L'appello delle guide turistiche: «Quasi tutte donne, senza i turisti stranieri perderemo un anno di stipendio»

L'appello delle guide turistiche: «Quasi tutte donne, senza i turisti stranieri perderemo un anno di stipendio»
di Monica Riccio
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Lunedì 22 Giugno 2020, 09:36

Dopo monumenti, luoghi di arte e cultura, e i primi, fondamentali servizi di accoglienza turistica, spesso sono loro il vero biglietto da visita di una città. Sono le guide turistiche: coloro che, in molteplici lingue, accolgono e accompagnano i turisti a conoscere tutto il bello, il buono e il prezioso di una città d'arte. A Orvieto, le guide turistiche sono un gruppo composto da una decina di professioniste, tutte donne, tutte preparatissime, e innamorate della città, ma la situazione è più o meno la stessa in tutta Italia. «Non si può fare questo lavoro se non sei innamorato della città che devi far conoscere», dicono. Tutte o quasi sono praticamente ferme dal 22 febbraio, tutte bloccate perché senza turisti da accompagnare, con l'Italia in lockdown, le città blindate e i monumenti serrati, poco avrebbero potuto fare. E ancora oggi, che la città di Orvieto sta lentamente tornando a far da meta turistica a piccoli gruppi per lo più italiani, loro sono ancora al palo. «Probabilmente – dicono – saremo le ultime a ripartire».
Se ripartiranno. La speranza è che il comparto turistico torni a far da volano per l'economia cittadina ma il loro lavoro è per la maggior parte legato all'arrivo di gruppi, molto spesso stranieri, che al momento ancora latitano. «Molte di noi hanno un contatto diretto con i tour operator – spiegano – è un rapporto di fiducia e di professionalità che abbiamo costruito in anni e anni di lavoro, ora è quasi tutto perduto, dovremo ricominciare da capo».

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Ogni disdetta o cancellazione è un colpo al cuore. «Siamo legate alla ripresa dei viaggi organizzati – dicono – finché non ripartiranno quelli sarà difficile per noi tornare a lavorare». Il loro lavoro è sempre stato legato maggiormente ai movimenti turistici di gruppo: «i periodi in cui lavoriamo di più sono aprile-maggio e settembre-ottobre». Spine nel loro fianco sono poi l'abusivismo che vede «lavorare” guide non autorizzate – le guide hanno una abilitazione a livello regionale - e il “fai-da-te» che entra in gioco laddove non c'è budget per l'utilizzo di una guida. «La guida turistica del posto, non è solo un qualcuno che ti porta in giro e ti mostra monumenti, chiese, luoghi – dicono – è una persona che ti sa trasferire l'amore per la città, per gli angoli meno conosciuti, per la gastronomia, per la storia della città, insomma con noi si è parte di un turismo esperienziale che oggi è fondamentale, altrimenti ci sono i libri per leggere di come e quando è stato costruito questo o quel monumento. Noi diamo molto di più, diamo la sicurezza, l'assistenza, il nostro non è un supporto puramente nozionistico ma un supporto di riferimento umano e professionale». Eppure di loro non parla nessuno, nessuno elabora linee guida nazionali, nessuno ha spiegato loro come interagire con le norme anti-contagio che i luoghi di turismo hanno invece già avviato, nessuno, in definitiva, si è accorto che mancano all'appello, nonostante siano un parte fondamentale dell'indotto turistico di una città. «Vediamo timidi segnali di ripresa – dicono – ma la strada per tornare a lavorare è tutta in salita. Siamo fiduciose e prontissime a collaborare ma nessuno o quasi ci comprende mai quando c'è da mettersi attorno a un tavolo e pianificare strategie e progetti». 
 

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