Lapponia svedese, avventure nella natura artica sotto il sole di mezzanotte

Huuva Hideaway nel villaggio di Liehittäjä
Huuva Hideaway nel villaggio di Liehittäjä
di Sabrina Quartieri
13 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Agosto 2021, 11:49

Quando il “Grande Vecchio boreale” cede il passo alla bella stagione, il cielo della Lapponia svedese, fino a quel momento immolato a una profonda oscurità, torna a rischiararsi sotto il magnetico sole di mezzanotte che, nei primi mesi dell’estate, resta sempre sopra l’orizzonte. Poi ad agosto, la sera tardi, riprendono a inscenarsi indimenticabili tramonti, irrorando di tinte romantiche la natura che si è risvegliata. Ambita meta di viaggio per gli “honeymooners” che, di solito, scelgono di pernottare nel villaggio di Jukkasjärvi all’“Ice Hotel”, lo strabiliante albergo di ghiaccio che promette un soggiorno all’insegna del lusso glaciale, il Nordest della Svezia è la destinazione ideale per vivere anche una vacanza autentica dai ritmi “slow”, ricca di avventure in compagnia della gente del posto e all’aria aperta, per un’immersione completa nelle tradizioni locali, piene di fascino come in ogni terra di confine.

Per gli amanti del genere, vicinissima alla Finlandia, c’è la Valle tornedaliana, attraversata dal lungo serpeggiare blu del fiume Torne, dove si pescano salmoni e coregoni durante la stagione dell’amore. Qui, ci si ritrova in un singolare microcosmo in cui convivono armoniosamente svedesi, finlandesi e sami dal XVII secolo.

 

Se come dicono i nordici da quelle parti, “d’inverno c’è tutto il tempo per dormire”, in estate questa parte della Lapponia svedese si lascia scoprire attraverso memorabili esperienze di un viaggio “on the road” lungo la strada E10 nella contea di Norrbotten (una parte ancora remota, poco antropizzata e sconosciuta al turismo di massa della regione di Norrland). Il primo impatto con la grande sfera di fuoco del sole di mezzanotte è a Kalix, una località rinomata per il commercio dello speciale caviale rosso “Kalix Löjrom”, la prelibatezza per eccellenza della Svezia.

È ricavata dal più piccolo esemplare della famiglia dei salmonidi, un pesce che vive al largo della costa in un mare dove l’acqua è poco salata. Può essere pescato solo durante la stagione della deposizione delle uova, dal 20 settembre a fine ottobre. Il sole, che ad agosto tramonta verso le ore 23, appare come una gigantesca spada infuocata che trafigge il fiume Kalix, fino a toccarne i fondali. La sua luce celestiale color rosa intenso si propaga tutt’intorno, fino a raggiungere degli scenografici igloo dalle pareti trasparenti: sono gli alloggi dell’Ice and light village. Un indirizzo pensato per far vivere l’esperienza del “glamping” artico con una proposta unica, ma accessibile: «Il costo del pernottamento parte da 170 euro per due persone. Un prezzo che invoglia i turisti ad arrivare fino a qui da tutto il mondo, per rilassarsi in sicurezza», racconta la titolare Maarit Lindvall che, per i suoi ospiti, fa preparare delle tapas con le materie prime locali, come il salmone e le trote, dallo chef David Palmbo. 

L’esplorazione continua ad Haparanda, la città più orientale della Svezia, nonché “porta” della Lapponia e, fino al 1917, quando la Finlandia si dichiara indipendente dalla Russia, facile accesso in Occidente per chi proveniva da Est. A raccontare meglio la storia del luogo è l’Haparanda Stadshotell, il più antico hotel di città della Lapponia svedese e finlandese, ispirato, per la sua struttura architettonica, ai palazzi degli zar. L’insegna, nei primi anni del ‘900 era “the place to be” per il jet set internazionale, dalle celebrities ai reali fino agli aristocratici, come anche per spie (all’epoca se ne contavano 260), contrabbandieri e agenti segreti. Per respirare le atmosfere di allora, grazie anche alle foto storiche sulle pareti, o ai frac e ai cappelli a bombetta esposti in alcuni angoli della residenza (si affittavano agli ospiti, ammessi dentro solo se vestiti in modo adeguato), si pernotta allo Stadshotell (una mini suite con sauna privata costa circa 250 euro), oppure ci si ferma ad assaggiare il raffinato menu (con il caviale di Kalix che non manca mai) dell’Head chef Edvin Degerlund.

La proprietaria Susanne Wallinn spiega che «questa vivace cittadina lappone in passato è stata un grande centro di scambi commerciali di pellame e artigianato tra sami, finlandesi, svedesi, norvegesi e russi. Nel 2006 è arrivata invece l’Ikea più a nord del mondo e sono ancora presenti ben cinque negozi di “snus”, il tabacco morbido da masticare introvabile nei Paesi confinanti». Con la finlandese Tornio, situata sul lato opposto del fiume Torne, e in un diverso fuso orario, Haparanda è una cosa sola, nonostante il tempo e lo spazio che le separa. Nella piazza principale, infatti, un grande cuore consente per qualche istante di entrare nel futuro: la panchina costruita al suo interno è situata lungo il confine tra la Svezia e la Finlandia. Spostandosi di poco su di essa ci si ritrova ora in un Paese, ora nell’altro.

Curioso è poi un evento che si ripete annualmente durante un weekend di metà luglio: per gli amanti delle auto d’epoca il divertimento è assicurato. La città, infatti, si trasforma in un lungo “tappeto rosso” su cui sfilano Bonneville, Buick Limited, Pontiac e immancabili Volvo vintage.

L’atmosfera è rallegrata dai pezzi rock ‘n roll delle autoradio e dagli outfit rockabilly dei driver. Il parcheggio del negozio Hermanson, uno storico emporio aperto la prima volta nell’800, è l’inaspettato garage a cielo aperto dove “rubare” qualche scatto fotografico in un insolito set vintage dedicato ai motori.

La natura artica torna protagonista a Kukkola nel resort Kukkolaforsen, dove si vive una giornata da vero “local” con vista sulle rapide del Torne, protagonista, durante la stagione dell’amore, del transito di 70mila salmoni e di cinquemila coregoni che risalgono dal mare. È in questo villaggio fondato nel 1520 che è possibile cimentarsi nella pesca con un lungo retino secondo un’antica tecnica, che è stata candidata a entrare nel Patrimonio culturale immateriale Unesco. Un lungo ponte di legno che viene costruito ogni estate è dove ci si posiziona, per mettersi all’opera, ma solo dopo aver ascoltato le nozioni base impartite da Mattias Spolander, che appartiene, insieme a sua sorella Johannah, alla quinta generazione di proprietari di Kukkolaforsen.

Poi, di sera, si vive l’avventura sensazionale di cenare seduti a un tavolo allestito sul ponte in mezzo al fiume, imbandito con le tipiche specialità tornedaliane realizzate secondo le ricette della famiglia Spolander, che si stabilì qui nel 1850. Le case del villaggio, oggi parte di un piccolo museo, si conservano intatte da allora. Una di esse si sviluppa intorno a un grande fuoco per cuocere al barbecue il coregone, ma anche per riposarsi, coricati su dei tappeti di quello che viene considerato il primo hotel di Kukkola, seppure in una versione arcaica. La cultura identitaria tornedaliana si respira in ogni dove e fonde usi, tradizioni e lingue parlate di due nazioni che un tempo erano lo stesso Paese (la Finlandia è appartenuta al Regno di Svezia fino al 1809, quando è stata ceduta alla Russia, dopo una sconfitta).

Simbolo ne è la bandiera che sventola ben visibile anche al di là del corso d’acqua che segna il confine con la Finlandia e dove si trova la Kukkola dell’est. «I colori del vessillo tornedaliano sono il giallo del sole, il bianco della neve e il blu dell’acqua. Su di esso non ci sono croci, perché in questa parte di mondo non portiamo pesi. Siamo la terra dell’armonia e della contaminazione, ricchezza che dà forma alla nostra identità. In passato nella valle si parlava il finlandese. Poi, intorno al 1920, la Svezia ha iniziato a imporre lo svedese come unica lingua», racconta Johannah, mentre sfoglia con orgoglio un libro sulla cucina tornedaliana.

Il suo piatto più rappresentativo si chiama “Dopp i kopp” e viene proposto come portata principale della cena sul Torne: è a base di patate piccole, salmone, coregone affumicato e brodo di burro servito in tazza (l’usanza vuole che sia una di quelle senza manico) e si consuma degustando un calice di Sima, un fermentato con limone e zucchero di canna. A Kukkolaforsen, per un soggiorno da “local”, c’è un’altra esperienza da provare: entrare in una delle 13 “bastu” e immergersi tra i vapori delle casette che fanno parte dell’Accademia svedese della sauna (c’è persino la replica di un modello del 1950 che ospita fino a 60 persone contemporaneamente. Il suo piccolo museo spiega tutto su questa antica usanza e racconta anche dell’italiano Giuseppe Acerbi che, per primo, dopo aver esplorato le terre lapponi, usò la parola sauna.

«È parte integrante della nostra vita da sempre. Qui ci si veniva a detergere, a far nascere i bambini, a lavare e a vestire i defunti. È pure il posto in cui sono stati condotti i migliori affari. Perché quando si è nudi in una sauna non esistono né poveri né re», spiega Johannah. Anche alla fattoria biologica Hulkoffgården, a pochi chilometri da Kukkola, si incontrano due tornedaliani doc: sono Kurt e Pia Hulkoff, allevatori di renne e mucche dal manto bianco e nero, e abili oratori in meänkieli, un’antica lingua finlandese parlata nella valle che moglie e marito mantengono in vita come il bene più prezioso. 

La loro guesthouse, con gli arredi in stile lappone e tanta quiete intorno, vanta un ristorante di tradizione e un negozio di abbigliamento ricavati riadattando una stalla. Qui il soggiorno promette sia tanto relax nella natura, che esperienze fuori dall’ordinario, come incontrare una donna sciamana che prevede il futuro, ma anche attività tipiche locali: si impara a preparare la “Rieska”, un pane morbido svedese, nell’antico forno di un villaggio; oppure, si fa la merenda a casa di una famiglia del posto, per ascoltare la storia della Valle e sorseggiare un fumante caffè accompagnato da una fragrante Bulle, un dolce con la cannella, il burro e lo zucchero. Per rilassarsi, invece, c’è la “reindeer sauna”: l’affaccio è nel recinto della fattoria di Kurt e Pia, dove vivono cinque simpatiche renne. Il lago di Kangos nel villaggio Särkimukka è il luogo da raggiungere, invece, per gli amanti dell’outdoor artico.

L’indirizzo in cui fare base è il Pine Tree Lodge, il resort di Sara e Johan Väisänen, situato oltre il Circolo Polare Artico (ma prima vale la pena fermarsi a Pajala e salire sul monte Juphukka, per un colpo d’occhio mozzafiato sulla sconfinata Valle del Torne). Se le “cabin” (da 170 euro a notte) dispongono di saune private che invitano a coccolarsi nel loro tepore, la bella stagione è l’occasione per vivere il mondo fuori con qualcosa di unico: la sera si può partecipare a uno scenografico hiking nel bosco rischiarato dai bagliori del sole di mezzanotte, in compagnia delle guide di “Explore The North”. Ma già da metà agosto, non è da meno per bellezza dei panorami e potenza dei colori, il trekking per andare a caccia delle luci del Nord, con l’aurora boreale che mette in scena una luminosa danza.

Il Pine Tree Lodge offre anche la compagnia di ben 180 husky, che non aspettano altro di sfrecciare nella neve trainando slitte durante l’inverno, o di trasformarsi in estate nei più vivaci e affettuosi compagni di avventure a passeggio nella foresta. Un’attività che richiede, però, una buona dose di fiato: di fatto, la camminata avviene legando alla vita il guinzaglio del cane. Sarà lui, quindi, a dettare ritmo e velocità, di solito piuttosto intensi. Per questo è prevista una pausa con pranzo in riva al lago: si riprende fiato, mentre si accende il fuoco e si cuociono sostanziosi hamburger, da consumare in un sol boccone. Al ritorno, prima di rimettersi in viaggio verso una nuova avventura, è possibile fare il pieno di coccole: al Pine Tree Lodge gli adorabili cuccioli di husky non mancano mai. Restando nel Sud della Lapponia svedese, Huuva Hideaway nel villaggio di Liehittäjä è il posto in cui fermarsi per conoscere una famiglia del popolo sami, per lo più cacciatori e allevatori di renne che, da almeno ottomila anni, si sono stabiliti in Lapponia nell’estremo Nord. Pia e Henry Huuva (lui “un sami del Sud”, con gli antenati che arrivarono qui da Kiruna nel 1850, per la ricchezza di pesce delle acque della zona), offrono tante incredibili avventure.

Si comincia con l’aperitivo nella foresta, dove d’estate transitano le renne a caccia di licheni di cui nutrirsi. Il bancone dell’outdoor bar è il palcoscenico della barlady Pia per sfoggiare tutta la sua arte nell’approntare freschissimi drink con succhi di bacche raccolte nel bosco, come mirtilli e lamponi artici. Nel frattempo, in abiti tradizionali sami, Henry prepara una squisita cena che si consuma su un lungo tavolo di betulla che lui stesso ha realizzato (la sua principale occupazione è costruire mobili di legno e “puukko”, i coltelli multiuso considerati dal suo popolo un bene personale sin dalla nascita).

L’antipasto è una ricetta della tradizione: vengono serviti dei pancake fatti con il sangue di renna e guarniti con cavolo viola, mirtilli, crème fraîche e cipolla rossa; solo dopo arriva il “dopp i kopp”. La degustazione continua dentro una “Kota”, la grande tenda sami dalla forma appuntita, dove gli assaggi sono di carne di renna e di alce cotta sul fuoco. Poi si scalda il caffè, servito con dei pezzetti di formaggio dentro. Si consuma tutto in una “guksi”.

Significa tazza in lingua sami ed è di betulla come molti altri utensili, perché questo legno non altera i sapori del cibo. La notte dalla famiglia Huuva regala altre indimenticabili emozioni, soprattutto se si prenota la “cabin” galleggiante dalle pareti trasparenti: lo spettacolo del lago e del cielo tinteggiati di rosa durante la stagione del sole di mezzanotte è magico. L’esperienza di dormire nel cottage ha quasi del primordiale: coricati, si fluttua con il vento e durante la permanenza non sono previste né corrente elettrica né doccia al risveglio. La detersione – come vuole la tradizione – si fa solo nella sauna lì accanto!

Tornando verso Kalix, a Båtskärsnäs si può optare per un’uscita in kayak in mare aperto nel Golfo di Botnia, circumnavigando la miriade di isolotti dell’arcipelago più a nord della Svezia, dove l’unico pericolo che si può incontrare è un forte vento (è meglio farsi accompagnare da una guida di “Nordic Life experience”). Su una spiaggetta, poi, si improvvisa un picnic, ma solo dopo aver acceso il fuoco e preparato al barbecue le patate e il pesce con cui farcire dei gustosi roll, su una base di burro e di formaggio fuso. È a Luleå, infine, che ci si imbarca e si vola verso l’Italia (per l’ultima notte è comodo l’hotel Clarion Sense e per cenare scoprendo ancora qualcosa della cucina nordica, il tavolo da prenotare è al Savoy Hotel). L’ultima tappa che vale la pena fare è lì vicino: Gammelstad Kyrkstad, la più grande città parrocchiale del mondo (nel Nord della Svezia ne sono rimaste circa 13 delle oltre 70 del passato).

È qui che, nel 1621, fu fondata Luleå con un porto e una vivace piazza del mercato. Nel curioso villaggio Patrimonio dell’umanità Unesco dal 1996 ci sono una chiesa medievale costruita come una fortezza e consacrata nel 1492, ma anche 400 casette dipinte di rosso e dalle diverse forme, realizzate a partire dal 1600 per offrire agli svedesi la possibilità di acquistare un alloggio vicino al luogo sacro (quando la Svezia diventa protestante nel XVI secolo, si impone l’obbligo per la popolazione locale di frequentare le chiese). Una dimora del ’700 destinata a museo consente di ammirarne gli interni: gli arredi dell’epoca, come il letto con le ante chiuse per mantenere il calore, e i vestiti eleganti che si indossavano per presenziare alla liturgia, sono i testimoni inviolati di questa ultima affascinante storia. 

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