Max Pezzali: «E' un Natale su zoom, regalate webcam e cuffie»

Max Pezzali
Max Pezzali
di Michele Boroni
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Mercoledì 16 Dicembre 2020, 15:09 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 16:33

Max Pezzali non è solo il cantante che da 30 anni compone e canta canzoni, che ci ha accompagnato raccontando sogni e storie di vita quotidiana amati da tutti, ma Pezzali è anche una persona estremamente curiosa di tutto quello che gli gira attorno. Tra le sue varie passioni ci sono la tecnologia e i gadget tech: non è un semplice consumatore, ma un profondo conoscitore delle innovazioni. Il Pezzali esperto e acuto osservatore del mondo tech racconta quali sono le tendenze in atto e suggerisce qualche idea per i prossimi regali.

Qual è oggi il suo rapporto con la tecnologia?

 «Oggi nel mondo della musica il rapporto con la tecnologia è imprescindibile. Questo ti permette di lavorare sempre più da casa, come avveniva già prima del lockdown. Più uno riesce a fare da solo a casa sua, meno tempo e denaro deve investire in sperimentazioni da studio di registrazione. Quindi il cosiddetto “home studio” si è sempre più avvicinato al risultato di qualità finale dello studio di registrazione di dieci anni fa».

Si definisce ancora un geek?

«Assolutamente sì. Essere geek per me significa cercare piccole sfide tech nella quotidianità con lo spirito del pioniere. Al geek piace la tecnologia per pochi, quando poi diventa di dominio pubblico non è più interessante».

Il suo ultimo disco si intitola “Qualcosa di nuovo”. La canzone e l’album riguardano la vita personale, ma traslando il concetto sulla sfera tecnologica, c’è qualcosa di nuovo che la entusiasma?

«Oggi la tecnologia che mi affascina è quella legata alle missioni di SpaceX.

Non è alla portata di tutti, però quando vedo i razzi che tornano a terra all’unisono su piattaforme diverse o gli astronauti che controllano da un tablet l’aggancio alla stazione spaziale, rimango senza parole per la sofisticatezza e, allo stesso tempo, la semplicità. Questa è vera innovazione».

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 E per quanto riguarda tecnologie più alla portata di tutti?

«Sono interessato all’applicazione degli algoritmi di intelligenza artificiale e del machine learning alle immagini. Ad esempio, gli smartphone di ultima generazione utilizzano l’intelligenza artificiale per il “night mode”, ovvero la capacità di leggere la luce anche dove non c’è».

C’è invece un campo in cui la tecnologia non si sta innovando come dovrebbe?

«Sì, e purtroppo riguarda un settore che mi sta molto a cuore come la riproduzione del suono. L’industria sta andando verso l’eliminazione del jack audio da tutti i dispositivi, ma di fatto io lavoravo meglio con un iPad di vecchia generazione con l’uscita per le cuffie, dove quindi non c’era quella latenza che il wireless via bluetooth continua ad avere. Non si può suonare e cantare ed avere un ritardo. Quindi il cosiddetto true wireless per chi fa musica è un passo indietro dal punto di vista qualitativo rispetto alla tecnologia cablata che si usava fino a qualche anno fa».

Perché secondo lei c’è questo ritardo?

«Il problema secondo me dipende molto dalla domanda e dagli utenti: chi produce tecnologie ha capito che alla gente non frega più di tanto della qualità dell’audio, l’importante è che abbia dei bassi potenti e alti forti. Purtroppo oggi esistono cuffie da oltre 600 euro che suonano peggio di cuffie da 150 euro di 10 anni fa».

In questi mesi di lockdown si è avuto una accelerazione del processo di digitalizzazione degli italiani: pensa che sarà una fase che si sgonfierà o continuerà anche una volta passata la pandemia?

«Io credo che sia un processo irreversibile. Prendiamo ad esempio il campo lavorativo: le aziende si sono rese conto che lo smart working funziona sia a livello di produttività sia per la riduzione dei costi. L’esperimento forzato ha funzionato, perciò credo che continuerà. Anche sul lato dell’intrattenimento le piattaforme di streaming continueranno a crescere anche quando riapriranno i cinema, e le nuove uscite di film probabilmente potranno essere viste sia in sala sia da casa».

 Al di là dell’uso che ne fa, la tecnologia è anche oggetto di regali?

«Sì, assolutamente. Mi piace regalarla, perché amo condividere con le persone a cui voglio bene le piccole grandi gioie da geek».

Quali saranno secondo lei i doni che andranno di più in ambito tech?

«In generale credo che i regali saranno sopratutto quelli utili, ad esempio legati alla vita al tempo delle riunioni a distanza. Quindi i vari stand per alzare il computer durante i meeting su Zoom per avere sempre un’immagine perfetta, con la giusta angolazione. E poi i supporti di illuminazione, buone webcam e gli strumenti per migliorare anche la qualità dell’audio, quindi cuffie con microfoni integrati rigorosamente cablate. Io mi muoverò all’interno di questo ambito».

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