Ucraina, papa Francesco invitato a Kiev dal sindaco: «La sua presenza potrebbe salvare vite umane»

Il sindaco di Kiev Vitaly Klischko
Il sindaco di Kiev Vitaly Klischko
di Franca Giansoldati
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Martedì 15 Marzo 2022, 12:03 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 15:38

Città del Vaticano - In passato Papa Bergoglio è stato invitato a visitare l'Ucraina dai vescovi, dall'arcivescovo Shevchuck (che ora si trova a Kiev sotto le bombe), dal presidente Zelenski e anche da altri dignitari governativi, tra cui l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede. La risposta del Papa è sempre stata la stessa: «niet». Papa Francesco ha declinato ogni volta l'invito per non sbilanciarsi troppo e non compromettere i suoi rapporti con il patriarcato di Mosca e con il presidente russo Putin.

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Oggi gli è arrivato un altro invito, sempre lo stesso: Santità venga a Kiev, la sua presenza qui potrebbe salvere le vite umane e facilitare il dialogo per il cessate il fuoco e la pace.

La lettera che è arrivata al pontefice arriva dal sindaco della capitale ucraina, Vitaly Klischko che ha indirizzato un disperato appello al Vaticano. «Noi crediamo che la presenza qui dei leader religiosi possa salvare vite umane e pavimentare il sentiero per la pace nella nostra città, nel nostro paese e altrove». Nella missiva il sindaco rassicura il Papa che gli garantirà qualsiasi cosa di cui lui dovesse avere bisogno e, se il viaggio al Kiev non gli sarà possibile, gli prospetta una alternativa, fare una conference-call via zoom con Zelensky.  La lettera è stata diffusa dai media tedeschi. 

La risposta alla lettera del sindaco di Kiev è arrivata a stretto giro dal portavoce vaticano. «Il Santo Padre ha ricevuto la lettera del sindaco della Capitale ucraina ed è vicino alle sofferenze della città, alla sua gente, a chi ne è dovuto fuggire e a chi è chiamato ad amministrarla. Prega il Signore che siano protetti dalla violenza. E per loro e per tutti ribadisce l’appello fatto domenica scorsa con la Preghiera dell’Angelus: Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri». Di andare a Kiev, ancora una volta, ha fatto capire che non è il caso. 

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