"Era depresso
gli mancava l'amore"

Brunella Michelini
Brunella Michelini
di Stefano Rispoli
4 Minuti di Lettura
Martedì 19 Agosto 2014, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 16:49
ANCONA - “Mio figlio da tre notti non dormiva. Non si sentiva bene. Quando tornato in treno da Foligno, domenica mattina, finito il turno di lavoro, venuto a trovarmi. Piangeva disperato. Diceva di essere stanco della situazione familiare. Ha chiesto a me e alla nonna Caterina di pregare tutti insieme perché qualcosa sarebbe accaduto. Abbiamo recitato il rosario. Lui piangeva, piangeva. Poi mi ha detto addio”. E’ il drammatico racconto di Brunella Michelini, madre di Luca Giustini. Sono circa le 10,30 di domenica mattina quando il 34enne si presenta in casa della mamma, che abita a pochi metri dal suo appartamento in via Patrizi, a Collemarino. Tre ore dopo ucciderà a coltellate sua figlia Alessia di 18 mesi.



“Avevo capito che stava male, ma non avrei mai immaginato un gesto simile - racconta Brunella -. Pensavo volesse suicidarsi quando mi ha confidato che qualcosa sarebbe accaduto. Gli ho detto: Luca, non fare stupidaggini. Se ti vuoi uccidere io ti seguirò. Mi ha risposto: no, mamma, ti pare? Diceva solo di essere stanco, non del lavoro, ma della situazione familiare”. Spiega la donna che suo figlio qualche giorno fa si era sfogato con un amico. “Era depresso, gli mancava l’amore - continua Brunella -. Non ce la faceva più a restare in casa. Il suo amico gli ha suggerito di separarsi, ma lui non voleva, non poteva dare una delusione simile alla famiglia della moglie”.



Emerge un quadro di malessere esistenziale di Luca, fatto di dissapori familiari - lui e Sara si erano lasciati prima di sposarsi, poi erano tornati sui loro passi - di insofferenza, depressione. La mamma giura che il figlio “non assumeva droga né psicofarmaci”, eppure gli amici più stretti raccontano che negli ultimi tempi aveva atteggiamenti strani, sembrava dissociato perché si domandava chi fosse, cosa stesse facendo e si interrogava sul senso della vita. Chi a Palombina giocava con lui a carte sotto il capanno ha raccontato che talvolta si bloccava, aveva lo sguardo perso nel vuoto e pronunciava parole senza senso. C’è chi dice addirittura che nella sua mente sentisse delle voci che lo spingevano a “fare qualcosa”.



Atteggiamenti assorti e comportamenti insoliti notati recentemente anche dalla moglie Sara, come avrebbe riportato nell’interrogatorio. Negli ultimi mesi si era dedicato in modo ostinato alla palestra, tanto da trasformarsi fisicamente, forse (ma è una voce che non trova conferme ufficiali) con l’aiuto di ormoni per la crescita. E poi si lamentava perché la notte non riusciva a dormire per il pianto della figlia più piccola. Che però adorava. “Riversava su di lei tutto l’amore che non ha potuto ricevere dal padre”, afferma un amico. Sì perché Luca aveva perso il papà in tragiche circostanze nel ’99, quando aveva soli 19 anni. E suo zio (che oggi vive con Brunella e la madre) ha avuto problemi di depressione.



"Luca ha sofferto tanto per la morte del papà, ma l’aveva superata col tempo” aggiunge Brunella Michelini, convinta che la causa del malessere del figlio risieda in una situazione familiare da cui si sentiva stritolato. “Aveva bisogno di dolcezza e amore, cose che forse sentiva di non ricevere più. Da mesi manifestava questo disagio. E quando non andava d’accordo con la moglie, cadeva in depressione. Era succube della situazione, gli ho suggerito di andare da un medico perché temevo si suicidasse, ma non ha voluto. Adesso sono io quella che si imbottisce di psicofarmaci. Non mi sembra vero quel che è accaduto. Luca adorava quelle bambine. Non so se sia stata una vendetta verso la moglie. So solo che adesso Alessia non c’è più e lui è in ospedale, dove non mi hanno fatto neanche entrare”. Adesso Brunella spera di incontrare l’altra nipote di 4 anni, ma tra le famiglie Giustini e Bedini è venuta a crearsi una frattura forse insanabile. “Quando ho sentito quelle urla ho pensato che Luca si fosse suicidato - ricorda -. Invece, aveva appena ucciso la bimba. Sono corsa in strada, ma i parenti di Sara mi hanno allontanato. “Vattene, sei la madre del mostro”, mi hanno gridato. E sono tornata a casa scortata dai carabinieri. Ma non capiscono che soffro come loro perché è morta la mia nipotina e mio figlio sta male, molto male”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA