Alto, quinto posto per la Trost. Strepitoso Farah nei 5000, Semenya di forza

Le farfalle
Le farfalle
di Carlo Santi
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Sabato 20 Agosto 2016, 21:09 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 06:01

dal nostro inviato RIO DE JANEIRO Alessia Trost ha chiuso la sua avventura olimpica al quinto posto. Lo ha fatto con un salto di 1.93 sbagliando i successivi tre tentativi a 1.97. Desirée Rossit, invece, si è fermata subito, a 1.88 non riuscendo a superare l’1.93, con tre tentativi falliti nettamente.
Un peccato, perché l’oro, vinto dalla spagnola inossidabile Beitia Ruth, è arrivato con 1.97, identica misura con la quale ha prevalso Sara Simeoni a Mosca ’80. Da allora e fino a Londra 2012, sono serviti più di 2 metri per vincere.
L’argento, sempre con 1.97, è della bulgara Mirela Demireva (record personale), il bronzo della croata Blanka Vlasic (1.97 anche lei, miglior misura del 2016) mentre quarta, appena prima della Trost, l’americana Chaunte Lowe che ha superato 1.97 al terzo tentativo.

Azzurre seste con la 4x400 metri
Sesto posto per la 4x400 femminile dell'Italia: Maria Benedicta Chigbolu, Maria Enrica Spacca, Ayomide Folorunso e Libania Grenot hanno realizzato 3'37"05. Oro agli Stati Uniti (3'19"06) con Allyson Felix in ultima frazione, argento alla Giamaica (3'20"34) e bronzo alla Gran Bretagna (3'25"88). Per l'Italia quella di oggi è stata, nella 4x400 femminile, la seconda finale olimpica disputata: la prima volta era stata a Los Agneles '84.

Agli Stati Uniti la staffetta
LaShawn Merritt ha finalmente vinto. Lo ha fatto con la 4x400 metri insieme ad Arman Hall, Tony McQuay e Gil Roberts chiudendo in 2'57"30 allontanando nel finale l'attacco della Giamaica con Javon Francis (2'58"16). Terza la formazione di Bahamas (2'58"49) che ha lasciato fuori dal podio per tre centesimi la famiglia belga Borlée visto che insieme a Jelien Watrin, il primo frazionista, hanno corso i fratelli Jonathan, Dylan e Kevin che hanno realizzato il record nazionale.
 
Mo Farah super: come lui solo Lasse Viren
Irresistibile Mo Farah che ha giocato con gli avversari dei 5000 metri battendoli a modo suo, ossia con un ultimo giro da 52”83. Il mezzofondista britannico, già primo nei 10 mila, ha centrato ancora la doppietta come a Londra e, nella storia delle Olimpiadi, solo il finlandese Lasse Viren è stato capace di questa impresa, lui primo a Monaco ’72 e Montreal ’76.
Farah ha preso il comando dopo 3200 metri. Cheptegei, ugandese, lo ha affiancato e insieme hanno corso fino a due tornate della fine quando è stato l’etiope Gebremeskel a tentare l’attacco. Contro il campione del Regno Unito non è facile ... Difatti, dopo una prima accelerazione, Farah ha rotto gli indugi nei 200 metri finali. Gli altri potevano solo lottare per il secondo posto. Ha vinto in 13’03”30 davanti all’etiope Hegos Gebrhiwet (13’04”35) e al sempreverde americano nato in Kenya, Bernard Lagat (13’06”78) che il prossimo 12 dicembre compirà 42 anni.

Caster Semenya vince gli 800
Vittoria per Caster Semenya negli 800 metri, la gara più blindata di tutta l’Olimpiade dell’atletica. La sudafricana ha aspettato gli ultimi 250 metri per partire e fare il vuoto: con apparente facilità ha tagliato il traguardo in 1’55”28, il miglior tempo della stagione. Semenya quando avrà voglia si prenderà il record del mondo, l’1’53”28 della ceca Kratochvilova. Framcine Niyonsaba, atleta del Burundi, ha tentato, invano, di creare difficoltà a Caster con un attacco ai 500 metri. La sudafricana non si è spaventata; ha continuato il suo incedere, ha lasciato la rivale correre davanti prima di attaccarla, affiancarla e lasciarsela dietro, seconda con 1’56”49 mentre per il terzo posto ha prevalso la keniana Margaret Wambui (1’56”89).

I 1500 tornano agli Usa dopo il 1908 
Un ritmo lento, lentissimo, una finale al rallentatore. Parliamo dei 1500 metri maschili dove il campione in carica, il keniano Asbel Kiprop nel finale, non ha dato segni di vita: solo sesto senza neppure tentare la volata sparendo all’ingresso dell’ultimo rettilineo. Ritmo lentissimo, dicevamo; 1’06”8 ai 400, addirittura 2’16”5 agli 800 metri. Sono cominciati allora gli scatti, la gara si è fatta più nervosa, l’americano Matthew Centrowitz non ha mollato la presa, il marocchino Iguider era lì, pronto a colpire, ma inutilmente perché nel finale che si è acceso (38” negli ultimi 300 metri) Centrowitz ha saputo resistere e vincere l’oro, che gli Usa non vincevano in questa gara dal 1908 (vince Melvin Sheppard), con 3’50”00 davanti all’algerino Taoufik Makhloufi (3’50”11) e al neozelandese Nicholas Willis (3’50”24). Kiprop è finito solo sesto con 3’50”87.

Il giavellotto non è più nordico
E' stato il tedesco Thomas Rohler a prendersi l'oro del giavellotto. Il 25enne di Jena all'ultimo lancio ha superato, unico della gara, i 90 metri (90.32) superando il keniano campione del mondo Julius Yego (88.24) e Keshorn Walcott (85.38), quest'ultimo oro a Londra 2012 quando era stato il primo atleta caraibico a vincere alle Olimpiadi in una gara di lanci.
Cambia la geografia di questa specialità: sembra essersi dissolta la scuola del nord, finnici e svedesi che erano i padroni del giavellotto.
Unico finlandese in finale è stato Antti Ruuskanen, sesto con 83.03.

 
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