La rinascita di Venezia, capitale mondiale della sostenibilità

La rinascita di Venezia, capitale mondiale della sostenibilità
di Davide Scalzotto
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 21:31

É diventato un mantra, quasi un brand: «Venezia la più antica città del futuro».

Definizione suggestiva, di conio non recentissimo, ma che tutti - a partire dal sindaco Luigi Brugnaro e dal ministro Renato Brunetta - sfoderano come una spilla da appuntare sul bavero della giacca. Su quella frase Venezia gioca la sfida dei prossimi anni, condotta sotto le insegne del progetto “Venezia capitale mondiale della sostenibilità”, un piano di investimenti per oltre 600 milioni che - si spera - sarà in grado di moltiplicarsi nell’indotto e che va dalla cultura alle infrastrutture. Intendendo, per infrastrutture, anche quel segmento dell’economia immateriale - le nuove tecnologie - che si lega sempre più al concetto di sostenibilità economica e sociale.

ECCELLENZE

Venezia è una città, ma soprattutto un’area metropolitana ampia, dove ci sono università, centri di ricerca, imprese. Dove, a fianco della città distesa in laguna sulle sue isole e costruita nei secoli in nome di quella che Emilio Casalini chiamerebbe “Economia della bellezza”, ci sono aree produttive come Porto Marghera, dove alla “vecchia chimica” si sta sempre più sostituendo quelle nuova, con Eni e Snam che stanno progettando l’energia del futuro, dove si sta sperimentando l’idrogeno. E ancora, un’area metropolitana con una rete di imprese di grandi dimensioni (basti pensare ad Aprilia e San Benedetto per citarne due), ma anche con un tessuto di piccole e medie aziende proiettate in scambi con l’estero. Un Porto commerciale e crocieristico con circa 5mila addetti, il terzo aeroporto più grande d’Italia, le due Università di Ca’ Foscari e Iuav, ma anche un’Accademia di Belle Arti, un Conservatorio, una Università internazionale come la Venice International University: tutte realtà che muovono migliaia di studenti e “city users”.

E poi Fondazioni internazionali, una Biennale polo della cultura tra cinema, arte, architettura, musica, danza e teatro. L’iniezione di soldi e progetti di “Venezia capitale mondiale della sostenibilità” può, nell’idea di politici e categorie, invertire le tendenze negative e accentuare quelle virtuose. Se, come scrive Federico Rampini, negli States il Texas ha “rubato” alla Silicon Valley lo scettro di territorio dell’innovazione, salendo di 4 milioni di abitanti nel decennio 2010-2020 grazie a un regime fiscale favorevole (che, ad esempio, non prevede addizionale Irpef locale e che ha convinto masse di innovatori a spostarsi proprio dalla California), Venezia e la sua area metropolitana sanno che non basta mettere in campo solo i 600 milioni di finanziamenti. La scommessa riguarda anche qui gli incentivi. Ad esempio, il riconoscimento della Zona economica speciale (Zes) e della Zona logistica speciale (Zls) vede coinvolte istituzioni locali e associazioni di categoria, come la locale Confindustria: il presidente Vincenzo Marinese ne ha fatto il senso del suo mandato. La Zes, secondo il progetto redatto da Ernst&Young per Confindustria Venezia-Rovigo, genererebbe 26.600 posti di lavoro e investimenti pari a 2,4 miliardi. Il piano strategico della Regione Veneto, elaborato su questo studio, prevede un aumento del Pil regionale del 15% e 177mila posti di lavoro in più. C’è chi parla di “nuovo Rinascimento”. E non a caso. Il mix di intraprendenza, capitali e legame con il territorio aveva già fatto di Venezia il “cuore” europeo e - allora - mondiale dell’innovazione. Era successo appunto nell’era dell’Umanesimo e del Rinascimento, quando la Serenissima non era solo una potenza militare e commerciale, ma anche delle arti, della scienza, della tecnica, dell’impresa. Il progetto “Capitale mondiale della sostenibilità” si snoda proprio su innovazione, competitività, e turismo, transizione tecnologica, istruzione e ricerca, inclusione, coesione sociale, salute. Le cifre: 433,27 milioni per infrastrutture, ai quali si aggiungono i 169,5 milioni affidati alla Biennale per la riqualificazione di una cospicua parte dell’Arsenale. La sostenibilità è ciò che “tutto tiene”: Venezia, spopolata per fuga di residenti, presa a morsi da un turismo incontrollato, esposta alla minaccia dei cambiamenti climatici, alle prese con il problema delle bonifiche dopo decenni di uso indiscriminato della laguna e delle sue risorse, rappresenta benissimo il simbolo della voglia di “sostenibilità”. Non solo ne accetta la sfida, ma la lancia. 

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