Marche, l'allarme della Cgil: «Troppe banche stanno chiudendo. «Nell’entroterra è quasi un deserto»

Marche, l'allarme della Cgil: «Troppe banche stanno chiudendo. «Nell’entroterra è quasi un deserto»
Marche, l'allarme della Cgil: «Troppe banche stanno chiudendo. «Nell’entroterra è quasi un deserto»
di Francesco Romi
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Venerdì 24 Marzo 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 12:28

ANCONA Le aggregazioni e la conseguente riorganizzazione sul territorio, che fa sì che  le prime cinque banche del Paese controllino oltre il 50% del mercato domestico (era il 22% nel 2000); il sempre maggior ricorso alla digitalizzazione e alle operazioni online, che ha semplificato sensibilmente le attività tradizionali agli sportelli; i fenomeni cronici dell’invecchiamento progressivo della popolazione e del progressivo spopolamento di abitanti e attività produttive dall’entroterra a beneficio della costa, ulteriormente appesantito dal terremoto del 2016 e dal Covid. Dinamiche che, soprattutto nelle Marche, hanno avuto un impatto negativo sul sistema dei servizi per cittadini e imprese. L’ultimo grido d’allarme è della First Cisl, che oggi parla di «desertificazione bancaria» e di «un trend preoccupante per una regione di piccoli comuni».


Non così male

Dai dati regionali analizzati dall’Osservatorio del sindacato emerge però che la situazione nelle Marche non è la peggiore in Italia: nella nostra regione ci sono 48 sportelli attivi ogni 100 mila abitanti, contro una media nazionale di 37 e, comunque, un numero superiore rispetto a Veneto (45), Lombardia (43) e Piemonte (41).

Inoltre, mentre l’Abi tiene aperto il dialogo con i piccoli comuni, con l’obiettivo primario di ottenere spazi da destinare ai bancomat, e quindi senza personale, c’è chi ha avviato il drive bank per presenziare i mercati settimanali, e le cosiddette “misure d’attenzione” (generalmente gratuità sui prelievi in tutta Italia, ndr.) per i clienti che non hanno la filiale nel proprio comune. Il trend è comunque preoccupante: al 31 dicembre 2022, il 15 % del territorio marchigiano è stato colpito dalla desertificazione, con la chiusura di 11 sportelli bancari, quota che sale al 25% nei comuni dell’entroterra e montani, dove nel 2022 sono stati chiusi sportelli in 11 paesi.. E sono diventate 54 mila le persone che risiedono in comuni dove non si registra la presenza di alcuna banca, 19 mila unità in più rispetto al 2021; sono 4.200 le imprese che hanno sede in comuni senza sportelli bancari, 1.400 in più rispetto al 2021.

Le nuove chiusure 

La lente d’ingrandimento della First Cisl punta soprattutto i big player nazionali ed evidenzia il rischio che entro la fine di quest’anno, “alla luce di nuove chiusure”, la metà dei comuni marchigiani possano restare senza sportelli bancari. «Saranno almeno 12, tra filiali e sportelli di Intesa Sanpaolo, e 10 quelli di Bper destinati a chiudere entro il 2023”: è la previsione di Mario Raimondi, segretario generale di First Cisl Marche.

Addio concorrenza?

«L’impatto delle chiusure sulle comunità locali è e sarà sempre più pesante – osserva il sindacalista -. Significa per molte persone, in particolare anziane o con problemi di mobilità, dover sopportare disagi per accedere ai servizi bancari necessari alla loro vita quotidiana». Ma c’è anche l’impatto economico: «Senza un’istituzione bancaria fisica presente, le imprese locali avrebbero non pochi problemi a ottenere finanziamenti o depositare i propri guadagni”. Una competizione tra grandi gruppi e banche locali, che sulla carta viene a mancare, ma che potrebbe avere come effetto positivo il rilancio della piccola banca di comunità, a patto che applichi una corretta politica dell’accesso al credito, a costi equi per cittadini e imprese.

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