Elezioni europee, da Meloni a Schlein: i politici si candidano, ma non andranno al Parlamento. Strategia giusta o grande bluff?

In Italia, le elezioni europee si svolgeranno l'8 e il 9 giugno 2024

Elezioni europee, da Meloni a Schlein: i politici si candidano ma non andranno al Parlamento Strategia giusta o grande bluff?
Elezioni europee, da Meloni a Schlein: i politici si candidano ma non andranno al Parlamento Strategia giusta o grande bluff?
di Mattia Ronsisvalle
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Sabato 4 Maggio 2024, 17:24

Il 1° maggio non è stata solo la festa dei lavoratori, ma anche una data importante in vista delle prossime elezioni europee. Alle 20 in punto è scaduto il termine per presentare le liste per il prossimo turno elettorale. Sono tanti i politici italiani che si sono presentati e tutti volti super noti. In primis, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni con Fratelli d'Italia, poi Elly Schlein per il Partito Democratico. Una bella sfida tra le due leader della destra e della sinistra. Per Forza Italia il candidato è Antonio Tajani e Carlo Calenda, invece, sarà il volto per Azione.
 

Il bluff dei politici?

Cosa hanno in comune tutti questi leader politici? Nessuno ha garantito che se sarà eletto andrà al Parlamento Europeo. In caso di vittoria, non rinunceranno ai loro incarichi di governo o nazionali e cederanno il seggio ad altri candidati del partito.

Discorso diverso per Matteo Renzi di Italia Viva. L'ex sindaco di Firenze, nella sua campagna elettorale, ha sottolineato più volte che lui sarà nell'aula francese, se sarà eletto.

La strategia è quella di metterci le faccia, conquistare i votanti e poi mandare a Strasbrugo, una delle sedi del Parlamento europeo oltre a quell di Bruxelles e Lussemburgo, qualcun altro. I giochi sono cambiati rispetto a prima.
In passato, in Italia un politico poteva essere al tempo stesso deputato, senatore o membro del governo, e parlamentare europeo, ma nel 2004 è stato stabilito che gli incarichi nazionali ed europei non sono compatibili: quindi, un candidato che viene eletto al Parlamento europeo deve decidere quale incarico portare avanti, se quello nazionale o quello europeo (e questa opzione è di solito quella meno scelta).
 

La strategia meloniana (e non solo)

Non si tratta di una strategia politica all'avanguardia: è il classico gioco delle parti. Ma non tutti gli elettori sono a conosceenza di ciò. In parole semplici, un leader che si candida alle elezioni europee, lo fa per trainare il consenso dei cittadini e per condizionare il risultato elettorale del partito. Ormai, è quasi pressi inserire il nome del segretario o del leader del partito - ci provò, senza riuscirci, anche Elly Schlein. 

Le Europee servon anche per verificare il consenso dei cittadini e soprattutto sono un banco di prova per capire se rispetto alle ultime elezioni l'orinetamneto politico degli elettori è mutato.

Giorgia Meloni ha giustificato la sua partecipazione così: «Chiedo agli italiani se son soddisfatti del lavoro che stiamo facendo in Italia e in Europa». Dunque, se l'attuale premier italiana sarà eletta, rinuncerà al ruolo du parlametare europea a favore di altri candidati del suo partito che hanno ottenuto meno voti, perché l'incarico europeo non è compatibile con quello di presidente del Consiglio. Da sottolineare che Meloni è candidata come capolista in tutte le Circoscrizioni elettorali.
 

Chi non si candida alle Europee

In passato erano alleati, per esigenze, ma comunque hanno governato insieme dal giuramento del 2018 al 20 agosto 2019. Staimo parlando di Giuseppe Conte e di Matteo Salvini. Il volto del M5S ha detto: «Candidarsi sapendo di non andare a Strasburgo? Così si ingannano gli elettori». 

Il leader del Carroccio, invece, è un caso più intrinsico. Il suo nome è sul simbolo del partito della Lega, ma lui ha le idee chiare: «Quello che faccio è più che sufficiente». Ricordiamo che Salvini è ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per il governo Meloni.

 



 

Gli altri candidati 

Oltre ad alcuni leader politici, tra i candidati alle prossime elezioni europee ci sono: per Fratelli d’Italia, l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi e Giovanna Giolitti, bisnipote di Giovanni, mentre per il Partito democratico, ci sono Cecilia Strada, figlia di Gino Strada, il fondatore di Emergency, Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, e Nicola Zingaretti, ex presidente della Regione Lazio.

Forza Italia ha proposto come candidati Letizia Moratti, già ministra e sindaca di Milano, e Alessandra Mussolini, mentre Azione ha candidato il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, che ha fatto riaprire il caso sulla strage di Erba, e Stati Uniti d’Europa (di fanno fanno parte Italia viva e +Europa) Alessandro Cecchi Paone.

Alleanza verdi sinistra ha proposto tra i candidati Ilaria Salis, la militante antifascista detenuta in Ungheria che potrebbe, se eletta, puntare all’immunità e gli ex sindaci di Roma e Riace, Ignazio Marino e Mimmo Lucano.

La Lega, invece, ha puntato sul generale Vannacci (Lega), mentre il M5s sul’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico.

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