Anguilla da vedere, da fare e da mangiare: Caraibi da sogno tra reggae, grigliate di aragosta e privacy

Spiagge bianche semideserte bagnate dal mare color turchese, un’offerta culinaria di qualità e dalle molteplici anime, soggiorni con ogni comfort nell’intimità di ville esclusive e serate nei “beach bar” con concerti di musica reggae, jazz e funk. È Anguilla, l’isola dell’autenticità nelle Indie occidentali britanniche

Maundays Bay ad Anguilla
Maundays Bay ad Anguilla
di Sabrina Quartieri
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Giovedì 9 Febbraio 2023, 10:58 - Ultimo aggiornamento: 11:01

Da Beyoncé a Lady Gaga, da Leonardo di Caprio fino a Paris Hilton, le “celebs” bramose di riservatezza in vacanza scelgono lei: Anguilla, l’isola caraibica dei soggiorni paradisiaci anche nella privacy delle “Beach villas”. Dimore da sogno protese verso un mare turchese che ammalia e che acquisisce una veste ancora più incantevole quando, in alcuni punti, si lascia abbracciare dalle rigogliose montagne verdi della vicina Saint Martin. Un tipo di vacanza non per tutte le tasche, certo. Anche se tra giugno e agosto, quando il mercato americano incoming (il 90% degli arrivi) si fa meno frequente, il budget per il viaggio diventa decisamente meno proibitivo: le tariffe si assottigliano di circa il 30% e non si deve rinunciare al sole. Sulla beata isola, lontana terra d’oltremare britannica, infatti, il clima è sempre buono, sebbene a settembre e ottobre si concretizzi il rischio di uragani. Periodo quindi in cui le strutture preferiscono chiudere e approfittarne per rinnovarsi in vista della riapertura a novembre e del Thanksgiving di fine mese, quando gli statunitensi riprendono a popolare Anguilla nei weekend.

Voli dall'Italia per i Caraibi

Dai principali aeroporti italiani, a Milano come a Roma e non solo, per raggiungere la lontana meta oltreoceano si può volare su Saint Martin via Parigi con Air France (le tariffe in Economy partono da circa 1100 euro) e, iscrivendosi gratuitamente al programma Flying Blue, si hanno da subito vantaggi come il 10% sull’acquisto di posti speciali. Una volta atterrati, si sale a bordo di una barca (la ferry pubblica costa ai non residenti 28 dollari, 75 se si opta per il charter Calypso) o si sorvola il breve tratto di mare rimanente per la destinazione. Ad attendere i turisti ci sono 33 spiagge, tra le più belle del mondo, e una cucina locale di pesce a base di immancabili aragoste e “crayfish”, una loro versione piccola, ma più tenera e dolce, oltre a una proposta culinaria che spazia dalla giapponese alla francese, fino alla italiana (riadattata, però, al gusto americano). La sera ci si mescola con la gente del posto e con i vacanzieri di altre parti del mondo nei localini sulla spiaggia che si animano soprattutto dal venerdì alla domenica. Il più storico tra questi è Dune Preserve, il “beach bar” di Bankie Banx, un cantautore anguillano rasta che, con le sue performance musicali piene di grazia tra voce, chitarra e fisarmonica, arriva dritto al cuore della gente di ogni provenienza. L’estasi sulle note del reggae, funk e jazz è assicurata.

Caraibi da sogno: Anguilla da vedere, da fare e da mangiare

È la principale dell’arcipelago omonimo, il più a nord delle Isole Sopravento Settentrionali nelle Piccole Antille e garantisce una vacanza che non delude se si cerca il lusso dell’autenticità e dell’intimità: Anguilla, dove il viaggio prende forma nella privacy di dimore da sogno in contesti paradisiaci, ma ancora accessibili se si prenota la vacanza in estate, è anche un microcosmo di localini del reggae dove si esibiscono alcuni degli autorevoli performer che hanno fatto la storia della musica caraibica. La sua tavola, poi, sa irretire i “foodies” a suon di grigliate, tra grandi e piccole aragoste e gamberi o, ancora, di zuppe di capra, “coleslaw” (un’insalata di cavolo cappuccio crudo) e focacce Johnnycake, con farina di mais. Piatti da gustare rigorosamente vista mare. 

1. Anguilla da vedere: tour in auto d’epoca tra baie, saline e antiche Case delle piantagioni

Man mano che ci si avvicina all’approdo sull’isola, la sensazione è di liberarsi della parte di mondo iper-turistica, super-costruita e mondana, e rifugiarsi finalmente in una terra che ha voglia di svelarsi attraverso le sue bellezze più autentiche e la cordialità del suo popolo. Poco più di 13mila persone impegnate oggi soprattutto nel turismo, ma con una storia alle spalle che racconta di salinai, ex marinai e “braccia” impiegate altrove nelle piantagioni di cotone e canna da zucchero. Tracce di questo passato neanche troppo remoto se ne trovano ancora ed è affascinante scoprirle a bordo di un’iconica auto d’epoca britannica risalente al 1964: il “Moke”, in affitto per 120 dollari al giorno. Un veicolo senza capote e con la carrozzeria color pastello, che riporta sulla targa la scritta “Rainbow city”, in omaggio ai tanti arcobaleni che compaiono sull’isola dopo le cosiddette “Caribbean shower”, le brevi ma improvvise piogge ventose di questo lontano angolo di mondo. Immergendosi nell’entroterra “on the road” tra caprette in libertà, cedri bianchi, ciuffi di aloe vera, distese di muschio selvatico e alberi di ibisco rosso o di uva del mare, si sfreccia con il vento tra i capelli, rapiti dall’incanto delle dimore tradizionali della parte più antica della capitale The Valley. Come Hope Cottage degli anni ’50, col tetto rosa di legno e le mura di pietra calcarea tinte di giallo e bianco. Raggiunto il punto panoramico più alto dell’isola (213 piedi, poco più di 64 metri di altitudine), si apprende che la Old Court House, la ex prigione con tribunale risalente al 1955, è in fase di restauro e in futuro si potrà visitare.

Ad Anguilla, persino le chiesette metodiste mettono il buonumore, mentre le analoghe presbiteriane invitano a non perdere le fantastiche esibizioni del Bettany Gospel Choir; accanto all’unico luogo sacro di religione cattolica, invece, si apre un capitolo triste raccontato dalla Casa delle piantagioni Wallblake House, costruita nel 1787 dagli schiavi che lavoravano nei suoi possedimenti. Poco oltre, in centro, ci si rallegra nuovamente alla vista degli alunni che, nella loro inappuntabile divisa e in modalità festosa, si godono la fine della giornata scolastica. Anche se dismesse sul finire del secolo scorso, le saline che si incontrano sono ben preservate e si costeggiano provando a intercettare gli uccelli migratori che le popolano. Vale la pena lo stop vicino al Road Salt Pond dietro Sandy Ground, per curiosare nella boutique Anguilla Sand and Salts. Tra gli scaffali sono affastellate diverse varietà di sale isolano (di mare) aromatizzato e conquistano i suoi bijoux, impreziositi dai granelli di sabbia delle più belle spiagge del luogo. Non c’è da stupirsi, infine, se anche i pozzi pubblici sono meritevoli di una sosta: con le loro pompe, fino a poco tempo fa, hanno consentito l’approvvigionamento dell’acqua da importanti profondità agli isolani, imprescindibile per il loro sostentamento. 

La casa delle piantagioni Wallblake House

2. Anguilla da fare: soggiorni esclusivi in villa, bagni nelle acque turchesi e musica nei “beach bar”

È tra le “wedding destination” più ambite dei Caraibi, con i suoi spot naturalistici mozzafiato per l’album dei ricordi e le esclusive “locations” sul mare per una indimenticabile cerimonia con “beach party”. Come Altamer resort, un pugno di ville private con maggiordomi, “private chef”, piscina, panoramici “rooftop” e “sky terrace” a Shoal Bay West, la costa dell’isola meno esplorata, che sembra appartenere in esclusiva alla clientela della struttura, anche in alta stagione. L’intimità di cui ci si appropria, poi, permette di entrare in contatto con la gente del posto in modo speciale. A guidare il team è Moira Masshardt, General Manager, capace di realizzare ogni sogno. Anche quello di organizzare una passeggiata in spiaggia in sella a uno dei cavalli dell’allevatore nomade e rasta Zambezi Richardson (anguillahorses@gmail.com). È lo zio di Perry, il valletto con la folta chioma intrecciata all’anguillana e una grande dose di affabilità, che lavora in villa assieme al suo capo Lavon, “Head Butler” e pluripremiato mixologist nelle competizioni caraibiche.

Il suo sorriso è un toccasana, come lo sono i cocktail che prepara a base di ibisco e succo di cocco.

Dopo una scenografica colazione, una volta esplorata la zona, l’ideale è aprire la mappa dell’isola, puntare il dito, lasciandosi ispirare dai nomi delle spiagge, e partire. Restando nella zona ovest, l’incantevole Maundays Bay è così perfetta da sembrare un acquerello e ospita il resort di lusso Cap Juluca, a Belmond Hotel. Shoal Bay East è la più nota, con la sabbia bianca, il mare dalle sfumature turchesi pluripremiato e l’esclusivo Zemi Beach House. Un hotel dove un passaggio è d’obbligo, per un “tasting menu” speciale a base di rum: vanta oltre cento etichette, dall’Appleton jamaicano invecchiato 50 anni al Brugal Papa Andres della Repubblica Dominicana. Gli amanti del wellness, invece, non devono perdere la spa, un inaspettato villaggio tradizionale thailandese, i cui materiali risalenti a 400 anni fa sono stati importati proprio dal Paese asiatico: dall’hammam al “Therapeutic well-being”, i suoi trattamenti sono una calamita anche per chi soggiorna in altre strutture, persino di Saint Martin. Indisturbata, con il fruscio delle fronde delle palme che rispondono all’unisono allo sciabordio dolce del mare a riva, Rendezvous Bay è l’eden che tutti immaginano: un’oasi di pace dove nessuno osa rubare la scena alla natura caraibica.

È qui che si trova Anguilla Great House, sede del soggiorno in passato di Elizabeth Taylor, mentre ai margini della spiaggia, tra legni recuperati dal mare e conchiglie, si inserisce con il rispetto che merita l’ambiente incontaminato che lo ospita, il luogo che, non a caso, si è conquistato il titolo di “The place to be”: Dune Preserve, “tempio della musica” di Bankie Banx. Chiamato il  “Bob Dylan di Anguilla”, amico del cantautore americano Premio Nobel per la letteratura, con cui si è esibito in diverse jam session sull’isola, il magnetico e sbalorditivo performer di reggae, jazz e funk vanta 11 album ed è l’ideatore del festival di musica più longevo dei Caraibi: Moonsplash, alla 33esima edizione e atteso dal 10 al 12 marzo 2023.

Oltre a diversi artisti di fama internazionale, con gli immancabili jamaicani, Banx per l’occasione si esibirà con la sua talentuosa band formata da Jaiden Flemming alla batteria, Curtis Robinson al basso e Dennis Warrington alle tastiere e voce (lavora con la Anguilla Music Academy). Ha un sapore ancora diverso Meads Bay, che si estende tra i luxury resort Four Seasons (ex Valtur e, ancora prima, Coccoloba, dove nel 1994 pernottò la regina Elisabetta II) e Malliouhana, e dove si trova l’iconico ristorante con stabilimento Blanchards, amato anche dai “local” (qui vicino hanno affittato delle “Beach House” sia LeBron James, il cestista statunitense nella NBA con gli L.A. Lakers, che Justin Bieber). Ancora, se nella caratteristica Island Harbour si concentrano i pescatori dell’isola, più che gli amanti delle spiagge paradisiache e a Pasqua ci si diverte con il suo Festival del mar e l’immancabile pesce alla griglia, a Sandy Ground si vive la nightlife da Lit Lounge, Elvis’ o Johnno’s. Sempre qui di giorno ci si imbarca per delle incredibili escursioni all’insegna del “diving” tra relitti e barriera corallina con Dougie, conosciuto come “Special D Diving”, (“d” sta per “day”); oppure, del relax assoluto a Sandy Island, un atollo in una Riserva Marina Protetta, circondato da un’acqua quasi trasparente che regala alla riva frammenti di coralli che sembrano ventagli. Prendersi del tempo per un pranzo a base di “crayfish” (60 dollari per un piatto abbondante) e bicchiere di “Rhum punch” è il “must do” in questo luogo dalle mutevoli forme per l’azione del vento e del mare. 

Bankie Banx con la sua band sul palco del Dune Preserve

3. Anguilla da mangiare: scorpacciate di aragoste, barbecue e Johnnycake

La scena culinaria eccellente dell’isola per varietà della proposta e qualità della materia prima è rinomata, a partire dai “fine dining” nei grandi resort, da “Salt” del Four Seasons, così chiamato perché usa il sale locale, al raffinato “Celeste” del Malliouhana, albergo di lusso che mantiene un sapore d’antan. Ma per entrare davvero nel mood vacanziero caraibico più autentico, vale la pena puntare ai ristoranti gestiti dalla gente del posto e deliziarsi con imperdibili aragoste e le loro varianti più piccole (crayfish), endemiche e quindi più accessibili. A Meads Bay, per chi ad esempio pernotta al Carimar Beach Club Hotel, una struttura di medio livello immersa nel più bel giardino tropicale di Anguilla, non è da perdere Ocean Echo, che a fine pasto dà anche telo, ombrellone e lettino “complementary”. Ad andare per la maggiore la sera, invece, è il ristorante a conduzione familiare Sharky’s nel West End. Tipico anguillano e con ricette della tradizione, il locale ha i tavoli sempre pieni e le pareti dipinte di giallo e arancione, come i colori del tramonto e del più sorbetto tropicale.

I titolari, che hanno cominciato l’attività due anni fa riscuotendo in poco tempo un grande successo, conquistano i palati con l’“Anguilla Lobster cake” e il “Caribbean Curry Chicken”. Il proprietario è stato General Manager di un altro ristorante molto frequentato: Blanchards a Meads Bay, con la cucina creativa e innovativa della chef Melinda Blanchard. Il venerdì sera le strade del centro nella Capitale e i cortili delle case degli isolani si popolano, poi, di barbecue per vendere a pochi dollari “Ribs” e “Chicken legs and wings” ed è divertente provarli. Travolge, invece, la “Crayfish night” con le sue appetitose scorpacciate in salsa di aglio e burro, a soli 5 dollari. Si trovano da Roy’s Bayside Grill e Tasty’s a Sandy Ground. Infine, c’è il cibo anguillano della colazione da assaggiare, ma è solo per stomaci forti: la Johnnycake, la focaccia di farina di mais ripiena di un pesce balestra chiamato “Old wife”.

In passato era nota come la Journeycake e aveva il pregio di durare a lungo, essendo destinata allo sfamare chi si metteva in viaggio via mare verso le piantagioni della Repubblica Dominicana. Oggi si è conquistata il rango di “Regina” della tavola dell’“Anguilla Summer Festival”, 10 giorni di festa intorno al primo lunedì di agosto, detto anche “August Monday”. È l’“Emancipation day” e annuncia solo divertimento e spensieratezza: dal 30 luglio fino alla fine della kermesse, si pensa solo a delizie culinarie, bancarelle, musica e regate veliche tra tutte le isole caraibiche.  

L'aragosta del Sandy island restaurant (di Anguilla Tourist Board)
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