Undicesimo comandamento: non inquinare. E il Vaticano si converte al CO2 zero

Undicesimo comandamento: non inquinare. E il Vaticano si converte al CO2 zero
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 15 Dicembre 2021, 12:50 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 11:11

Transizione green, investimenti etici, utilizzo dei criteri internazionali. A cinque anni dalla pubblicazione della Laudato Sì, la prima enciclica sociale dedicata alla questione climatica, anche la Chiesa nella sua dimensione globale si è decisamente avviata sul binario della sostenibilità, introiettando i parametri contenuti nel testo magisteriale più rivoluzionario degli ultimi decenni, la cui portata storica è equiparabile alla Rerum Novarum di Leone XIII.

Papa Francesco non si stanca di ripetere che il cammino che ci aspetta è lungo e forse pure lento ma inevitabile. Per salvare il pianeta serve cambiare mentalità e, parallelamente, avviare un processo sistemico radicale. Intanto diversi passi in avanti sono stati fatti dal Vaticano così come dalle varie Chiese locali. Una delle idee più innovative maturate in seno all’ultima settimana sociale dei cattolici tenutasi a Taranto è di rendere le 25mila parrocchie italiane, comprese quelle più piccoline e sperdute, C02 neutral ed eco-sostenibili. In pratica i vescovi italiani incoraggiano le comunità locali – chiese, oratori, scuole, asili – disseminati sul territorio, a rendersi “prosumer”, cioè produttrici di energia e nello stesso tempo consumatrici, attraverso l’adozione di strumenti energetici a basso impatto con l’utilizzo di pannelli fotovoltaici o altri sistemi in grado di fornire energia. Essere “prosumer” significa che l’eventuale energia in eccesso potrà essere o venduta o donata alle famiglie bisognose.

IL MODELLO

A marciare spedito sulla strada della transizione anche per diventare un modello mondiale è lo Stato della Città del Vaticano. Lì la transizione ambientale – su un territorio di appena 44 chilometri quadrati – sta portando a un’economia circolare, caposaldo concettuale della Laudato Sì. Dall’anno scorso è attiva la piattaforma informatica che gestisce il centro di rifiuti al Torrione di San Giovanni, sulla sommità del colle vaticano. Nel mese di luglio del 2019 era stato emanato un Decreto del Presidente del Governatorato dello Stato Pontificio con il nuovo Regolamento sui rifiuti che si prefigge l’obiettivo di una gestione corretta ed ecologica. I rifiuti vengono trattati come una risorsa e non più come uno scarto.

A questo rinnovamento si è aggiunto quello riguardante il Servizio Giardini dove un software chiamato CCR-plus è utile al calcolo delle tariffe elettriche e del gas e a gestire le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici. La strategia d’Oltretevere, ha spiegato il Papa, si sta muovendo su due piani. Da una parte c’è il coinvolgimento delle strutture interne a ridurre a zero le emissioni nette entro il 2050, esattamente come viene richiesto dagli accordi internazionali, dall’altra parte ad abbracciare quella che Bergoglio definisce l’ecologia integrale, concetto molto sfaccettato che riguarda ogni aspetto della vita umana poiché nulla è scollegato.

Le nuove politiche ambientali hanno portato l’introduzione di impianti fotovoltaici e di solar-cooling, la riqualificazione delle centrali termiche, dei sistemi di termoregolazione per controllare le emissioni inquinanti. Nello stesso tempo è in corso il progressivo rinnovamento del parco automobilistico con auto a trazione elettrica o ibrida. Infine, il capitolo della raccolta differenziata dei rifiuti urbani (dal 42% di differenziazione nel 2016, al 65% nel 2020) e quello dei Giardini Vaticani dove la chimica ha lasciato spazio alla biodiversità e all’impiego di prodotti di origine naturale e di concimi di origine organica. Il governatore vaticano, monsignor Fernando Vergez un po’ di tempo fa ha elencato i progressi fatti a cominciare dall’impianto «a raffreddamento solare» per convertire l’energia solare in energia termica e frigorifera da usare per la climatizzazione della mensa di servizio nel periodo estivo. Un altro capitolo sul quale il Vaticano ha adottato un cambio di marcia è l’illuminazione a led, con sensori crepuscolari di illuminazione e di presenza di ultima generazione, che regolano l’intensità in base al variare della luce naturale. Dalla volta della Cappella Sistina alla basilica vaticana, a Santa Maria Maggiore, permettono di ridurre del 60 per cento i costi energetici e le emissioni di gas serra, tutelando maggiormente gli affreschi. La domotica ha poi portato sistemi interni a disattivare l’illuminazione al termine della giornata lavorativa. In questi giorni è assai significativo il passaggio annunciato dalla Pontificia Università Salesiana, il primo ateneo pontificio che nel mondo ha avviato un piano energetico sull’intero campus con un sistema di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia pulita che sostituirà le attuali 6 centrali termiche. Il progetto farà risparmiare all’ambiente 230 tonnellate di emissioni di CO2 all’anno, che corrispondono alla piantumazione di 580 nuovi alberi. In parallelo sono previste la riduzione dell’uso della plastica e della documentazione cartacea e l’installazione di postazioni per la ricarica dei veicoli elettrici. La portata di questo progetto equivale a un bosco di 4mila alberi, grande come l’isola di Ventotene. Tutti questi progetti hanno però bisogno di un passaggio fondamentale: la conversione dei cuori. «Ognuno di noi – ha spiegato don Renzo Barduca, amministratore del campus – è chiamato a realizzare l’ecologia della vita quotidiana e a contagiare con una nuova mentalità l’ambiente in cui viviamo».

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