Melania, la difesa di Parolisi
presenta una nuova perizia

Melania, la difesa di Parolisi presenta una nuova perizia
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Martedì 25 Novembre 2014, 20:16 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 11:39
ASCOLI - ​La difesa di Salvatore Parolisi gioca le ultime carte in attesa della sentenza di Cassazione sul delitto di Melania Rea.



I giudici della suprema corte esamineranno il caso della casalinga massacrata con 32 coltellate il 10 febbraio 2015. Aspettando l’udienza e quindi il verdetto, che confermando i primi due gradi di giudizio chiuderebbe il cerchio su un solo colpevole, i legali dell’ex caporalmaggiore scelto del Rav Piceno presenteranno una nuova perizia su un’impronta insanguinata trovata sul pavimento del chiosco della Pineta nel Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella dove il 20 aprile 2011 venne scoperto il corpo della giovane mamma di Somma Vesuviana.



La speranza degli avvocati di Parolisi, Nicodemo Gentile, Valter Biscotti e Federica Benguardato, è di far riaprire, almeno in parte, il caso che ha visto al lavoro due Procure, investigatori, medici legali ed esperti di fama nazionale. La nuova perizia della difesa quindi ha lo scopo di dimostrare che sul luogo del delitto c'era qualcuno che non era Parolisi. Vicino al cadavere di Melania infatti fu isolata un’impronta insanguinata ma incompleta che potrebbe essere riconducibile a una scarpa.



La Corte d’Appello de L'Aquila però aveva ritenuto l’analisi della traccia non necessaria ai fini della decisione sulla colpevolezza o meno dell’imputato rigettando la richiesta di approfondimento presentata dalla difesa sulla base del presupposto che non sarebbe stato possibile, in ogni caso, individuare il modello di scarpa indossato da Parolisi il 18 aprile 2011, data della scomparsa e della morte della moglie.



Resta il fatto che quell’impronta non è riconducibile a scarpe indossate da Melania Rea né da altre persone che hanno transitato successivamente sulla scena del delitto. Se poi la perizia dovesse dimostrare che si tratta di impronta di piccole dimensioni non superiore al numero 40, anche Parolisi, che calza il 43, verrebbe escluso.



Sempre secondo la difesa Salvatore Parolisi, condannato all’ergastolo in primo grado e a 30 anni in appello per aver ucciso la moglie, potrebbe essere scagionato dall’impronta di una scarpa. Non è mai stata di questo avviso l’accusa che ha basato le proprie convinzioni su molti altri elementi. Prove che hanno convinto i giudici a condannare l’imputato. Tra queste le tracce di Dna del caporalmaggiore nella bocca della vittima anche dopo la sua morte.



Un elemento che, secondo i pubblici ministeri ed altri esperti nominati dalla parte civile, collocherebbe l’ex militare sul luogo dell’omicidio pochi minuti prima del delitto. A questo si aggiungono le intercettazioni telefoniche che hanno dimostrato la doppia vita di Parolisi diviso tra la famiglia e l’amante e in totale rota di collisione con la moglie.



Anche l’alibi delll’ex caporalmaggiore è stato demolito a più riprese da testimoni che hanno negato la sua presenza e quella della moglie e della figlia a San Marco nell’orario indicato dall’imputato.



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