Nasiri è stato identificato attraverso le impronte digitali. Il marocchino, più volte identificato con diversi alias, aveva il telefonino in tasca.

Continua, intanto, la caccia all'altro assassino, anche all'estero. Si tratta sempre di un marocchino, di venti anni. La procura di Roma aveva emesso un decreto di fermo per i due magrebini e si era ipotizzato anche che i due potessero già essere all'estero anche se le ricerche in città non sono mai cessate. in serata vertice a piazzale Clodio con il reggente della Procura Giancarlo Capaldo, l'aggiunto Pierfilipo Laviani, il capo del nucleo investigativo dei carabinieri Lorenzo Sabatino.

Le tracce dei killer. Il Dna su una delle borse trovata in un rudere rifugio degli assassini (foto), tracce di sangue sui soldi, i volti riprese da telecamere. Molti gli errori fatti dai due killer della piccola Joy e del suo papà Zhou, nella rapina finita in tragedia la sera del 4 gennaio in via Giovannoli, nel quartiere di Torpignattara. Poco dopo la rapina i carabinieri sono riusciti a tracciare l'identikit dei due uomini, magrebini, che sono stati traditi dalla fretta.

La sofferenza della famiglia di Joy. «Siamo sempre afflitti dal dolore e speriamo che ora catturino l'altro assassino, ma la notizia ci ha dato un certo sollievo» le prime parole della sorella di Zhou. Lia, la mamma di Joy, è tornata a casa due giorni fa: «Voglio giustizia» aveva detto esprimendo la volontà di far seppellire la figlia e il marito a Roma. «La mia piccola era romana» aveva detto Lia.

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