La dottoressa violentata: «Abbandonata da vertici e Ordine». Quello stupro scoperto dai familiari su Facebook

La dottoressa violentata: «Abbandonata da vertici e Ordine». Quello stupro scoperto dai familiari su Facebook
La dottoressa violentata: «Abbandonata da vertici e Ordine». Quello stupro scoperto dai familiari su Facebook
di Domenico Zurlo
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Giovedì 10 Maggio 2018, 12:16
Dieci giorni fa il suo stupratore è stato condannato. Ma Serafina Strano, la dottoressa di 52 anni che nello scorso settembre fu sequestrata e violentata all’interno della guardia medica in cui stava lavorando, è ancora arrabbiata e continua la sua battaglia: «Non penso che sia stata fatta giustizia - ha detto - ora devono pagare anche coloro che non mi hanno garantito sicurezza».

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Serafina, in un’intervista al Corriere.it, si sente abbandonata dalle istituzioni, e se la prende in particolare con i vertici dell’Azienda sanitaria provinciale: «Mi hanno lasciato in balia di quell’uomo”, ha detto, «sulle loro responsabilità ci sono già esposti e denunce». La dottoressa, a differenza di altre vittime di violenza, ha scelto di non nascondersi nell’anonimato: «Quella notte ho visto la morte in faccia, non ho mai avuto remore a mostrarmi pubblicamente - dice - Ho superato la normale vergogna che si prova in questi casi, ma non è facile: l’ho pagata e continuo a pagarla».

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«Mi ha ferito - aggiunge - non avere avuto accanto i miei colleghi al processo: tranne alcuni, per il resto sono spariti tutti. L’Ordine dei medici di Catania non si è costituito parte civile al processo, molti che fanno le guardie mediche si sono dileguati per paura di perdere il lavoro», la sua accusa. Quanto ai vertici dell’Asp, «hanno dotato le nostre guardie mediche di misure di sicurezza ridicole».

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Le falle nella sicurezza, secondo la dottoressa vittima di stupro, sono molteplici: dalla porta blindata che avrebbe reso la guardia medica una trappola per lei, alle telecamere a circuito chiuso non collegate alle forze dell’ordine. Uno dei particolari più dolorosi, è stato il modo in cui la sua famiglia ha scoperto dello stupro, cioè da Facebook, con tanto di commenti del tipo «forse aveva la scollatura». Le solite problematiche da social, di chi davanti a uno stupro se la prende con la vittima che magari può aver provocato. Storie già sentite ma che preferiremmo non leggere più.
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