Sui social l'Avvocato dell'Atomo difende il nucleare. Il fisico Luca Romano: «Dopo Chernobyl clamorosi errori»

Sui social l'Avvocato dell'Atomo difende il nucleare. Il fisico Luca Romano: «Dopo Chernobyl clamorosi errori»
di Simone Zivillica
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Dicembre 2022, 14:55 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 10:12

Le fonti di energia rinnovabili, è sempre più evidente, non bastano a superare gli effetti scatenati dalla guerra russo-ucraina e, nonostante lo sforzo delle principali società italiane, non abbiamo ancora la tecnologia adatta ad accumulare tutta l’energia di cui abbiamo bisogno, ammesso e non concesso di riuscire a produrla tutta da eolico e solare.

Il nucleare resta ancora tabù e, sebbene la ricerca si sia rimessa in moto, la discussione pubblica, tolte le minacce di guerra ovviamente, invece non ha ancora conquistato il centro del dibattito nonostante l’importanza dell’argomento. A portare l’energia prodotta da fissione o fusione al centro della comunicazione - ben prima dell’incredibile annuncio dagli Usa di metà dicembre - e in un modo assolutamente nuovo fuori dalle accademie, ci ha pensato l’Avvocato dell’Atomo, al secolo Luca Romano, fisico teorico, 34 anni, che durante il primo lockdown ha creato un canale a più voci di divulgazione scientifica pro-nucleare a mezzo social. Il progetto ora conta diversi partecipanti, tutti under 35 e con specializzazioni differenti, dalla fisica nucleare alla comunicazione della scienza. Il tono è scanzonato, anche se le fonti sono ufficiali e documentate e sui social da Facebook a TikTok la risposta è stata entusiasta con migliaia di follower. Non solo: per Fazi Editore, il progetto è diventato anche un libro di divulgazione.

Romano, che ruolo hanno i social, TikTok su tutti, per l’Avvocato dell’Atomo?

«I social oggi stanno praticamente sostituendo la tv per una buona fetta di popolazione. La tv ha abdicato da anni al suo ruolo educativo e informativo, e quindi per me è positivo che i giovani le preferiscano i nuovi media. Su canali Twitch come quello di Ivan Grieco si sono fatti confronti politici molto più costruttivi che in qualunque talk-show da prima serata. Su YouTube, TikTok e Facebook personaggi come Dario Bressanini, Giacomo Moro Mauretto e il collettivo “Chi ha paura del buio?” fanno divulgazione scientifica come in tv non se ne vede da anni. È semplicemente una questione di domanda e offerta: il palinsesto televisivo è tuttora pensato per un pubblico anziano, e i giovani di conseguenza si creano i loro spazi».

Ma perché l’Atomo ha bisogno di un avvocato?

«Perché attualmente è vittima di un colossale “errore giudiziario”, dovuto innanzitutto al fatto che il processo si celebra sui giornali invece che nei luoghi che sarebbero deputati allo scopo - che nel caso dell’atomo non sono i tribunali, ma le pubblicazioni scientifiche».

Gli Stati Uniti hanno annunciato di aver effettuato per la prima volta una fusione nucleare con aumento netto di energia.

«Dobbiamo studiare gli atti dell’esperimento, è una notizia storica ma relazionata ai bisogni energetici va presa con le dovute considerazioni tecniche.

Possiamo dire che si tratta di un risultato straordinario dal punto di vista scientifico, ma che, almeno fino a prova contraria, ancora non ci avvicina ad applicazioni tecnologiche per la produzione di energia. Soprattutto perché la fusione a confinamento inerziale è caratterizzata dal rilasciare l’energia in pochissimo tempo e con una bassa efficienza a monte del sistema di laser che la innesca. Il recupero dell’energia dal plasma è molto complicato e non adatto ad una conversione in elettricità. Resta comunque un risultato importantissimo per la ricerca, sia chiaro».

Che Italia ed Europa avremmo oggi sotto il profilo energetico, e quindi ambientale, se non ci fosse stato il disastro di Chernobyl, dove voi affermate che “a un sacco di gente è preso un attacco di darwinite”?

«La storia non si fa con i “se”, e il nucleare era già sotto attacco da prima di Chernobyl, ma sicuramente saremmo molto più avanti nel processo di decarbonizzazione e vi sarebbe molta meno polemica intorno a questa tecnologia. “Darwinite” è un neologismo nato su internet e ispirato ai Darwin awards, che descrive un’ipotetica malattia che causa un’infiammazione del gene della selezione naturale, cosa che porta il paziente ad agire in senso completamente contrario a quanto l’istinto di conservazione suggerirebbe. Nel caso di Chernobyl, furono commessi una serie di errori uno in fila all’altro, dove ogni tentativo di rimediare si trasformava in un problema più grosso: nonostante questo, gli operatori continuarono a cercare di portare a termine il test di sicurezza previsto, contro ogni buon senso».

Il presidente di Legambiente è un ingegnere ambientale, mentre il direttore di Greenpeace Italia è un fisico. Verrebbe da pensare che il movimento dell’ambientalismo, internazionale così come italiano, sia schierato su posizioni pro-nucleare. Invece no.

«Purtroppo, l’unica eccezione sono i Verdi finlandesi. La gran parte dei movimenti ambientalisti internazionali sono contro il nucleare, dagli anni ‘70 in avanti. In parte è un’eredità della guerra fredda e dell’attivismo contro la proliferazione militare, per cui ancora oggi si associa il nucleare civile a quello militare, cosa che non è vera né lo è mai stata. In parte hanno contribuito infiltrazioni di interessi petroliferi nell’ambientalismo: diverse associazioni hanno ricevuto finanziamenti da multinazionali dell’Oil&Gas per le loro campagne contro il nucleare. Nel caso italiano, a tutto questo si aggiunge il fatto che la battaglia contro il nucleare è stata l’unica “vittoria” dei movimenti ambientalisti e ormai è una questione identitaria».

Non pensate che l’implementazione dell’energia nucleare richieda protocolli, professionalità e rispetto per processi e autorità che forse in Italia mancano?

«In Italia ci sono già quasi 100 imprese che lavorano nel nucleare, facendo componenti, ricerca e sviluppo e molto altro, tutto ovviamente per il mercato estero. In Italia operano quattro reattori nucleari per la ricerca e la produzione di radiofarmaci, e persino queste macchine molto piccole sono regolarmente ispezionate dagli enti di controllo internazionale. Il nucleare è la tecnologia più controllata al mondo e anche le competenze sono certificate in continuazione. Possibile che economie in via di sviluppo riescano a gestire un’industria nucleare e l’Italia, membro del G7, non ci riesca?». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA