Fuga dalla città: il fascino senza tempo di Vitorchiano, il borgo "sospeso" della Tuscia viterbese

Veduta di Vitorchiano
Veduta di Vitorchiano
di Maria Serena Patriarca
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Martedì 17 Novembre 2020, 14:29

E’ definito “il borgo sospeso”, perché sorge sorge a 285 mt. di altitudine su una rupe di peperino, circondata da imponenti burroni che confluiscono nel torrente Acqua Fredda. Benvenuti a Vitorchiano, splendido borgo medievale della Tuscia annoverato tra i Borghi più Belli d’Italia. La vallata sottostante che si ammira dai belvedere in paese è certamente spettacolare, con il paesaggio che evoca le eruzioni del vulcano Cimino, avvenute circa sei milioni di anni fa, e i boschi di castagni e querce dove il foliage autunnale crea tavolozze di colori che spaziano dal rosso all’arancio al giallo. Vitorchiano in origine fu un centro abitato dagli Etruschi, poi divenne anche dimora dei Romani. La città, conquistata successivamente da Viterbo, si ribellò chiedendo supporto proprio a Roma. Le testimonianze di fedeltà a Roma furono così consolidate che il paese si fregiò dell’appellativo di “fedele”, e del privilegio di fornire un Connestabile e nove Fedeli a guardia del Campidoglio.

La tradizione va avanti da ben 700 anni, e ancora oggi nelle grandi occasioni ufficiali che animano il borgo non mancano mai i “fedeli di Vitorchiano”.

Non solo storia, ma anche cinema: circondato da un’imponente cinta muraria del XIII secolo, Vitorchiano è stato il borgo in cui sono state girate diverse scene del film L’Armata Brancaleone di Mario Monicelli. Veri gioielli dell’arte sono racchiusi nelle sue chiese: come l’affresco dell’Annunciazione, del 1514, nella chiesa della Ss Trinità o di S. Amanzio, del XIV secolo, o i Cristi lignei del XVII secolo (portati in processione in determinate date dell’anno) custoditi nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, del 1406, oggi sede delle Confraternite del paese. Molto bella anche la Fontana a “Fuso”, del XIII secolo, dove sono scolpiti i simboli dei quattro evangelisti. Proseguendo attraverso la Porta della Madonna della Neve, che risale al XIII secolo, si arriva alla Chiesa di Santa Maria Assunta, sempre del XIII secolo, con il caratteristico campanile con le monofore, le bifore e le trifore gotiche. Il Palazzo Comunale risale al XVI secolo e nei vicoli più antichi ha sede la casa dove Santa Rosa, patrona di Viterbo, si dice abbia compiuto diversi miracoli. Non lasciate il paese senza una foto di rito di fronte al Moai, unico esempio al mondo di scultura sacra simile in tutto a quelle originali dell’Isola di Pasqua. Si tratta appunto di un monolite in peperino scolpito con asce manuali e pietre taglienti da 11 indigeni della famiglia Atan, provenienti dall’isola cilena di Rapa Nui.

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