Vaccino in Vaticano, il direttore del Fondo Sanitario: «Prima infermieri e medici, poi gli altri»

Vaccino in Vaticano, il direttore del Fondo Sanitario: «Prima infermieri e medici, poi gli altri»
Vaccino in Vaticano, il direttore del Fondo Sanitario: «Prima infermieri e medici, poi gli altri»
di Franca Giansoldati
4 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Gennaio 2021, 18:03

Città del Vaticano - Conto alla rovescia. Tra qualche giorno inizieranno le vaccinazioni all'ombra del Cupolone. «Anche io mi vaccinerò, è l'unico modo che abbiamo per uscire da questa tragedia globale» dice il professore Andrea Arcangeli, direttore del Fondo Assistenza Sanitaria, l'organismo vaticano dal quale dipendono i servizi medici e ambulatoriali. E' lui che ha predisposto e coordinato il piano per immunizzare cardinali, suore, vescovi e sacerdoti. Anche il Papa dovrebbe sottoporsi al vaccino. «Immagino che lo farà, penso sia scontato, ma non essendo il medico del Santo Padre non posso dire nulla a proposito, non dipende da me». In queste ultime ore è stato acquistato anche un grande frigorifero capace di mantenere a bassissime temperature i vaccini. 

Mancano solo i vaccini che però dovrebbero arrivare la settimana prossima...

«Li stiamo aspettando.

E' questione di qualche giorno, in ogni caso da noi è tutto predisposto per far partire immediatamente la campagna». 

Che criteri seguirete?

«Abbiamo adottato le linee guida stabilite a livello internazionale, quelle che – per intenderci – sta seguendo anche l'Italia. Si prevedono prima le categorie in prima linea come i medici e il personale sanitario, seguite dal personale di pubblica utilità, poi ci saranno i cittadini vaticani che soffrono di patologie particolari o invalidanti, poi gli anziani e fragili e via via tutti gli altri». 

Vaccinerete anche i familiari di coloro che lavorano in curia?

«E' stato deciso che saranno inclusi anche loro. I figli dei dipendenti a carico del FAS fino alla fine delle scuole e poi anche i coniugi». 

Quante dosi avete ordinato considerando che in Vaticano ci sono circa 500 residenti e 4000 dipendenti, la metà dei quali con famiglia: la cifra potrebbe essere attorno alle 10 mila dosi?

«Siamo attorno a questo numero. Sono sufficienti a coprire il nostro fabbisogno interno. Vediamo se ce li manderanno tutti».

Perchè avete scelto Pfeizer?

«Praticamente era una scelta obbligata visto che per ora si tratta dell'unico vaccino approvato e disponibile. Successivamente se ci saranno necessità potremo ricorrere anche ad altri vaccini, ma per ora aspettiamo Pfeizer. Non ci sono motivi particolari. E' solo una questione di tempistica che ci ha portato a questo vaccino». 

Lei si vaccinerà?

«Assolutamente si. Senza alcun indugio». 

Papa Francesco si vaccinerà?

«Immagino che lo farà, ma io non ho una diretta responsabilità sanitaria sul pontefice».

Sarebbe però bizzarro che il Papa che predica sui vaccini non si vaccinasse.. 

«Non ho alcuna autorità per parlare di questo, mi creda. Immagino che lo farà ma non ho alcuna informazione diretta e non posso dunque dire nulla». 

In queste ore cresce la marea dei no-vax, basta andare a vedere sui social quello che scrivono. Lei che ha alle spalle un lungo percorso di ricerca al Gemelli cosa può dire alle persone che nutrono timori sui vaccini anti Covid?

«Che sono l'unica possibilità che abbiamo. L'unica arma a disposizione per tener sotto controllo questa pandemia. Possiamo dire che i vaccini sono stati sperimentati ampiamente, che la sperimentazione è durata meno tempo del previsto, rispetto agli altri farmaci, ma che grazie agli investimenti che sono stati fatti da tutti gli Stati le sperimentazioni si sono potute effettuare in modo più veloce. Un tempo richiedevano diversi anni, stavolta è stato fatto in un anno. Personalmente ho molta fiducia nella scienza e sono più che convinto che i vaccini a disposizione sono sicuri e non comportano rischi. La fine della tragedia che stiamo vivendo dipende dalla diffusione dei vaccini». 

Perché i negazionisti secondo lei sono così refrattari?

«Purtroppo le loro posizioni sono il frutto della disinformazione. I social amplificano le parole di persone che non hanno alcuna competenza per poter fare affermazioni scientifiche e questo finisce per seminare paure irrazionali».

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