Interrate quaranta tonnellate
di amianto nel cuore di Apecchio

Interrate quaranta tonnellate di amianto nel cuore di Apecchio
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Sabato 14 Febbraio 2015, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 13:22
APECCHIO - Sotto un parcheggio aziendale di Apecchio, oltre 40 tonnellate di eternit interrate senza bonifica insieme a rifiuti inerti da demolizione. Una vera e propria bomba ecologica scoperta dai carabinieri per la tutela dell'ambiente di Ancona. Nell'operazione sono finite 13 persone, tutte indagate per reati che vanno dall’abuso d’ufficio al falso dall’inquinamento ambientale e allo smaltimento illegale di rifiuti nocivi: fra questi, l'ex sindaco del paese Orazio Ioni, il responsabile dell'Ufficio tecnico comunale (che avrebbe nascosto le carte della bonifica farlocca affidandole ad un avvocato amico perché non venissero trovate) e un tecnico della prevenzione dello stesso ufficio Asur.



Ma fondamentale per gli inquirenti è la figura del direttore del dipartimento di prevenzione dell'Area vasta 1 Giovanni Cappuccini, da ieri sospeso dal servizio per impedirgli di reiterare il reato, che avrebbe spacciato per mattoni le 40 tonnellate di amianto: secondo l’accusa Cappuccini avrebbe consentito a due aziende di risparmiare circa 480 mila euro evitando la bonifica.



La vicenda ha inizio dopo le forti nevicate del 2012, che in quella zona come in molte altre aree dell'entroterra, fecero crollare i tetti di circa 400 fabbriche, coperture in gran parte costituite da eternit. Tra questi vi erano le coperture degli stabilimenti di imbottigliamento di acque minerali Val di Meti e di un'azienda confinante, la Elle srl. Sfumato per l'opposizione di un comitato cittadino il progetto di riservare una "cella monodedicata" a questo tipo di smaltimenti nella discarica di Tavullia, le imprese dovettero organizzarsi ciascuna per suo conto. I costi di smaltimento delle macerie contaminate da amianto sarebbero stati di 500 mila euro, cifra al di fuori della loro portata, ma grazie al dirigente Cappuccini, secondo quanto sostiene l'accusa, la società riminese Galvanina (proprietaria della Val di Meti) e la Elle srl avrebbero, speso non più di 20 mila euro di semplice interramento. Il dirigente dell'Asur sotto inchiesta si sarebbe infatti adoperato, facendo pressione anche su due suoi sottoposti, per far attestare la falsa bonifica degli inerti, "ostacolando - così si legge in una nota del Noe - l'attività investigativa dei carabinieri e intervenendo sull'allora sindaco di Apecchio che, proprio su richiesta del Noe, aveva emesso un'ordinanza di bonifica del sito inquinato".



I carotaggi condotti in seguito dai carabinieri della tutela ambientale e dall'Arpam, hanno accertato che nel sottosuolo del parcheggio della Val di Meti sono state interrate fra le 40 e le 80 tonnellate di amianto, oltre a 500 tonnellate di inerti da demolizione: e tutto a soli 5 metri di distanza dal torrente Biscubio. Il Noe aveva chiesto la sospensione dai pubblici uffici di tutti i funzionari coinvolti, ma il gip di Urbino, Vito Savino l'ha disposta solo per Cappuccini, che è anche responsabile della struttura complessa di Igiene e sanità pubblica.





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