PESARO - Una foto che vale più di mille parole. Carlo Alberto Petrucci in piedi, sulle proprie gambe, insieme all'amico Marco Manzini. Un miracolo, doppio. L'ennesima dimostrazione di come il campione paralimpico pesarese di taekwondo riesca a stimolare la mente e il cuore di chi, come lui, ha visto il baratro e ne è uscito. Quella di Carlo Alberto, 26 anni, è una storia dolorosa quanto colma, oggi, di speranza. Per raccontarla bisogna riavvolgere il nastro fino a sabato 16 dicembre 2023.
La ripartenza
Un volo dal quinto pianto di casa, l'impatto devastante con il porfido del centro storico di Pesaro e poi il buio.
L’emozione
Il padre, Massimo Petrucci, racconta: «Mio figlio, quella sera, si è sbilanciato ed è volato giù. Ha riportato tanti danni fisici e fratture. Oggi è in sedia a rotelle. Marco Manzini, suo amico d'infanzia, gli ha regalato il libro che ha scritto. Leggendolo gli ha trasmesso tanta sicurezza e forza mentale. L'ultima volta che si sono visti Carlo Alberto si è alzato dalla sedia a rotelle, ha percepito l'energia positiva che emana Marco». Undici anni fa, in seguito a un terribile incidente stradale, Manzini si risvegliò dal coma profondo dopo 40 giorni. Aveva già ricevuto l’estrema unzione. Fondamentale, nel suo caso, fu lo stimolo sotto forma di audiomessaggio del suo idolo: Dino Zoff. «Da allora ci sentiamo ogni 15 giorni al telefono. Lui è il mio maestro e campione di vita. Parliamo di noi e, ovviamente, della Juve». Manzoff - come è stato ribattezzato dopo l'uscita del suo libro in cui racconta la sua rinascita - conosce bene la sofferenza ma anche la lotta. E stupendo tutti è diventato campione d’Italia paralimpico nella Coppa Chimera, bronzo all’Europeo open e cintura nera terzo Dan. E pensare che per dottori non avrebbe più potuto camminare.
La spinta
«Si deve reagire con tanta fiducia - ripete - Nella vita non conta essere forti ma sentirsi forti. La forza mentale che tutti abbiamo è potente e cura anche il corpo, ti dà il coraggio di superare ogni ostacolo senza avere paura. Io lo faccio ogni giorno da 11 anni senza avere più la forza ma solo credendo in me». Marco viene spesso fermato da persone che hanno letto la sua storia, lo ringraziano e chiedono anche di fare un selfie dimostrandogli grande rispetto. «Io rimango incredulo. A tutti dico: barcollo ma non mollo, dando tutto me stesso. Io ho vinto perché ci ho provato. Ho ripreso ad allenarmi, anche al mare, nonostante il poco equilibro che ho. La storia di Carlo Alberto, anche per me che ho visto all'inferno e che ancora oggi ci sono spesso dentro, mi ha stupito profondamente. E' vivo, ha voluto vivere, è mentalmente lucido, ha una resistenza incredibile. Se i medici con me hanno parlato di miracolo, con lui si deve parlare di supermiracolo da studiare per la medicina».