Coronavirus, pubblicità dei test rapidi per la vendita in ferramenta. Scatta l'indagine

Coronavirus, pubblicità dei test rapidi per la vendita in ferramenta. Scatta l'indagine
di Luca Benedetti
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Sabato 21 Novembre 2020, 12:30

PERUGIA- Un giallo in piena regola. Che ci fa la pubblicità di un test rapido contro il Covid-19 sul profilo Facebook di un negozio che con la medicina non ci azzecca? E che ci fa sul profilo Facebook di diversi negozi in Umbria dove almeno in un caso si trattava di un negozio di ferramenta? E perché quel post si è sciolto come neve al sole? Cioè è durata pochissimo la sua presenza in rete tant’è che se si cerca arriva l’alert che il post è stato rimosso? Possibile che qualcuno sperava di fare affari sporchi quasi alla luce del sole sfruttando l’emergenza sanitaria? E magari giocando con pagine Facebook che si aprono e rimandano alla pubblicità di test rapidi? È successo, un utente del web ha segnalato, si sono mosse le forze dell’ordine, il post è stato rimosso, ma difficilmente finirà così. Gli accertamenti, da quanto risulta, sono ancora in corso.
Perché non è possibile entrare in un qualsiasi negozio e comprare un test rapido e portarselo a casa per verificare se si è entrati in contatto con il virus. A inizio pandemia l’Agcom aveva, addirittura, oscurato profili che pubblicizzavano prodotti come quelli che sono stati pubblicizzati nei negozi finiti nel mirino dei controlli. Da quello che trapela il commerciante che ha messo l’annuncio e poi lo ha ritirato, non aveva ancora fatto alcun tipo di ordine del prodotto annunciato in vendita dal profilo Facebook. Magari si era mosso per buttarsi in una sorta di business e girare i morsi di una crisi che fa male e mette in ginocchio tanti comparti dell’economia regionale. Così potrebbe essere nata l’idea dei testa veloci Per scoprire il virus da vendere in aggiunta ai prodotti della casa. Con una pubblicità leggera a discreta dal profilo Facebook. Certo, è un po’ curioso abbinare mattonelle e scatolette con dentro i reagenti per scoprire se si è positivi o meno, ma non c’è da stupirsi più di tanto.
Ecco perché le mosse delle forze dell’ordine sono state immediate e hanno spento quella possibilità di business qualche ora dopo che era iniziata. Ma c’è anche chi si sarebbe spinto più avanti della promessa di reperire i kit.
COVID HOTEL
«Continuano i sopralluoghi e le valutazioni del sistema regionale sanitario e di protezione civile per selezionare le strutture ricettive disponibili per i Covid Hotel». Sono oltre 30 le strutture potenzialmente utilizzabili, come spiega in un nota l’assessore regionale alla Protezione civile, Enrico Melasecche. L’assistenza sanitaria sarà garantita dai medici di medicina generale, anche tramite l’Usca (Unità speciale di continuità assistenziale), con il supporto dei servizi distrettuali. La permanenza del paziente nella struttura avverrà fino alla dichiarazione di guarigione o di fine isolamento secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Nel caso di Covid positivi dovrà essere garantito il trasporto in condizioni di sicurezza. A oggi i Covid Hotel attivi sono Villa Muzi a Città di Castello, messa a disposizione in comodato d’uso gratuito dalla Diocesi di Città di Castello, con 17 posti potenzialmente disponibili, tre attualmente occupati, e l’hotel Melody a Deruta, con 52 camere disponibili, 11 occupate

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