Fiumi killer, Piano da 130 milioni. La Regione: «In 2 anni completiamo le opere»

Acquaroli aggiorna la road map degli interventi contro il dissesto idrogeologico Da Cantiano a Ostra, ricostruzione delle zone devastate dall’alluvione del 2022

Fiumi killer, Piano da 130 milioni. La Regione: «In 2 anni completiamo le opere»
Fiumi killer, Piano da 130 milioni. La Regione: «In 2 anni completiamo le opere»
di Martina Marinangeli
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Venerdì 17 Maggio 2024, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 07:11

ANCONA Ci vorrà tempo. Mettere in sicurezza un territorio molto vulnerabile dal punto di vista del dissesto idrogeologico, come lo è il nostro, non è una partita che si chiude in fretta. Ma un primo orizzonte temporale è stato fissato: per completare il Piano straordinario da 130 milioni di euro - 36 opere strutturali e infrastrutturali per mitigare il rischio esondazioni e ricostruire quanto spazzato via dall’alluvione del 15 settembre 2022 tra l’Anconetano e il Pesarese - ci vorranno «un paio di anni».

Il cronoprogramma

Ad abbozzare la road map è stato ieri il governatore (e commissario straordinario per l’alluvione) Francesco Acquaroli che, con il vice commissario Stefano Babini, l’assessore alla Protezione civile Stefano Aguzzi, il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino Centrale Marco Casini e i tecnici delle Università e della Fondazione Cima, ha tradotto in interventi concreti i fondi, parte del pacchetto da 400 milioni di euro stanziato dal governo nazionale.

Andando di esempi pratici: dai 12 milioni per vasca di laminazione in zona Bettolelle a Senigallia, agli 8,2 per la cassa di espansione sul Nevola (Ostra), passando per i 6 milioni per la sostituzione del sottopasso stradale con nuovo viadotto permeabile a Ostra, i 6,4 per la mitigazione dei dissesti a Tinte di Pegola ed i 14 milioni per la mitigazione del dissesto idrogeologico sul Monte Catria.

«Per la realizzazione del pacchetto di opere, alcune già progettate altre con il via libera per la fattibilità, stimiamo un paio di anni - dettaglia Acquaroli - In un anno e mezzo siamo riusciti a mettere in campo una serie di iniziative che non hanno precedenti».

Per il rischio idrogeologico, illustra il Piano Babini, «abbiamo avviato circa metà della progettazione degli interventi e siamo pronti ad affidare gli incarichi. Quindi entro l’anno partirà una serie di questi cantieri, tra cui il rifacimento dei ponti». Ma se il Piano guarda in prospettiva, nell’immediato si cerca di evitare che la tragedia si ripeta.

Cosa non funzionò

A questo scopo, la Fondazione Cima ha elaborato uno studio per il potenziamento delle procedure di allertamento che - come ha rilevato anche dalla Procura - quella notte di settembre 2022 mostrarono evidenti falle. «Già nell’immediatezza dell’evento - ricorda Aguzzi - è stata diminuita l’altezza che fa scattare l’allarme quando il fiume sale. Abbiamo anche aggiunto, come idrometri significativi, anche quelli di Serra San Quirico, Trecastelli, Ostra e tutti gli altri dislocati lungo il corso del Misa. Dunque quando a monte il livello dell’acqua sale, parte subito l’obbligo di avvisare i sindaci. Inoltre, lo studio ci permetterà di non ricorrere solo agli idrometri ma anche ai pluviometri: quando in montagna piove tanto, parte l’allarme anche se il fiume non si è ingrossato». Perché una tragedia come quella del 15 settembre non deve ripetersi mai più.

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