Decoder traduce in parole i segnali del cervello grazie all'intelligenza artificiale: potra aiutare i malati di Parkinson e Sla

3 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Aprile 2019, 19:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 18:03

I segnali del cervello tradotti grazie a un decoder basato sull'Intelligenza Artificiale. Per gli stessi autori della ricerca è una «prova di principio», che costituisce il primo passo verso interfacce cervello-macchina che restituiscano la capacità di parlare a persone che non possono più farlo a causa di incidenti o malattie neurodegenerative, come Parkinson e Sla.

LEGGI ANCHE: Intelligenza artificiale, Commissione Ue presenta le linee guida etiche
LEGGI ANCHE: Luca Parmitano: «Di nuovo nello spazio alla ricerca di un vocabolario per condividere le emozioni con i "terrestri"»

Descritto sulla rivista Nature, il dispositivo è stato sviluppato dal gruppo dell'università della California a San Francisco coordinato da Edward Chang. «Questa ricerca è una dimostrazione che in futuro saremo in grado di creare strumenti che tradurranno il pensiero in azioni come la parola» ha detto all'Ansa Carlo Miniussi, direttore del Centro Mente Cervello (Cimec), dell'università di Trento a Rovereto.



Il risultato, «in linea con altri simili ottenuti anche in Italia, mostra - ha aggiunto - che ci sono delle chiare prospettive per la costruzione di neuro protesi che possano migliorare la nostra esistenza, non solo quando siamo affetti da una patologia che compromette la nostra capacità di parlare, ma anche per controllare arti robotici».

 


La tecnologia riproduce virtualmente gli organi coinvolti nel linguaggio, come labbra, mandibola, lingua, e laringe e traduce in parole i segnali cerebrali correlati ai movimenti di questi tratti. Lo fa grazie a un precedente risultato dello stesso gruppo, che aveva individuato i centri nella corteccia del cervello umano che controllano questi organi.

«Abbiamo pensato che se questi centri del linguaggio nel cervello codificano i movimenti piuttosto che i suoni, avremmo dovuto provare a fare lo stesso, decodificando questi segnali» ha osservato il primo autore, Gopala Anumanchipalli. Per mettere a punto il dispositivo ricercatori hanno registrato l'attività delle aree della corteccia del cervello di cinque volontari che parlavano ad alta voce.

Quindi hanno analizzato i segnali cerebrali che controllano i movimenti degli organi coinvolti nel linguaggio e il sistema basato sull'intelligenza artificiale li ha convertiti in suoni e parole grazie a un sintetizzatore. Nei test il sistema è riuscito ad articolare 101 frasi e i volontari che le ascoltavano sono riusciti a identificarle e a trascriverle. Il sistema è più promettente rispetto ai sintetizzatori vocali attuali, che utilizzano i movimenti della testa o degli occhi per controllare il cursore di un computer che seleziona le lettere in modo da compilare una parola.

Questi processi infatti sono molto più lenti del normale ritmo del linguaggio umano.

Tuttavia per riuscire a utilizzare il decoder nel quotidiano bisogna superare ancora molto sfide. «Ci vorranno ancora molti anni per tradurre questa ricerca, per ora svolta in laboratorio, alla vita quotidiana, ma - ha concluso Miniussi - sicuramente siamo sulla buona strada, perché stiamo facendo dei progressi importanti nella ricostruzione e decodifica del parlato partendo da dati registrati dalla superficie del cervello».

© RIPRODUZIONE RISERVATA