Valentino, la bella favola del Dottore
lo davano per finito, ora sogna il Mondiale

Valentino, la bella favola del Dottore lo davano per finito, ora sogna il Mondiale
di Giorgio Ursicino
3 Minuti di Lettura
Martedì 6 Maggio 2014, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 10:15
ROMA - Entrare nella storia non lo attira. Lo ha gi fatto a suo tempo. Vincendo un numero di gare nella classe regina come nessuno mai e andando addirittura a insidiare i record di Giacomo Agostini che sembravano figli di un’altra era. Ma i fenomeni, si sa, ragionano a modo loro e amano sfidare se stessi, intravedendo spesso strade che agli altri sembrano mulattiere. Valentino Rossi questo diabolico gioco lo ha fatto più volte, miscelando audacia ed incoscienza ha centrato il bersaglio dove gli altri nemmeno avrebbero sparato. Mitica è diventata la scelta un po’ folle alla fine del 2003 di abbandonare l’invincibile Honda per la scalcinata (allora) Yamaha.



SCELTE SBAGLIATE

Tutti ricordano come è andata, con la vittoria alla prima gara in Sudafrica e il titolo alla prima stagione. Ma gli anni passano e il tempo dei miracoli per il Dottore di Tavullia sembrava definitivamente tramontato. Prima la brutta caduta al Mugello (Vale spingeva per contrastare il compagno di squadra sempre più esuberante), poi il rifiuto di correre nello stesso team di Lorenzo senza lo status di prima guida. Scelte sbagliate. La Ducati ereditata da Stoner era inguidabile, tante gare anonime e tante delusioni, senza mai graffiare. Per risorgere le ha provate tutte, con amici e meno amici che, anche solo con lo sguardo, lo invitavano a lasciare: perché uno che non perdeva mai doveva accontentarsi di non vincere più.



L’ADDIO A BURGESS

Che non avrebbe più vinto (almeno un Campionato) era convinto il suo papà motociclistico Jeremy Burgess che lo aveva accompagnato dallo sbarco in 500. L’australiano lo ha detto a Vale e Vale lo ha mandato in pensione. Anche nella granitica fiducia del vero papà Graziano iniziavano a comparire le prime crepe, ma da vecchio pilota non lo ha mai consigliato. Lo scorso anno un ultimo disperato tentativo di ritorno al futuro: rientrare in Yamaha a fianco di Jorge, fare quello che non aveva voluto fare tre anni prima, l’indiretta ammissione di aver sbagliato. Ma anche in questo caso le ambizioni e le speranze si sono scontrate con la realtà: 34 anni non sono 24 e tre spagnoli indemoniati (Marquez, Lorenzo e Pedrosa) che lo tenevano già dal podio. La vittoria ad Assen sembrava il canto del cigno. Prestigiosa sì, ma arrivata perché altri erano in infermeria.



Le scuse sembravano finite, anche con una moto da titolo era difficile entrare fra i primi tre. Poco sicuro, lento in partenza, troppo cauto nei primi giri. Come un vecchietto. Certo un bravo vecchietto. A credere che non fosse finita era rimasto solo lui e nell’inverno ha cambiato a fondo per provarci di nuovo, sfidando l’evidenza. La prima battaglia l’ha vinta, ora resta quella più difficile: il sogno di tornare Campione a 35 anni dopo un digiuno di 5.



Azzerato il distacco con la clessidra, Vale è di nuovo in grado di lottare con i tre moschettieri: spinge, ha fiducia, duella. Appare in grado di interpretare le gomme dure meglio di Lorenzo. Già in Qatar aveva chiuso alle spalle di Marquez, ma Jorge si era sdraiato. A Jerez si è superato 2 o 3 volte con Marc ma, soprattutto, ha tenuto dietro con autorità Pedrosa e Lorenzo (arrabbiatissimo). Fra lui e il sogno del titolo è rimasto solo l’Everest Marc, ma anche di fronte al giovane gigante Vale non sembra disposto ad arrendersi: «È fortissimo. Ma prima o poi lo prendo...».
© RIPRODUZIONE RISERVATA