Ucraina, Papa Francesco implora: «La guerra è pazzia, servono corridoi umanitari». E ringrazia i giornalisti

Ucraina, Papa Francesco implora: «La guerra è pazzia, servono corridoi umanitari». E ringrazia i giornalisti
di Franca Giansoldati
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Domenica 6 Marzo 2022, 12:19 - Ultimo aggiornamento: 14:55

Città del Vaticano - «In Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di una operazione militare ma di guerra che semina morte distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga». Al decimo giorno di guerra il Papa lancia un appello per i corridoi umanitari e dare soccorso a chi è sotto le bombe. «Ringrazio tutti coloro che stanno accogliendo i profughi. Mi auguro che prevalga il buon senso e prevalga il diritto internazionale». Il Papa ha anche ringraziato i giornalisti e le giornaliste per il servizio che svolgono. «Il loro lavoro ci permette di valutare la crudeltà di una guerra, la guerra è una pazzia».

Ha poi aggiunto: «La Santa sede è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace. In questi giorni sono andati in Ucraina due cardinali: il cardinale Kraiewski per portare gli aiuti e il cardinale Czerny.

Questa presenza è non solo del Papa ma del popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: la guerra è una pazzia! Fermatevi per favore! Guardate questa crudeltà ».

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Papa Francesco, in questi giorni, davanti all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha cercato di ritagliarsi uno spazio di manovra come facilitatore, per cercare di far arrivare ad un cessate il fuoco e, successivamente, aiutare Ucraina e Russia a tornare al tavolo dei negoziati. La prima mossa che ha intrapreso è stata quella di andare a parlare con l'ambasciatore russo presso la Santa Sede, nell'ambasciata russa di via della Conciliazione, compiendo uno strappo al protocollo e, al tempo stesso, un gesto di grande significato pur di non isolare Putin. Successivamente ha avuto colloqui telefonici con il presidente ucraino Zelenski e con l'arcivescovo greco cattolico monsignor Shevchuck, entrambi a Kyev sotto le bombe. Da allora il pontefice ha evitato di condannare apertamente l'attacco russo, come di pronunciare la parola Russia, esprimendo però in diverse circostanze il dolore per le sofferenze arrecate a centinaia di migliaia di persone costrette a fuggire. 

Il sito para-vaticano il Sismografo ha evidenziato che la prudenza papale nei confronti di Mosca si ouo fare risalire al 2015, quando a Cuba il Papa e il Patriarcato di Mosca (ultra nazionalista e legato a doppio filo al Cremlino) hanno firmato una "Dichiarazione comune" in cui si impegnavano reciprocamente a non far deflagrare le tensioni con l'Ucraina e a restarne fuori. 

In questi giorni da più parti, però, la eccessiva prudenza di Papa Francesco e le contorsioni diplomatiche per far rimanere aperta una finestra di dialogo tra russi e ucraini ha sollevato parecchie critiche. Sempre il sito para-vaticano il Sismografo, diretto da Luis Badilla - autorevolissimo e molto seguito in Vaticano - ha raccolto le perplessità in una unica frase: «La confusione e l’opacità della condotta vaticana in queste circostanze hanno trasformato in macerie pezzi rilevanti del patrimonio diplomatico e della credibilità della Santa Sede nelle sue posizioni di fronte ad alcuni governi. Fare solo due telefonate in Ucraina il 25 e il 26 marzo scorso è stato troppo tardi per il Vaticano. Era già passato il messaggio devastante sull'asimmetria del presa di posizione Pontefice».

Il Papa prima dell'Angelus, nella riflessione sul Vangelo odierno, ha ricordato la pagina che parla dell'episodio in cui Gesù è nel deserto e per quaranta giorni subisce le tentazioni del diavolo. «Il deserto simboleggia la lotta contro le seduzioni del male, per imparare a scegliere la vera libertà». Poi spiega che «la felicità e la libertà vera non stanno nel possedere, ma nel condividere; non nell’approfittare degli altri, ma nell’amarli; non nell’ossessione del potere, ma nella gioia del servizio»

 

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