La domotica ci rema contro. È un kit di diodi, microchip, fusibilini, accrocchi, basta un fulmine, un fulminino un giovedì notte e non ti si aprono più le serrande, in camera hai 46 gradi, e nel forno ti s’è accesa Radio Kiss Kiss. La domotica è bella a parole, come l’amore: faremo, diremo, ma poi c’è sempre un fulmine un giovedì notte e non funziona più nulla. Io ho 55 anni e in casa ho la domotica manuale. Dovrei brevettarla. È un pulsantone che spegne tutto il primo piano con sotto un altro pulsantone che spegne il pian terreno. Se tu lettore, hai un terzo piano, ti fai mettere un altro pulsantone e spegne anche quello. È una domotica di provincia, è la domotica “nokia”, “startac”, dove il telefonino ti facilitava la vita senza complicartela. È – per ritornare al parallelo amoroso – l’amore della scuola elementare, quello che ti fa dividere la merendina alle 10 e 30 ma che poi non implica altre grandi avventure che poi, nel 65% dei casi, le grandi avventure in amore finiscono sovente a schifio.
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La domotica complicata è invece una grande avventura. È come quando a noi 55enni ci dicono: «Mandamelo su WeTransfer», «ci vediamo su Meet», per noi 55enni nativi manuali e senza aggiornamento IOS, equivale ad una battuta che ci fa ridere amaro. Icchellè Meet? Come lo trovo, dove lo trovo, perché lo trovo? Hanno inventato Siri ma Siri – quando riesci a trovarla sul telefonino – è una figuretta malefica. Si presenta ma si assenta qualora tu le chiedessi: installami Meet. Fa la gnorri, fa finta di non capire, ovvio che poi la offendi e lei ti risponde «non è un linguaggio consono». Hanno inventato tutto ma hanno lasciato per noi – 55enni dal wifi timido – il libretto delle istruzioni a metà, il libretto da interpretazione: Salvatore Aranzulla non esiste, è l’ultima volontà di Walt Disney, un personaggio a metà strada tra Pico della Mirandola quando spiega e Paperino quando noi del 1965 tentiamo di mettere in atto le sue spiegazioni.
Io, per capirsi ancora meglio, ho una stampante, chi non ce l’ha, ma la mia non è collegata col wifi, nessun 55enne che io conosca ci è mai riuscito a collegare la stampante col wifi, ho il cavo! Corto, ma cavo. La stampante col cavo è segno anche di immutata virilità, nessun fighettismo tecnologico, si va coi’ccavo. Quando accendo la stampante c’è sempre una spia gialla dentro un triangolino che s’illumina, sempre. Ho provato a chiedere a Aranzulla che cosa sia, lui sostiene che è il simbolo di un dio laico, si accende su tutti i dispositivi di coloro che intorno ai 55 anni almeno una volta all’anno pensano: che bello quando tutto lo sforzo che dovevi fare era cercare nei jeans un gettone di rame per la cabina telefonica.
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