Olimpiadi, Monti dice no a Roma 2020:
«Non rischiamo i soldi degli italiani»

Gianni Alemanno
Gianni Alemanno
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Martedì 14 Febbraio 2012, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 15:54
ROMA - Niente Olimpiadi a Roma nel 2020. Monti ci ha detto no ha detto con atteggiamento estremamente deluso il sindaco Gianni Alemanno, lasciando Palazzo Chigi dopo aver incontrato il premier per parlare della candidatura della capitale ai giochi del 2020.



Le reazioni politiche. Il no di Monti alle Olimpiadi di Roma divide la maggioranza e, per una volta, fa segnare il plauso della Lega ad una decisione del governo dei tecnici. Un apprezzamento scandito nei modi e con le perifrasi tipiche del Carroccio che si rallegra per il no al «magna-magna» romano e all'Olimpiade degli "sprechi". La difficile presa di posizione del governo spacca invece la maggioranza, con il Pdl molto irritato e compatto a fianco del sindaco Alemanno, mentre Pd e Terzo Polo si schierano a difesa della responsabilità e della serietà della decisione assunta dal premier.



Monti: le Olimpiadi potrebbero mettere a rischio i soldi dei contribuenti. «Non ci sentiamo di prendere un impegno finanziario che potrebbe gravare in misura imprevedibile sull'Italia nei prossimi anni» ha spiegato il premier, sottolineando che in una situazione di difficoltà per il Paese il governo non pensa «sarebbe coerente impegnare l'Italia» in una operazione che «potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuenti».



«Irresponsabile dire sì». «Le turbolenze finanziarie, quello che accade in Grecia, non consentono di prescindere da questa situazione, se vogliamo che non vengano messi a rischio i benefici conseguiti con i sacrifici richiesti ai cittadini - ha detto Monti - Il governo non ritiene che sarebbe responsabile, nelle attuali condizioni dell'Italia, assumere questo impegno di garanzia dei costi delle OlimpiadiTante volte in passato sono state prese, da governi di ogni segno, decisioni senza avere troppo riguardo per le conseguenze finanziarie. Noi non vogliamo che chi governerà l'Italia nei prossimi anni si trovi in una situazione di difficoltà. Non vogliamo che il Paese, anche per una percezione che potrebbe essere giudicata non prudente ove si assumesse un impegno di questo tipo, non vogliamo che la percezione che faticosamente stiamo cercando di dare dell'Italia negli ambienti internazionali, nell'Unione europea e nei mercati possa essere compromessa da improvvisi dubbi, magari alimentati dai concorrenti dell'Italia. Questo non significa affatto che l'Italia debba rinunciare ad avere mete ambiziose. L'Italia può e deve avere mete ambiziose e il nostro governo non è concentrato solo sul risanamento finanziario è concentrato anche sulla crescita. Ma in questo momento non pensiamo che sarebbe coerente impegnare l'Italia in questa cosa che potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuenti. Tanto più che siamo, com'è noto a tutti, sottoposti nei prossimi anni ad un piano molto esigente di rientro nel rapporto debito-Pil, piano che non è stato scelto da questo governo, ma dal precedente che lo ha accettato in sede europea».



«Il no non è dovuto a pessimismo». «Il no alle Olimpiadi a Roma nel 2020 non è assolutamente dovuto a pessimismo sul futuro - ha ribadito Monti in serata a Sky Tg24 - ma non era possibile assumere degli impegni che di fatto sono garanzie in bianco da parte del governo».



«Gli italiani sono sportivi, ma non avrebbero capito». «Gli italiani sono sportivi ma non avrebbero capito una garanzia in bianco del governo al progetto per le Olimpiadi di Roma - ha detto Monti - In un momento in cui l'economia italiana sta riscattandosi, sta uscendo dall'emergenza, una garanzia in bianco non sarebbe stata capita dagli italiani cui è stato chiesto di fare sacrifici».



La delusione del comitato organizzatore. Stamani Monti ha incontrato i vertici del comitato organizzatore dei Giochi al termine del Consiglio dei ministri. All'incontro, oltre al sindaco, c'erano Gianni Letta e Mario Pescante, presidente e presidente onorario del comitato organizzatore, oltre al numero uno del Coni, Gianni Petrucci. Domani era il termine ultimo per formalizzare la candidatura di Roma ai Giochi. Petrucci ha espresso tutta la sua amarezza per il no del governo. «È una grandissima occasione persa, ma non possiamo far altro che accettare la decisione del governo: c'è tanta amarezza» ha aggiunto.



Petrucci: avrei voluto più rispetto. «Resta il sogno olimpico che è svanito: accetto la decisione, ma avrei voluto un maggiore rispetto perché dirci no l'ultimo giorno non è stato bello». Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, non nasconde tutta l'amarezza per il no del premier Monti alla candidatura di Roma 2020. «Avevamo fatto un tema perfetto - ha aggiunto Petrucci - arrivare cosi all'ultimo giorno mi ha fatto rimanere male e l'ho detto al premier».



Caro Monti, lei farà la figura del vincitore. «Lei domani uscirà suo giornali da vincitore, noi no»: questa è la scommessa che Petrucci ha lanciato a Monti al termine dell'incontro.



Monti: capisco Petrucci, noi abbiamo provato. «Apprezzo nelle parole di Petrucci la compostezza pur in un momento di comprensibile delusione - ha risposto Monti a Skytg24 - Petrucci ha ragione: anche io avrei voluto una risposta non all'ultima ora, ma se è stato così è perché ci abbiamo messo tutto l'entusiasmo: saremmo stati lieti di arrivare a dare l'appoggio finanziario, non ci siamo riusciti ma ci abbiamo provato fino al'ultimo».



Alemanno: rinunciare a candidatura vincente significa non scommettere sul futuro. «Il premier ha dato motivazioni molto chiare, ma non condivisibili - ha detto Alemanno - Il presidente Monti, incontrando i vertici del Comitato promotore, ha espresso un grande apprezzamento per il nostro progetto, ma nel contempo una forte preoccupazione per il rischio di esporre l'Italia sul versante finanziario. Io rispetto queste considerazioni ma non le condivido. Rinunciare ad una candidatura vincente, sostenuta da un progetto di ottimo livello tecnico e di grande sobrietà economica, significa non scommettere sul futuro dell'Italia».



«Non mi dimetto». «Assolutamente no, non mi dimetto, mi dispiace deludere gli oppositori», ha commentato Alemmano rispondendo a una domanda sulle voci di possibili dimissioni.



Annullata la conferenza stampa. Il portavoce del sindaco ha poi fatto sapere che «in seguito alle notizie ricevute dal presidente del Consiglio il sindaco Gianni Alemanno ha annullato la conferenza stampa in programma per le 18 di oggi in Campidoglio».



Fini e Schifani: dispiaciuti, ma il momento è difficile. «Come italiano sono dispiaciuto. Ma è del tutto evidente che la decisione è esclusivamente di carattere finanziario» dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e anche il collega del Senato, Renato Schifani, ammette: «Mi dispiace, ma in un momento difficile, tutti siamo chiamati a scelte difficili, anche se dolorose».



Casini: Monti ha scelto la strada della serietà. «A tutti gli italiani sarebbe piaciuto avere le Olimpiadi a Roma - dice il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini - Noi abbiamo avuto sollecitazioni da decine di dirigenti del partito nel Lazio ma bisogna essere onesti: le motivazioni di Monti sono tutt'altro che peregrine e dimostrano una grande serietà. Monti poteva dire un sì facile o un no difficile: ha scelto la strada della serietà».



Bersani: segno di responsabilità. «Il governo ha preso una decisione meditata. Una scelta da leggere come segno di responsabilità e non di sfiducia»: è il commento su Twitter del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.



Il Pd: Alemanno sindaco dei fallimenti. «Ormai è certo: Alemanno sarà ricordato come il sindaco dei fallimenti - dichiara in una nota il consigliere regionale del Pd, Enzo Foschi -. E’ chiaro, infatti, che sul no del Governo alla candidatura di Roma ai Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020 pesino moltissimo l’incapacità e i ripetuti fallimenti collezionati in neanche quattro anni dal peggior sindaco che Roma abbia mai avuto».



Ok a Monti dalla Lega. L'ok a Monti dalla Lega arriva invece direttamente da Umberto Bossi che non si lascia sfuggire la sua stoccata: «A Roma fanno solo casino» dice, e poi ironizza sulla recente neve caduta sulla Capitale: «Ad Alemanno Monti doveva dargli le olimpiadi invernali». «Sarebbe stata come l'ultima fatale overdose per un tossicodipendente - dice Roberto Calderoli - Sono stupito dal masochismo che ogni giorno dimostra il Pdl».



Insorge il Pdl. Protesta in coro tutto l'ex governo Berlusconi. «È un'occasione sprecata - sostiene il segretario del Pdl, Angelino Alfano - Non può passare l'idea che l'Italia sia un Paese senza fiducia e senza speranza nel futuro».

«Non si vive di solo pane e banche» attacca Ignazio La Russa; «E' un danno in termini di credibilità» si lamenta Giorgia Meloni, mentre Altero Matteoli si augura che il Pdl «si faccia sentire con Monti per dire che non accettiamo questa sua decisione». Renato Brunetta, infine, sostiene che «è un grave errore. Il primo grande errore di Mario Monti premier».



Cicchitto: grave errore, Olimpiadi fattore di sviluppo. «Reputo che la rinuncia a sostenere la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020 sia un grave errore - dice Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera - Sappiamo benissimo che le Olimpiadi a seconda di come sono impostate e poi gestite possono essere un fattore di sviluppo o invece di dissipazione di risorse. A nostro avviso esistevano tutte le condizioni perché si verificasse la prima di queste due ipotesi».



Totti: il no di Monti mi rattrista. «Come sportivo, romano e italiano mi rattrista molto - dice Francesco Totti - Avere perso la speranza di potere concorrere all'assegnazione delle Olimpiadi 2020 a Roma mi rattrista molto. Peccato veramente».



Monti freddo da tempo. Da tempo l’orientamento del premier era definito «fermamente negativo». Per una questione di soldi («non ce ne sono») e per ragioni di immagine: in un momento «in cui il Paese stringe la cinta, in cui si tagliano gli assegni perfino ai pensionati». Ma anche per valutazioni economiche: da Atene in poi non c’è stata una sola Olimpiade a chiudere in pareggio. A minare le certezze di Monti, negli ultimi giorni, era stato però il fortissimo pressing che si è scatenato su palazzo Chigi. Pressioni che il premier ha respinto.



I dossier. Negli ultimi giorni Monti ha chiesto e ottenuto la documentazione degli uffici competenti. Dossier con cifre e stime del piano per Roma olimpica, più i bilanci dei comitati organizzatori di Pechino, Atene, Barcellona dove si sono svolti i Giochi dal 2000 in poi. Ma la lunga attesa ha fatto salire la tensione.



Il braccio di ferro con Alemanno. La prova è arrivata da un bisticcio con il sindaco. Ieri in mattinata Alemanno aveva annunciato: «Domani verrò ricevuto da Monti». Alle otto di sera la doccia gelata di palazzo Chigi: «Non è previsto alcun incontro». Immediata e piccata la replica del Campidoglio. «L'importante non è l'incontro, ma la risposta. E comunque l’incontro ci sarà», ha aggiunto il sindaco dopo lo schiaffo di palazzo Chigi, facendo sapere che sarebbe stato Antonio Catricalà a concordare il vertice. Controreplica altrettanto velenosa della presidenza del Consiglio: «Il sottosegretario non fa la segretaria e non è lui a curare l’agenda del premier». Come dire: il sindaco non sa di cosa parla.



Letta mette pace. Per mettere un po’ di pace è dovuto intervenire Letta. Il presidente onorario del Comitato promotore di Roma 2020 ha incrociato in serata Monti al Quirinale, in occasione del ricevimento offerto per la visita del presidente tedesco Wulff. E grazie alla mediazione di Catricalà, presente anche lui sul Colle, è stato deciso che Letta e Alemanno sarebbero stati ricevuti oggi a palazzo Chigi. Anche se non per ricevere una buona notizia come speravano.



Il sostegno bipartisan alla candidatura. Il sostegno alla candiatura di Roma 2020 era stato forte e bipartisan, ma Monti non ha ceduto. Anche stamani, prima del no, il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, aveva detto: «Sin dal primo momento abbiamo sostenuto la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. Consideriamo questo appuntamento non come una spesa, bensì come un investimento per l'intero Paese, un'opportunità che può permettere all'Italia un forte rilancio di fronte al mondo intero. Quelle di Roma possono essere Olimpiadi attente ai costi, ma in grado di ridare nuova luce e nuovo smalto al nostro Paese. Mi auguro che il governo comprenda il valore di questa operazione e la sostenga fino in fondo».



I dubbi della Camusso. La candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 destava invece perplessità nel segretario generale della Cgil Susanna Camusso. «I grandi eventi sono stati per molte grandi città una straordinaria occasione di rilancio - ha affermato - però mi farei la domanda se questa è la prima delle priorità o se invece, un paese che è stato progressivamente lasciato andare, non abbia bisogno di rifletterci e di valutare quante risorse sono a disposizione e dove collocarle».



Di Pietro: chi paga? «Ci sono casi in cui le Olimpiadi hanno rilanciato la città, come Barcellona, altri casi, come Atene, in cui è stato un disastro», erano state le parole di Antonio Di Pietro a Tgcom24. «Chi paga queste Olimpiadi? È meglio farle che non farle - aveva aggiunto il leader Idv -, ma farle fare a persone pulite e con capitali privati. Bisogna fare attenzione, la prima cosa a cui bisogna pensare non è cosa fare di bello ma cosa bisogna evitare. Perché alla fine i soldi ce li rimette sempre lo Stato».



I Verdi: costano troppo. «Le Olimpiadi costerebbero all'Italia 9,8 miliardi: una cifra spropositata che graverebbe in gran parte sulle spalle dei contribuenti italiani visto che 8,2 miliardi di euro sarebbero a carico dello Stato. Rinunciare alle Olimpiadi è un atto di saggezza e rispetto nei confronti degli italiani», aveva dichiarato il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. «Non si possono chiedere sacrifici agli italiani tagliando le pensioni, sanità, trasporto pubblico e poi spendere 8 miliardi di euro per le Olimpiadi con rischio connesso di speculazioni. In Italia ci sono altre priorità a cominciare dalla lotta al dissesto idrogeologico alla mobilità pubblica che ormai è al collasso». Una tesi che alla fine anche Monti ha sposato, dicendo alla fine no alle Olimpiadi a Roma.
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