Da Porto Recanati all’Argentario in sella ai motorini anni '70: l'impresa di 10 ragazzi maceratesi e pesaresi

Da Porto Recanati all’Argentario in sella ai motorini anni '70: l'impresa di 10 ragazzi maceratesi e pesaresi.
Da Porto Recanati all’Argentario in sella ai motorini anni '70: l'impresa di 10 ragazzi maceratesi e pesaresi.
di Marco Pagliariccio
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Martedì 30 Aprile 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 08:52

PORTO RECANATI In auto è un viaggio di tre o quattro ore. I ciclisti, nella famosa Tirreno-Adriatico, ci mettono una settimana. Dieci ragazzi, cinque maceratesi e cinque pesaresi, ci hanno messo due giorni ad andare e altrettanti a tornare in sella a dei motorini degli anni Settanta.

Il gruppo, che si è dato il nome di “Coast to coast forty-eight”, è partito giovedì mattina dalla costa adriatica, a Porto Recanati, ed è giunto ai piedi dell’Argentario, in Toscana, nella serata di venerdì, rientrando alla base facendo il percorso inverso domenica pomeriggio.

I numeri

Quattro giorni, 620 chilometri di viaggio tra strade secondarie, passi montani, vallate e piccoli borghi senza equipaggi di supporto: i maceratesi Lorenzo Andrenelli, Paolo Pignani Emanuele Fabrizzi, Alessio Cicarè e Vittorio Ciccarelli e i pesaresi Federico Petrucci, Matteo Campa, Caterina Veddovi, Giovanni Fosci e Alessandra Maltempi hanno portato con loro vestiti, tende e pezzi di ricambio e si sono lanciati in questa sgangherata avventura attraverso l’Italia di mezzo.

Il racconto

«Siamo tutti amici, anche se veniamo da città diverse, e tutti con competenze legate al mondo dei motori – racconta Lorenzo Andrenelli, carrozziere nell’azienda di famiglia, la Globalcar di Piediripa, uno dei cinque maceratesi autori della folle impresa – nasce tutto dall’idea di ridare nuova vita a questi vecchi motorini e provare a farne un utilizzo particolare dopo 40 anni di inattività.

Ci siamo dati delle regole, dei requisiti che ogni mezzo doveva avere per poter partecipare: avere massimo tre marce al manubrio, essere stato immatricolato prima del 1980 e avere freni a tamburo e raffreddamento ad aria». Sono partiti alle prime luci dell’alba del 25 aprile da Porto Recanati: quattro in sella a un Benelli a tre marce, tre con un Piaggio Sì, uno con un Fantic Issimo, uno con un Honda Pxr, uno con un Piaggio Super Bravo. Dal lungomare sono risaliti verso l’entroterra lungo la Regina, sono giunti a Pioraco e hanno valicato l’Appennino da passo Cornello, scendendo poi fino a Foligno dove hanno passato la prima notte.

Il riposo

«Ci siamo accampati sotto un vecchio fienile abbandonato dopo una giornata in cui praticamente tutti i motorini hanno avuti dei problemi meccanici – prosegue Andrenelli – il secondo giorno siamo andati un po’ più spediti e, dopo essere transitati dal Ponterio, lago di Corbara e lago di Bolsena, siamo finalmente arrivati a Porto Ercole. Ci siamo fermati in un camping per la notte, poi sabato mattina siamo ripartiti per il viaggio di ritorno, dormendo una notte in un piccolo boschetto nei pressi di Todi. In tanti ci dicevano che non ce la potevamo fare e anche noi, effettivamente, non eravamo così sicuri. Ma strada facendo ci siamo resi conto non solo che, al di là di piccoli guasti, andavamo avanti serenamente, ma che viaggiare con questi mezzi è molto economico. Con due litri di miscela si percorrono serenamente 70-80 chilometri, anche in tratti con dislivelli importanti. Forse chi ne possiede qualcuno dovrebbe pensarci prima di rottamarlo».

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