Pescherecci a strascico bloccati: «L’80% del pescato dall’estero»

Tonino Giardini
Tonino Giardini
di Massimo Foghetti
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Domenica 31 Luglio 2022, 06:30

FANO  - Una risorsa e un problema insieme: così giudica il fermo pesca appena iniziato la marineria fanese. Un risorsa perché incide almeno parzialmente sulla riproduzione delle specie ittiche, un problema perché non risolve il disequilibrio esistente tra la sostenibilità ambientale e quella di natura economica del territorio. In più quest’anno il fermo si aggiunge a tutte le giornate di pesca perse per la crisi in atto che ha ridotto sostanzialmente il reddito degli equipaggi.

 
Lo stop fino all’11 settembre
Fino al prossimo 11 settembre quindi i pescherecci che si dedicano alla pesca a strascico rimarranno in porto con tutto quello che consegue per la fornitura del mercato in un periodo di alta stagione per quanto riguarda il turismo.

Opereranno soltanto le barche che si dedicano alla pesca volante, quelle della piccola pesca e le vongolare. Questo significa che sulla piazza di Fano la presenza del pesce di importazione passa dal 27 all’80 per cento.

«Il mese di agosto – ha rilevato Tonino Giardini in rappresentanza del gruppo pesca fanese e della Coldiretti – costituisce il periodo più sensibile per quanto riguarda il mercato, data la presenza dei turisti nella nostra città; presenza che all’enogastronomia locale attribuisce una buona parte della forza di attrazione esercitata dal territorio fanese. E’ un discorso di identità. Venire a mancare gran parte della pesca locale nel mese in cui le presenze turistiche sono le più numerose dell’anno, significa servire al turista le cozze che vengono dal Cile o il pesce che viene dal Bangladesh».

Da tempo la marineria locale chiede che nei banchi delle pescherie e nei ristoranti venga evidenziata la tracciabilità del pesce, affinché il cliente ignaro non acquisti un prodotto proveniente dai mari più lontani, considerandolo frutto della pesca praticata nel nostro mare. Si attende quindi con impazienza che il Comune di Fano renda attiva quella rete di ristoranti che, in base ad un accordo sottoscritto con l’assessorato alle attività produttive, si impegna a servire ai suoi clienti solo pesce nostrano. In più, il fermo cade quest’anno in un momento difficile poiché il blocco dell’attività va a sommarsi al caro carburanti con il prezzo medio del gasolio per la pesca che è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci a navigare in perdita o a tagliare le uscite.


«Motori sempre accesi»
«Un peschereccio – ha evidenziato Giardini – non spegne il motore nemmeno quando è fermo in mezzo al mare, per cui il consumo è continuo da quando lascia il porto a quando non vi fa rientro. La spesa è diventata insostenibile se a questo si aggiungono le scelte della Unione Europea che hanno portato a una riduzione dell’attività di pesca, consentendola a poco più di 120 giorni, pari ad un terzo delle giornate annue, si capisce come ormai si è varcata la soglia della sostenibilità economica».

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