Trekking in Tuscia, a piedi da Monte Romano a Civitella Cesi lungo la Valle del Mignone

Prima che arrivi il gran caldo, ecco un percorso indicato per gli amanti dell'escursionismo, attraverso le suggestioni dell'Etruria Meridionale

Trekking in Tuscia, a piedi da Monte Romano a Civitella Cesi lungo la Valle del Mignone
Trekking in Tuscia, a piedi da Monte Romano a Civitella Cesi lungo la Valle del Mignone
di Maria Serena Patriarca
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Lunedì 29 Maggio 2023, 13:42 - Ultimo aggiornamento: 14:07

Se amate l’escursionismo, avete un fisico allenato e siete alla ricerca di un itinerario full immersion nel verde, per godere delle fioriture multicolore prima che arrivi il gran caldo, l’Etruria meridionale, e in particolare la Tuscia viterbese, racchiudono una vera “perla” per gli appassionati del settore, a meno di un’ora e mezza di auto da Roma. Stiamo parlando del percorso che va da Monte Romano a Civitella Cesi, lungo 18 chilometri tra prati, colline, corsi d’acqua e necropoli etrusche, con un dislivello di 270 metri in salita e 340 metri in discesa. Il trekking, che attraversa prevalentemente i territori delle Università Agrarie di Monte Romano e Blera, è accompagnato dal dolce suono delle acque del fiume Mignone e del torrente Vesca, dal canto degli uccelli e dal gracidare delle rane. Cavalli e mucche al pascolo fanno da cornice a questo paradiso.

Full immersion di natura in atmosfere etrusche

Questo itinerario è ideale, se siete allenati nel trekking, da programmare prima dell’estate e prima che le temprature meteo diventino troppo elevate, poiché il percorso dura circa 7 ore e mezza.

E’ consigliabile effettuare l'uscita in compagnia di guide specializzate (info www.etruskey.it), con escursioni di gruppo che prevedono anche una navetta che riporta, a fine percorso, i partecipanti al parcheggio di Monte Romano. I sentieri sono segnati regolarmente, ma il segnale smartphone spesso è inesistente, quindi dovreste scaricare prima la mappa del percorso. Cosa fondamentale è partire con una scorta di almeno 2 litri d’acqua in borraccia, portare cappello e occhiali da sole, crema protettiva e naturalmente scarpe adatte al trekking e tessuti leggeri e traspiranti nel vestiario. Consigliamo i pantaloni lunghi, perché ci sono dei tratti, molto suggestivi, nei campi e nel bosco. Fra querce, ulivi, papaveri, margherite, questo è il regno della Ghiandaia Marina, della Cicogna Nera, dello Stiaccino. Lungo il percorso farete tappa a San Giovenale, dove potrete ammirare l’Acropoli etrusca.

Ascoltare il suono dell’acero

Una delle esperienze più suggestive che si possono fare sostando all’ombra del  bosco che costeggia il fiume Mignone è quella, con l’ausilio delle guide specializzate della Cooperativa LeAli (email: info@coopleali.com), di ascoltare la frequenza del suono delle piante, per esempio collegando l’apposito dispositivo Plants Play alla foglia di un acero, e sentirne i suoni “interni” amplificati attarverso lo smartphone: frequenze armoniche, quasi musicali, che cambiano da albero ad albero, e sembrano rievocare un mondo magico e arcano. Nel bosco è possibile anche consumare un picnic "responsabile" con salumi, formaggi e dolci tipici del territorio, conla raccomandazione di riportare con sé ogni rifiuto, compresi i mozziconi delle sigarette, per lasciare intatto questo paradiso naturale.

Relax e Yoga lungo il torrente Vesca

Premesso che è bene iniziare questo cammino non oltre le 9 del mattino, le radure lungo il torrente Vesca invitano ad una sosta di relax in cui rinfrescarsi bangnadosi i piedi nell’acqua, o semplicemente sedendo su un masso a respirare lentamente, o anche approfittando per ricalibrarsi con qualche posizione dello yoga, come l’Albero, il Loto o il Triangolo. Quest’area è ricca inoltre di asfodeli, che (forse non tutti lo sanno) erano i fiori degli Etruschi per eccellenza. Non a caso l'asfodelo è presente in tutta la Tuscia, ricca di necropoli etrusche. I tuberi dell'asfodelo venivano considerati il nutrimento dell'Aldilà, e questo era un fiore sacro per il popolo dell’Etruria.

Un tocco di mistero: alla scoperta dell’Acropoli di San Giovenale e del Castello dei Di Vico

Poco prima di arrivare a fine itinerario (che termina nel delizioso borgo tufaceo di Civitalla Cesi) una tappa imperdibile del trekking è la visita all’Acropoli e alla Necropoli etrusche di San Giovenale, con i resti del trecentesco Castello dei Di Vico, dove sorgeva una Cappella. Qui, in mezzo alla natura lussureggiante del bosco, archeologia, storia e mistero si fondono. A San Giovenale l'abitato etrusco, i cui i resti sono oggi eccezionalmente visibili in quel che resta dell'Acropoli si sviluppò dal IX al V secolo avanti Cristo, è un raro caso in cui si possono osservare le rovine di una cittadina etrusca abitata dai vivi, poiché solitamente quel che ci rimane sono le Necropoli, le aree adibite al culto dei defunti e dell’Aldilà (accuratamente lasciate “intonse” dai Romani, per via della superstizione di fondo che faceva tenere in essere, ai Romani stessi, tutti i luoghi sacri adibiti al culto dell’Aldilà e della vita oltre al morte). Nella vicina Necropoli ci sono diverse tombe ipogee risalenti per lo più al V secolo a.C.. In alcune Tombe è visibile la “falsa porta” che “connetteva” idealmente il mondo dei vivi col regno dei morti. Nel sedile scavato nel tufo, all’entrata di alcune tombe, sedeva la statua del nume “guardiano” del sepolcro stesso, e i defunti venivano disposti sui letti sepolcrali di pietra.

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