Il frontman Sarcina sul concerto delle Vibrazioni oggi in piazza a Porto San Giorgio: «Un tuffo nelle emozioni»

Il frontman Sarcina sul concerto delle Vibrazioni oggi in piazza a Porto San Giorgio: «Un tuffo nelle emozioni»
Il frontman Sarcina sul concerto delle Vibrazioni oggi in piazza a Porto San Giorgio: «Un tuffo nelle emozioni»
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Aprile 2024, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 08:19

Sarà un tuffo nelle emozioni di vent’anni di musica iniziate con l’album “Le Vibrazioni” e proseguite fino a oggi. Alle 21,30 di questa sera, mercoledì 24 aprile, in piazza Matteotti a Porto San Giorgio, Le Vibrazioni, composte da Francesco Sarcina, Stefano Verderi e Alessandro Deidda, saranno in concerto per la seconda tappa del loro tour estivo.

Francesco Sarcina, frontman de Le Vibrazioni, quali sono le sensazioni di questo avvio di tour?

«Molto belle, siamo partiti la settimana scorsa da Marghera, mancavamo da tempo da Venezia, è stato bello anche perché è uno show diverso rispetto agli anni passati. Lo abbiamo reso “più massacro di canzoni e meno sermoni”. Intendo dire che ci saranno più brani, ma non mancherà un mio discorso, come sempre, perché vogliamo comunque sensibilizzare tutti sui temi della nostra epoca».

Per esempio?

«Il rispetto dei diritti umani, l’ambiente, l’uso e abuso di immagini di minori. Il digitale è fuori controllo, lo dico come papà e non solo: è grave mettere le foto di minori sui social, si è influenzati dagli “influenzatori”. Ci vorrebbero più leggi, mettere la foto del figlio per mostrare che si è bravi genitori è solo un’azione narcisistica».

Quali brani ascolterà il pubblico?

«Non mancheranno “Dedicato a te”, i primi brani ma anche i più recenti, i brani più cantati».

Sul palco cosa si vedrà?

«A me, Verderi e Deidda si aggiungeranno sul palco Roberto Dell'Era (Afterhours, The Winstons) al basso e Will Medini (Gianna Nannini, Ultimo, Elisa) alle tastiere e pianoforte».

Come è cambiato, in vent’anni, lo scenario musicale?

«C’è musica più plastificata, non ci si riesce ad affezionare agli artisti, che sembrano figli di app, non dell’esperienza, almeno agli inizi.

Però in giro c’è tanta bella roba da ascoltare, ma non si vede. Con le app è tutto pre-confezionato».

Intende anche l’autotune?

«Ma guardi quello oggi c’è, ieri no. Ci sono tecnologie che negli anni 60 non c’erano e che invece noi abbiamo potuto utilizzare. Il vero problema è l’uso che se ne fa: se te ne servi per coprire la tua incapacità (e ci sono quelli che lo fanno) è un problema, ma c’è contenuto può essere un aiuto».

Non siete tra quelli che pubblicano cose nuove ogni anno, come mai?

«Dipende, ne facciamo pochi per scelta. Dipende dal periodo, sono ancora legato alle forme sentimentali nell’arte, credo ancora nell’affezione del pubblico, serve amore in quello che si fa e non voglio buttar via la mia musica. Non parliamo di tormentoni estivi: ormai vanno di moda solo quelli. Sono tornato a fare musica, ma diamo tempo al tempo, usciranno».

Che musica ascolta Sarcina?

«Tutta la musica, purché sia bella. Non importa il genere, posso passare dai Moderart ai Pink Floyd, arrivando a Bach, a seconda del mio stato d’animo. Trovo che a volte la musica classica sia più rock di tanto altro rock, a tratti del metal. Trovo assonanze, in questo, per esempio nelle Quattro Stagioni di Vivaldi, lui era molto rock. Ripeto ascolto tutto, come i Pearl Jam, ma la trap proprio no. Ascolto del buon rap, mi piace se fatto bene, se vero e non ci sono inni al degrado. Sono anche amico dei Club Dogo».

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