Pedofilia, il cardinale Pell resterà in carcere 6 anni: respinto il ricorso in appello

Pedofilia, il cardinale Pell resterà in carcere 6 anni: respinto il ricorso in appello
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 21 Agosto 2019, 09:38 - Ultimo aggiornamento: 10:02

Città del Vaticano -  Il cardinale australiano George Pell - l'ex zar dell'economia vaticana - dovrà restare in carcere. E' stato respinto il suo ricorso in appello contro la sentenza di condanna unanime dello scorso dicembre per abusi sessuali su minori. «Continuera' a scontare la sua pena di 6 anni in prigione», ha detto il giudice della Corte Suprema dello stato australiano di Victoria, Anne Ferguson.
 



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L'ex tesoriere del Vaticano, 78 anni, dallo scorso marzo sta scontando la condanna a 6 anni per aver abusato sessualmente di due ragazzini di 13 anni negli anni Novanta, quando erano coristi della cattedrale St. Patrick, a Melbourne. Si tratta del piu' alto prelato della Chiesa cattolica mai condannato per abusi sessuali su minori.
 
 


 Gli avvocati di Pell avevano basato il ricorso sul fatto che la condanna era arrivata sulla base della testimonianza a porte chiuse di una sola delle due vittime, l'unico sopravvissuto. Lunedi' il padre della seconda vittime di Pell, morto di overdose nel 2014, aveva auspicato il prevalere della giustizia. Pell potra' presentare un ulteriore ultimo ricorso presso l'Alta Corte australiana, il massimo organo giudiziario del Paese.
 


 Pell era stato nominato vescovo ausiliario dell'arcidiocesi di Melbourne nel 1987, diventando arcivescovo metropolitano della citta' nel 1996. Era stato nominato cardinale il 21 ottobre del 2003 da Giovanni Paolo II e nell'aprile del 2014 era stato scelto da Papa Francesco come prefetto della Segreteria per l'economia vaticana. Dopo due anni di indagini, nel giugno del 2017, il porporato e' stato incriminato in Australia e nel febbraio del 2019 il Vaticano ha comunicato di aver proibito a Pell l'esercizio pubblico del ministero.

Il Vaticano ha ribadito, ancora una vota, attraverso una nota ufficiale, «il proprio rispetto per le autorità giudiziarie australiane» ricordando però che il cardinale Pell «ha sempre ribadito la sua innocenza e che è suo diritto ricorrere all’Alta Corte».

«Nell’occasione - si legge in una nota - insieme alla Chiesa di Australia, la Santa Sede conferma la vicinanza allevittime di abusi sessuali e l’impegno, attraverso le competenti autorità ecclesiastiche, a perseguire imembri del clero che ne siano responsabili».