ANCONA - Verrebbe da dire: niente di nuovo sotto il sole, perché anche questa volta a livello nazionale affiora un quadro desolante del sistema di trasporto pubblico locale marchigiano, bocciato su tutti i fronti. Ma stavolta la pandemia ci ha messo lo zampino, e si vede dai punti che sono stati evidenziati. La notizia: un report realizzato per l’agenzia Adnkronos dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica italiana nell’ambito del progetto “Pitagora”, ha stilato una classifica dei costi sostenuti nel 2020 da Regioni e capoluoghi di Provincia per il mantenimento dei loro uffici e delle loro strutture, con tanto di assegnazione di rating. Ed è venuto fuori che le Marche, assieme a Toscana ed Emilia-Romagna sono le regioni meno efficienti in fatto di spesa per i trasporti pubblici.
La bocciatura
Al nostro territorio è stato attribuito addirittura il rating complessivo peggiore (C), frutto della spesa sostenuta non tanto per contratti di servizio del trasporto pubblico, pari a 97,08 milioni di euro e che gli vale un rating relativo di AA (dunque apprezzabile), quanto per il noleggio di mezzi di trasporto, che balza a 322.866 euro meritando appunto la classificazione più bassa.
La classifica
In classifica è al nono posto con una spesa pari a 11,5 milioni di euro. «Il servizio del trasporto pubblico rientra tra gli elementi fondamentali su cui si misura il grado di qualità di una amministrazione pubblica», commenta Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica italiana al report che ha realizzato per Adnkronos. «La mobilità - spiega - da sempre è stata oggetto di disputa circa la migliore forma di attuazione attraverso le diverse tipologie di trasporto. Oggi possiamo affermare con assoluta certezza che non esista una formula generale circa le soluzioni tecniche da adottare per garantire la migliore mobilità cittadina e regionale, in quanto una molteplicità di fattori, quali la morfologia, l’urbanizzazione, l’antropizzazione, la densità di popolazione, il clima, il turismo, il paesaggio, la geologia, il grado di innovazione tecnologica, determinano, a seconda dei diversi territori, infrastrutture e tipologie di trasporto diverse e integrate tra loro». A vedere i dati, analizzati nel corso del 2020 e scorporati dalla situazione pandemica, la fotografia stampata nero su bianco non sembra discostarsi dalla realtà che la regione subisce da decenni, essendo arcinoto che continuiamo ad essere il fanalino di coda nell’ambito dei trasferimenti statali alla voce trasporto pubblico locale. Tuttavia, la crisi pandemica che ha trasformato il 2020 in annus horribilis, ci ha messo lo zampino. Non è un caso, infatti, che nell’arco di tre anni si è moltiplicata la spesa del noleggio degli autobus, con un picco estremo registrato proprio due anni fa.
Il bicchiere mezzo pieno
Con il lockdown ed il conseguente contingentamento dei passeggeri a bordo dei mezzi nell’ambito delle misure anti Covid, «è stato necessario ampliare il parco autobus ricorrendo al noleggio - spiega la Regione - fino a quando la situazione non fosse tornata alla normalità con la capienza dei mezzi al 100%». Un colpo al cerchio ed uno alla botte, non bisogna dimenticare gli sforzi effettuati con l’emergenza Covid ma resta il fatto che le Marche continuano a pagare cara una immagine infrastrutturale che non aiuta al rilancio. Anzi.
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