Virus, rifiutano Astrazenaca e anche chi vuole vaccinarsi rimandato a casa

Virus, rifiutano Astrazenaca e anche chi vuole vaccinarsi rimandato a casa
di Egle Priolo
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Venerdì 21 Maggio 2021, 08:36

PERUGIA Marco ha 72 anni. Per fare il vaccino contro il Covid ha aspettato il suo turno, si è prenotato, si è presentato al punto vaccinale, ha fatto la fila e dopo due ore è stato rimandato a casa. Ma senza avere la sua prima dose. Perché? Per colpa di chi ha fatto la sua stessa trafila ma arrivato a tirar su la manica ha chiesto: «Che vaccino mi fa?». «Astrazeneca». «Ah, no. Non voglio, non rischio. Me ne vado». Un rifiuto che ieri, al centro vaccinale dell'ospedale Santa Maria della misericordia, i medici hanno sentito una, due, tre, nove volte. In pratica, quasi la metà delle persone che erano prenotate – secondo le testimonianze di chi era lì – ha deciso che il vaccino «che fa venire la trombosi non lo voglio». Una psicosi che però ha creato difficoltà e disagi anche a chi, magari pure storcendo un po' il naso, quel vaccino per tornare più o meno alla normalità invece preferiva comunque farlo. Perché, è inutile negarlo, nonostante gli studi e i risultati sui rischi dei vaccino, con casi letali che sarebbero più o meno simili dal punto di vista statistico per tutte le “marche” di farmaco, c'è chi dell'Astrazeneca ha ancora paura. E chi l'ha superata, magari con l'aiuto dei consigli di medici ed esperti, comunque si avvicina a quell'ago sempre con un po' di fifa. Uno «speriamo non tocchi a me» che comunque è più forte del rifiuto. Perché è più forte la voglia di riassaporare la vita di un anno e mezzo fa. Ma comunque la paura in altri resta e la cronaca la racconta. Soprattutto se il timore di qualcuno allunga l'attesa degli altri. Appunto, come è successo a Marco e agli altri anziani che ieri si sono ritrovati a fare tutta la trafila per tornare a casa ancora senza vaccino. «Ho aspettato tanto – racconta il 72enne -, il medico di base poi finalmente è riuscito a mettermi in lista e io ero contento. Mi sono presentato al punto vaccinale, ho compilato i moduli e fatto la visita medica. È vero, pure io ho chiesto perché mi facessero proprio l'Astrazeneca, ma i dottori mi hanno tranquillizzato. Sono rimasto in attesa con altre persone, ma ad un certo punto abbiamo capito che c'era qualcosa di strano. Non veniva più a chiamarci nessuno, la fila non si muoveva, qualcuno di noi ha ricevuto pure la telefonata per chiedere se si fosse prenotati per la vaccinazione. Finché a un certo punto, con imbarazzo, scuse e tanta umanità, i dottori ci hanno detto che dovevamo tornare a casa. Perché? Perché in tanti che erano prenotati, si sono presentati ma al nome del vaccino hanno deciso di andare via. E quindi a quel punto, per non sprecare le dosi, ci hanno detto che non conveniva aprire le fiale per non consumarle tutte». Una scelta avveduta e certamente corretta, vista la mancanza di un adeguato numero di dosi di vaccino, ma per una disavventura che dovrebbe far riflettere, magari, sulle comunicazioni sull'affidabilità delle somministrazioni. «Noi dobbiamo tornare qui tutti domani (oggi, ndr) – conclude Marco -. Sono preoccupato, ma mi fido. Perché appena sarò vaccinato potrò stare con più tranquillità con i miei nipoti. Non c'è motivazione più forte».

PONTE D'ODDI

A proposito di disguidi, da direzione salute della Regione Umbria ha precisato che da martedì 18 a giovedì 20 maggio, nel punto vaccinale di Ponte D’Oddi, a causa di un disguido tecnico si è generata una sovrapposizione delle prenotazioni creando di fatto un overbooking di circa 180 persone al giorno, a seguito del quale si sono verificati alcuni disagi nei tempi di attesa.

Con grande impegno i vari team vaccinali, che si sono avvicendati nei quattro ambulatori, hanno cercato di fronteggiare al meglio la situazione, al fine di garantire il massimo intervento vaccinale in una fase particolarmente delicata nello sviluppo della campagna vaccinale regionale. Nella giornata di ieri sono stati vaccinati tutti i 645 cittadini prenotati. La direzione regionale salute «si scusa per il disagio creato all’utenza». 

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