Corridonia, spaccia cocaina davanti ai carabinieri. Arresto bis per un pusher albanese (già tornato in libertà)

I carabinieri in azione
I carabinieri in azione
di Benedetta Lombo
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Martedì 14 Maggio 2024, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 10:41

CORRIDONIA Spaccia cocaina di nuovo davanti ai carabinieri, scatta l’arresto bis per un 32enne albanese domiciliato a Monte Giberto, nel Fermano. Santjago Tabaku. Finito in manette per la seconda volta a distanza di meno di tre mesi, ieri ha patteggiato la pena di un anno e quattro mesi convertiti in lavori di pubblica utilità da svolgere alla Caritas ed è tornato in libertà. A febbraio a sorprenderlo mentre cedeva una dose di cocaina a un acquirente nei pressi dell’ospedale di Macerata erano stati i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo. Domenica invece l’operazione è stata condotta dai militari della Sezione operativa del Nor di Macerata guidato dal capitano Renato Ventrone. 

La ricostruzione

Gli uomini dell’Arma, durante un servizio di controllo del territorio lo avevano notato a Piediripa, conoscendo il suo precedente, avevano deciso di seguirlo. I militari non sono andati tanto distante: l’auto condotta dall’albanese infatti si è fermata nei pressi di un bar nella zona industriale di Corridonia e poco distante si è fermata anche quella dei carabinieri.

L’intuito si è dimostrato corretto: dopo poco un uomo è salito nell’auto dell’albanese, i due sono stati visti compiere veloci movimenti e a quel punto i carabinieri sono intervenuti.

Lo scambio

L’acquirente aveva ancora in mano la droga acquistata, pari a 0,6 grammi di cocaina, l’albanese invece stringeva nel pugno 60 euro, il pagamento della dose. In auto i militari hanno trovato anche 120 euro ritenuti essere provento di spaccio e altri due involucri di cocaina per un totale di 1,1 grammi. Informato il pubblico ministero di turno Claudio Rastrelli, il magistrato ha disposto che Tabaku venisse trattenuto per la notte nella camera di sicurezza. Ieri il giudice ha convalidato l’arresto poi l’albanese, tramite il proprio legale (era difeso dall’avvocato Fabio Riccucci, sostituito dal collega Francesco Perfetti), ha patteggiato con il pubblico ministero Francesca D’Arienzo la pena di un anno e quattro mesi chiedendo di convertire l’intera pena detentiva in lavori di pubblica utilità da svolgere alla Caritas.

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