Foligno e la Valle Umbra: tre luoghi imperdibili

Terra di verde e di storia, di bellezza quasi fuori dal tempo e di pianure rigogliose: l’Umbria è uno scrigno di tesori paesaggistici da scoprire e assaporare con calma

Foligno e la Valle Umbra: tre luoghi imperdibili
Foligno e la Valle Umbra: tre luoghi imperdibili
di Francesca Spanò
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Martedì 8 Marzo 2022, 13:50 - Ultimo aggiornamento: 13:51

Nel cuore della Valle Umbra, così come nell’intera regione, a colpire non è soltanto il panorama verdeggiante ma, soprattutto un territorio estremamente fertile e diversificato. Due colture in particolare, la fanno da padrone: la vite, con il Sagrantino, e l’ulivo. Centro nevralgico della zona riguardo a queste colture è Foligno, ai piedi dell’Appennino umbro-marchigiano, alla confluenza dei fiumi Topino e Menotre e luogo dove nacque la prima edizione della Divina Commedia, nel 1472. Questa pianura alluvionale un tempo era occupata da due laghi e si estende su parte della provincia di Perugia fino a sud e proprio in quel periodo, fu fondata da queste parti l’arte tipografica. A seguito del sacco di Magonza, infatti, molti prototipografi tedeschi vennero in Italia in cerca di mecenati per la nuova attività. Tra di loro c’era Johann Neumeister, allievo di Gutenberg che incontrò i fratelli Orsini, due imprenditori con i quali nacque il progetto della società tipografica folignate. Nel territorio, largo spazio ha avuto anche la spiritualità che si ritrova ancora oggi nei resti di antichi monumenti. Un esempio tra tutti è rappresentato dall’Abbazia di Sassovino e dall’Eremo di Santa Maria Giacobbe. In questa valle  vale la pena di visitare: Nocera Umbra, Bevagna, Montefalco, Trevi tutti accomunati dalla bellezza della natura e da edifici medievali.

Da Foligno a Nocera Umbra (due curiosità)

Foligno: nel Trecento era molto potente e di quel periodo resta un’importante testimonianza rappresentata dal Palazzo Trinci, tra i maggiori esempi di architettura tardogotica dell’Italia centrale. I suoi abitanti sono chiamati da secoli cuccugnai, letteralmente civette. Si pensa che derivi dai ducati d’oro della zecca locale, detti appunto “occhi di civetta”. Potrebbe, però, anche riferirsi al fatto che i locali erano dei veri e propri campioni nell’arte della caccia con la civetta.
Nocera Umbra: si sviluppò molto in epoca romana, perché si trovava in una posizione strategica, lungo la via Flaminia e all’altezza di una deviazione che conduceva all’odierna Fano e, dunque, allo sbocco sul mare Adriatico.

Viene chiamata Arx fortissima, rocca inespugnabile, perché fin dal Medioevo si trova saldamente arroccata su un colle.

Valle Umbra: tre luoghi imperdibili

Bevagna

Si trova nel cuore della regione, nella piana di Foligno e in epoca romana fu municipio con il nome di Mevania. In quel periodo era un importante centro commerciale, attraversato dalla Via Flaminia e sede di un porto fluviale alla confluenza tra Clitunno e Timia, collegato a Roma. Fece parte del ducato di Spoleto e dello Stato della Chiesa e oggi è una città molto ben conservata. Come i vicini centri, mostra i tipici elementi dell’architettura medievale, tratti di mura urbiche, vicoli e case in pietra. Imperdibile, qui, è la Festa delle Gaite, che dura dieci giorni. L’evento ha spessore culturale e permette di rivedere gli antichi mestieri, le ambientazioni, i costumi, la musica e le arti della giocoleria riprodotti con grande precisione. L’antica Mevania, riprende vita nell’ultima decade di giugno e le Gaite sono i quattro quartieri.

Montefalco

Questo borgo è arroccato su un colle ricoperto di ulivi e viti, al centro delle valli del Clitunno, del Topino e del Tevere. Fu un importante centro romano e per la sua posizione sopraelevata, è detto la “Ringhiera dell’Umbria”. Tra il XII e il XIV secolo si schierò con il Papato contro la ghibellina Foligno che la sottomise. A liberarla ci pensò Francesco Sforza e da quel momento partì la creazione della sua attuale connotazione urbanistica del centro storico. Lo stesso vale per il suo sviluppo artistico, soprattutto con gli affreschi di Benozzo Gozzoli, conservati nella chiesa di San Francesco. Famoso in tutto il mondo è il Sagrantino di Montefalco, ottenuto dall’omonimo vitigno autoctono a bacca rossa, la cui coltivazione è limitata a Bevagna, Gualdo Cattenao, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria. Si pensa sia stato importato dalla Grecia dai monaci bizantini e il nome stesso ricorderebbe qualcosa di spirituale. Il vino Sagrantino di Montefalco DOCG è scuro, molto ricco di tannini e ricavato al cento per cento da uva sagrantino, invecchiato almeno 33 mesi, 12 dei quali in botti di rovere.

Trevi

La sua disposizione che ricorda una spirale che culmina sul suo colle, le è valso il nome di “città-chiocciola” e nel punto in cui la vista spazia a perdita d’occhio, si innalza la cattedrale di Sant’Emiliano, iniziata intorno al 1100. Quest’ultimo fu il primo vescovo locale e fu martirizzato sotto l’imperatore Diocleziano, dopo essere stato legato a un ulivo ed essere stato decapitato. Per questo, ogni anno, la notte del 27 gennaio, essendo la vigilia della sua festa, si organizza una processione notturna detta “dell’Illuminata”, di origini piuttosto datate.

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