Badante, c'è un nuovo reperto
in mano alla squadra Mobile

Badante, c'è un nuovo reperto in mano alla squadra Mobile
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Sabato 25 Ottobre 2014, 19:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 12:47
ASCOLI - A breve il capo della squadra mobile della questura di Ascoli, Roberto Di Benedetto, farà pervenire al sostituto procuratore della Repubblica, Umberto Monti, titolare dell’inchiesta sulla morte della badante polacca “Maria”, le conclusioni delle indagini sul caso.



E’ emerso un particolare che viene ritenuto importante ai fini di quanto emerso dai rilievi effettuati dalla scientifica subito dopo l’incidente. Il giorno seguente all’accaduto gli agenti trovarono due capelli ed una traccia ematica , appiccicati al parabrezza della Polo. Reperti che sono stati inviati al Ris, unitamente ad un tampone sul quale era stata rilevata la saliva di una delle figlie della badante affinchè venisse rilevato il Dna.



I risultati ottenuti, però, non hanno dato conferma dell'appartenenza del Dna alla donna. Però , ci sarebbe, invece, un terzo elemento, rilevato sull’auto, riconducibile a “Maria”. Al momento gli investigatori mantengono il massimo riserbo che potrà essere sciolto soltanto quando il pm Monti renderà nota la sua decisione: archiviazione del caso oppure richiesta al giudice per le indagini preliminari per l’eventuale rinvio a giudizio del responsabile della morte di Jadwiga Maria Stanczyk per i reati di omicidio colposo, omissione di soccorso ed occultamento di cadavere.



Altro punto misterioso resta il mancato ritrovamento del cadavere di “Maria”. La ricostruzione degli inquirenti di quanto accadde intorno al 6 del giorno 2 dicembre 2013 fu che la donna, mentre stava camminando lungo il marciapiede del ponte di San Filippo, venne investita da un’auto, diretta, come la donna, verso il quartiere di Monticelli, e scaraventata nel sottostante letto del fiume Tronto le cui acque erano in piena tumultuosa a seguito delle abbondanti piogge dei giorni precedenti.



Le ripetute ricerche del corpo non dettero alcun esito per cui si ipotizzò che potesse trovarsi impigliato sotto un cumulo di detriti. Solo con l’avvento della bella stagione in cui le acque diventano limpide. più calde ed illivello si sarebbe abbassato si sperava che il cadavere potesse essere “liberato” dalla morsa di detriti. Purtroppo la cosa non ha dato l’esito che si sperava di raggiungere.



A questo punto l’ipotesi più attendibile è stata che la piena del Tronto abbia trasportato il corpo fino alla foce del Tronto per poi finire in mare. Furono allertate le capitanerie di porto dell’Adriatico nella speranza che Il mare prima o poi restituisse la cadavere. Sono trascorsi dal giorno dell’accaduto quasi undici mesi ed il mistero legato alla scomparsa di “Maria” non ha ancora trovato soluzione nonostante il notevole impegno profuso nelle ricerche dalle forze dell’ordine e dai volontari delle varie associazioni.



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