Il prof Battistini, storico dell'arte: «Opera di valore straordinario. La svolta artistica fu epocale»

Giacomo Gasparini e Rodolfo Battistini
Giacomo Gasparini e Rodolfo Battistini
di Massimo Foghetti
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Venerdì 3 Maggio 2024, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 12:20

FANO La statua Atleta Vittorioso di Lisippo è un’opera di straordinario valore, le ragioni le spiega lo storico dell’arte Rodolfo Battistini che ha svolto studi specifici sul tema. «La statua segna un cambiamento epocale nell’ambito della evoluzione dell’arte greca e dell’arte universale - rileva lo storico dell’arte -. E’ una delle prime rappresentazioni di un atleta vincitore che non rappresenta più una comunità oppure la figura di un atleta tipo, ma nella statua è riconoscibile una personalità individuale, collegabile a un principe che faceva parte del seguito di Alessandro Magno. L’opera segna quindi il momento di passaggio dalla civiltà della polis, nella quale prevalevano i valori collettivi, a una visione del mondo sempre più orientata ad esaltare i valori individuali».

Gli studi sul bronzo

Il professor Battistini si è occupato da lunga data del Lisippo, dopo aver acquisito una solida formazione sul restauro dei bronzi antichi, seguendo a suo tempo in sede universitaria il restauro dei bronzi di Riace nell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, tanto da essere consultato come esperto dal magistrato Silvia Cecchi durante il procedimento relativo alla richiesta di restituzione della statua rivolta al Getty Museum, confluita in giudizio con un’ordinanza di confisca. Tra l’altro l’attribuzione a Lisippo, uno dei più grandi scultori dell’ellenismo, fa di questa statua bronzea un’opera unica. «È vero – ha evidenziato Battistini - che non mancano critici che attribuiscono il capolavoro alla scuola del maestro o a una copia di grande qualità, ma l’attribuzione a Lisippo come un’opera originale fatta da grandi studiosi come Paolo Moreno, Jiri Frel, Antonietta Viacava è particolarmente motivata facendo risalire la statua a uno stretto periodo.

Si tratta di studiosi di grande competenza che parrebbe strano potessero confondere un originale con una copia».

Ma c’è di più: avvalorata la tesi che la statua possa ritrarre un personaggio specifico, il professor Battistini evidenzia gli studi che rendono ancor più rilevante, non solo dal punto di vista artistico, ma anche storico, il bronzo dell’atleta che si incorona. A questo proposito ci sono due indicazioni: Jiri Frel riconosce nel volto del giovanetto Demetrio Poliorcete, figlio del diacono Antigono, che perseguì tenacemente il disegno paterno di una riunificazione degli Stati nati dalla disgregazione dell’impero di Alessandro Magno; mentre Antonietta Viacava individua in esso il ritratto di Seleuco I Nicatore, figlio di Antioco, generale di Alessandro Magno, fondatore della dinastia dei Seleucidi. La stessa Viacava ipotizza che esistessero 2 originali di Lisippo: uno ad Antiochia capitale del regno di Seleuco e l’altro ad Olimpia, dove il giovane sovrano avrebbe vinto una gara di corsa.

La riproduzione nella moneta

Il professor Battistini propende per quest’ultima ipotesi suffragata anche dal ritratto riprodotto di profilo su un tetradrammo d’argento, i cui tratti sono sorprendentemente identici a quelli rilevabili dalla statua conservata al Getty Museum. Una statua ritenuta quindi di grande valore anche nei tempi antichi, quando, ormai sono concordi tutti gli storici dell’arte, si decise di trasferirla da Roma a Costantinopoli, la nuova capitale dell’impero, la nuova Roma che doveva essere adornata delle cose più belle. E durante il viaggio naufragò in Adriatico.

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