Gostoli: «Ballottaggio? Mossa di altri». Pieroni: «Ma va, tutti sapevano tutto»

Giovanni Gostoli
Giovanni Gostoli
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 10 Giugno 2020, 04:45

ANCONA  - «Una mossa da disperati». È la definizione più soft che i detrattori hanno dato all’ipotesi di inserire il ballottaggio nella legge elettorale, mentre chi la sostiene, vede nel doppio turno un modo per dare piena legittimazione al vincitore e ne difende a spada tratta la ratio. Sono bastate poche ore per scatenare la bagarre intorno alla proposta di legge presentata lunedì dai Socialisti Moreno Pieroni e Boris Rapa che, oltre alle bordate del centrodestra, ha incassato anche il niet degli alleati nella maggioranza consiliare.

Vanno invece in ordine sparso i dem, tra possibilisti e barricaderi del no, ma il segretario regionale Giovanni Gostoli lascia poco margine di manovra: «Il ballottaggio è una proposta dei Socialisti, non del Pd o della coalizione, tant’è che lo scorso anno non è stato inserito nei cambiamenti alla legge elettorale e a pochi mesi dal voto mi sembra improbabile. La proposta dei Socialisti è in buona fede, loro da sempre pensano che il ballottaggio sia un rafforzativo per legittimare il futuro governo regionale, di qualunque colore politico. Dal mio punto di vista, invece, questo tema è stato già affrontato alzando la soglia del premio di maggioranza. Noi vinceremo le elezioni regionali con o senza ballottaggio. Le polemiche della destra sono una sceneggiata montata ad arte per distogliere l’attenzione dalle loro divisioni sulla candidatura a Presidente». 


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Messa così sembra proprio che si tratti di un’iniziativa uscita dal nulla. E che i socialisti siano dei cani sciolti. Invece Pieroni difende a spada tratta l’iniziativa e garantisce che «tutti sapevano tutto, sia in giunta che in maggioranza. Tanto siamo convinti che la modifica vada fatta per alzare il livello di democraticità che chiederemo una maggioranza sul tema. Ora nessuno si tiri indietro e mostri lealtà». L’iter della pdl 367 che stravolgerebbe la normativa sulla legge elettorale, peraltro già modificata lo scorso ottobre, vede come prossima tappa la sua iscrizione all’ordine del giorno in commissione Affari istituzionali – sempre che il presidente Giacinti decida di calendarizzarla – e già qui incontrerebbe il primo scoglio. Dei sette membri, tre voterebbero contro, ovvero i consiglieri di centrodestra Marcozzi (Fi) e Carloni (Lega) ed il capogruppo di Italia Viva Urbinati.

Il pentastellato Maggi si esprimerebbe invece a favore, dal momento che il Movimento fu il primo, all’inizio del 2019, a depositare una pdl di modifica della legge elettorale che prevedeva il ballottaggio. L’ago della bilancia sarebbe rappresentato dai tre dem Giacinti, Minardi e Biancani, che difficilmente inizierebbero una battaglia sul tema se l’indirizzo del partito fosse quello di cassare l’ipotesi. «Quando abbiamo approvato la nuova legge elettorale lo scorso ottobre – ricorda Giacinti – abbiamo lasciato fuori il ballottaggio e la modifica dei collegi elettorali: ora riprendere una cosa piuttosto che un’altra diventa complicato». Accoglienza piuttosto tiepida quella del presidente, dunque, a cui si affianca il «non mi interessa molto il tema» di Biancani. 

Più articolato il ragionamento di Minardi: «Sono da sempre favorevole alla legge dei Comuni sopra i 15mila abitanti che prevede il doppio turno, e ho spesso detto che avrebbe dovuto essere applicata anche alla Regione, però ora c’è la questione tempo: siamo molto a ridosso del voto». Anche nel caso superasse lo sbarramento della Commissione, il ballottaggio avrebbe difficoltà ad essere approvato in Aula, dove si scontrerebbe con il no convinto del centrodestra, ma anche dei partiti della maggioranza Articolo 1, Italia Viva e Verdi.

Nel Pd, contrari gli assessori Cesetti e Sciapichetti, i consiglieri Traversini («non si cambia poco prima delle elezioni») e Giancarli («la legge elettorale è la riserva etica della democrazia»). Il capogruppo Micucci, dato anche il suo ruolo, si limita a parlare della necessità di un supplemento di riflessione, mentre il presidente del Consiglio Mastrovincenzo, che da due anni sostiene la necessità del ballottaggio, invita però a valutare se sia il caso di introdurlo così a ridosso del voto. Sul fronte del sì, l’assessora Casini ed il governatore Ceriscioli, secondo cui «ci avviciniamo ad una fase estremamente complessa ed un’investitura più forte può essere una scelta». 

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