Foligno, muore d'infarto in una lite: il figlio condannato a 4 anni di carcere

Foligno, muore d'infarto in una lite: il figlio condannato a 4 anni di carcere
di Giovanni Camirri e Michele Milletti
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Martedì 18 Maggio 2021, 06:31

Uccisa dalla tensione. Dallo stress di trovarsi a litigare con il figlio. Il cuore spezzato, in tutti i sensi. È la storia, drammatica, di Ornella Capponi, trovata morta quattro anni fa nella casa che condivideva con il figlio a Fiamenga, frazione alle porte di Foligno. Per la sua morte il figlio Stefano Silvani è stato condannato a quattro anni di reclusione con l'accusa di omicidio preterintenzionale. In primo grado dal tribunale di Spoleto e, nelle ultime ore, dalla Corte d'appello di Perugia che ha confermato la sentenza. «Ne cagionava la morte per scompenso cardio-respiratorio sulla base dello stato anteriore patologico e anche dell'età avanzata, a causa della colluttazione e della condizione di stress ad essa correlato»: questo è quanto hanno stabilito i giudici.

Cadavere nel container dei cocomeri

Il fatto
È il 16 maggio 2017. Silvani (allora 52enne) viene trovato in stato confusionale sulla porta di casa dopo aver chiesto aiuto ai vicini: all'interno il corpo dell'anziana madre, 77 anni, senza vita sotto un letto privo di materasso. I due, secondo quanto ricostruiscono i carabinieri coordinati dal procuratore di Spoleto Alessandro Cannevale e dal sostituto Michela Petrini, da tempo hanno frequenti liti e le indagini per spiegare la morte della donna vanno proprio nella direzione di un ultimo, pesante alterco.
Qualche giorno dopo, l'autopsia stabilirà come la donna sia stata colpita con violenza in più parti del corpo, graffiata, presa a morsi, strattonata e fatta cadere dal figlio e uccisa da uno «scompenso cardio-respiratorio» nel quale hanno agito sicuramente l'età e qualche patologia pregressa, ma soprattutto l'escalation di tensione con il figlio culminata nell'ultima, violentissima lite.


LE CAUSE DEL DECESSO
Insomma, per i medici la «possibilità di uno scompenso» dovuta all'avanzare degli anni si è incrociata drammaticamente - si legge nelle carte dell'inchiesta - «con le numerosissime lesioni contusive» ma anche con «l'azione stressante che ad essa si accompagna».

Quindi in sostanza le lesioni e i traumi provocati dal figlio alla madre hanno avuto una incidenza causale nel decesso di Ornella. La prolungata colluttazione con il figlio ha causato nella madre microlesioni «la cui efficacia lesiva, astrattamente modesta e comunque non certamente mortale in senso proprio» e l'ha esposta «ad uno stress acuto provocato». Per cui Silvani è stato condannato, riconoscendogli comunque un vizio parziale di mente. E nel calcolo della pena, si è tenuto conto «della particolare sofferenza di Ornella Capponi durante e dopo la colluttazione, pena mitigata in ragione del concorso di cause nell'evento morte». La sorella dell'imputato e figlia della vittima si è costituita, attraverso l'avvocato Guido Bacino, parte civile nel procedimento.

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