ANCONA Da quasi un secolo fronteggia la vita, zia Fernanda. La fierezza dell’autonomia, a questa cittadina del Piano, non consente, tuttavia, di sfidare i freddi calcoli che spesso convertono il welfare, l’aspirazione al benessere, in un ingranaggio poco umano, per niente inclusivo. La storia di questa donna che, non sposata e senza figli ha fatto da seconda madre ai suoi nipoti, viene raccontata, ed eletta a metafora, da Daniele Contino, uno dei due ragazzi che ha aiutato a crescere. «Mamma e papà non erano presenti, per questioni di lavoro. Per me e mio fratello c’era lei». Il flusso dei pensieri si mescola a quello dei ricordi, là dove la sacralità della memoria ora viene offesa dall’impotenza.
I conti
Sente montare la rabbia, Daniele. «Quindici giorni fa s'è rotta il femore, zia Fernanda. È uscita dall’ospedale di Torrette proprio questa mattina (ieri, ndr).
La tregua
La boccata d'ossigeno sarebbe durata poco. Fernanda si era ristabilita, una breve tregua, spezzata dalla rottura del femore, due settimane fa. «Ora la zia è in casa con mio fratello, a Osimo: anche lui è alle prese con i turni di lavoro e una quotidianità ritmata da figli e cani, un ambiente non proprio adatto a una donna di 99 anni». Non argina l’amarezza, Daniele: «L’assistenza pubblica è assicurata fino a 86 anni. Dopo di che bisogna affidarsi a quella privata, come per esempio la Casa di riposo Ceci di Camerano». L’equivalente di una retta, impossibile da sostenere, da 1.700 euro. Torna a sussurrare: «Ma che siamo stracci?».