ChatGBT compagna di studi: inadeguata a scrivere una tesi ma può essere di supporto nelle ricerche. E alcune università la vietano

L'AI sconvolge gli atenei mondiali. Bisogna insegnare agli studenti come impadronirsi di questa tecnologia nella consapevolezza dei suoi limiti e potenzialità

ChatGBT compagna di studi: inadeguata a scrivere una tesi ma può essere di supporto nelle ricerche. E alcune università la vietano
di Andrea Boscaro
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Mercoledì 15 Marzo 2023, 12:04 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 07:46

Umberto Eco, che della Rete non aveva un’opinione molto indulgente, sosteneva che i computer sarebbero serviti a poco se fossero stati strumenti intelligenti in mano a persone stupide: piuttosto si sarebbero rivelati utili se fossero stati dispositivi stupidi in mano a persone intelligenti.

Sostituendo computer con Intelligenza Artificiale, il suo pensiero risulta perfettamente calzante anche oggi: far scrivere un elaborato o una parte della tesi a ChatGPT non solo espone ai rischi della banalizzazione della comunicazione e dell’inaffidabilità del testo, ma può risultare vietato, man mano che le istituzioni formative definiscono in questi mesi le proprie politiche. Non tutte lo stanno facendo con la stessa celerità: e mentre a Scienze giuridiche di Firenze ci sono i primi casi sospetti di tesi scritte con l’AI, SciencesPo a Parigi l’ha già vietata. Così vi è attesa che i principali software usati per contrastare il plagio, come Turnitin, si aggiornino per identificare i testi creati con strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale. Del resto, OpenAI richiede, a chi usa il bot, di dichiararne l’impiego e sta sviluppando un modo efficace per contrassegnare i contenuti prodotti con ChatGPT per permettere agli strumenti di detection di contrastare gli abusi, soprattutto in ambito educativo. Il mondo della scuola e dell’università, a questo proposito, ha accolto in modo disomogeneo l’avvento dell’Intelligenza Artificiale: del resto, la rivelazione di un docente di Wharton secondo la quale il bot avrebbe superato un suo esame post-lauream è di poco seguita alla decisione, da parte di alcuni istituti newyorchesi, di vietarlo in classe. A Milano invece, presso i licei Parini e Leonardo, sono in corso sperimentazioni guidate dagli insegnanti: gli adulti infatti non sono solo necessari sul piano didattico, ma anche sul piano legale dato che OpenAI richiede la maggior età per servirsi dei suoi strumenti oltre che una certa conoscenza della materia per accorgersi della qualità dei suoi risultati.

IL PUNTO DI PARTENZA

 Diversamente da una calcolatrice che, nel dare un risultato, parte dalle regole con cui è stata programmata, ChatGPT infatti parte dalle informazioni con cui è stata addestrata per correlarle statisticamente. Inadeguata dunque per realizzare una tesi di laurea, può essere però di grande aiuto per molteplici attività di supporto: reperire informazioni, tradurre testi, riassumerli rappresentano compiti senza valore aggiunto che l’Intelligenza Artificiale può contribuire a rendere più efficienti anche allo studente più meticoloso.

Del resto, se le bibliografie erano un tempo frutto di lunghe ricerche in archivio fra schedari polverosi, l’informatizzazione degli istituti, la digitalizzazione di documenti e immagini e, da ultimo, l’introduzione di Google Scholar hanno radicalmente accelerato i tempi e, di conseguenza, creato le condizioni per dedicare più attenzione alla pubblicazione di un pensiero originale e approfondito. La dicitura «siamo nani sulle spalle di giganti» che campeggia sulla homepage di Google Scholar pare essere calzante anche per ChatGPT: si tratta di una tecnologia sorprendente perché ha alla base secoli di cultura, non solo anni di addestramento. Google aveva costituito un passo avanti ineludibile per studenti e ricercatori non solo con Scholar, ma anche con Dataset Search, il motore di ricerca di grafici, set di dati e informazioni che, accanto a portali tematici come Wolphram Alpha, fa impallidire per la sua vastità e immediatezza. Anche su questo fronte, l’Intelligenza Artificiale Generativa può però rappresentare un salto di qualità: Whisper, il software speech-to-text di OpenAI, integrato come Estensione del browser o in applicazioni specifiche, genera trascrizioni e riassunti di audio e video. Infine, soprattutto in facoltà economiche o scientifiche, l’Estensione di ChatGPT in Google Sheets – in attesa di vedere l’integrazione nativa in Excel – permette di accedere a funzioni di completamento di set di dati in grado di normalizzarli, elaborarli, addirittura completarli attingendo a informazioni presenti online.

IL RUOLO DI AIUTO

 Più che farsi sostituire da ChatGPT dunque, l’Intelligenza Artificiale è d’aiuto a chi, per studio o per lavoro, deve creare un elaborato supportandone la creatività e, di riflesso, impartendo una lezione di etica dell’informazione: non è infatti avvalendosi della tecnologia in modo improprio e, in alcuni casi, illegale che si può apprendere a usare uno strumento che è destinato, nelle sue diverse forme, a diventare un compagno di lavoro inseparabile negli anni che verranno. Al contrario, rivelare in modo trasparente quali prompt – modalità codificate con cui è possibile formulare le domande a Chat GPT – siano stati usati può essere un modo innovativo e intelligente di arricchire la bibliografia come, qualche anno fa, è stato opportuno e necessario aggiungere la sitografia. Se Internet è stata la risposta che la generazione dei Millennial ha dato alla complessità del mondo reso più piccolo dalla globalizzazione, non vi è alcun dubbio che l’Intelligenza Artificiale sarà il banco di prova per affrontare un contesto profondamente cambiato e connotato da tanti segnali di crisi. Un uso intelligente e responsabile anziché una rinuncia dettata da una lettura superficiale e ideologica può nascere proprio a partire dall’istruzione e dalla formazione così da permettere agli studenti di impadronirsi di questa tecnologia nella consapevolezza dei suoi limiti e delle sue potenzialità. 

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