dal nostro inviato
TOKYO Nello stadio rimbomba “Notti magiche, inseguendo un gol”. L’Italia ha appena battuto gli inglesi. Di un niente. Ed esplode la gioia: c’è chi piange, chi si abbraccia, chi si avvolge nel tricolore. C’è solo un dettaglio che stona: non c’è nessun gol da inseguire. Perché non siamo a Wembley ma allo Stadio Olimpico di Tokyo. E l’inno di Italia ’90 diffuso dagli altoparlanti è un omaggio dell’organizzazione dei Giochi che forse non si è preoccupata troppo di analizzare tutto il testo della canzone. Quisquilie, va benissimo così. Perché non c’è dubbio che - gol o non gol – questa per l’Italia sia una notte magica. L’ennesima, di una sequenza incredibile di notti magiche. Che in Giappone si sono declinate anche in mattinate magiche. In pomeriggi magici.
Da quando Naomi Osaka ha acceso il braciere, l’Italia non ha passato una sola giornata senza portare a casa almeno una medaglia. E così facendo si è issata fino a quota 38: 10 ori, 10 argenti, 18 bronzi. Polverizzati i precedenti record (36) di Los Angeles 1932 e Roma 1960. Settimo posto nel medagliere e la certezza, gare alla mano, che da qui alla fine nessuno potrà sbatterci fuori dalla top ten mondiale. Bisognava andare oltre Rio. Si è andati oltre le nuvole. Con una giornata d’oro – tre in 24 ore – che ha celebrato la forza di volontà granitica di Antonella Palmisano, la tecnica sopraffina di Luigi Busà e l’esplosività di quattro moschettieri che hanno spinto l’Italia, falcata dopo falcata, nell’unico posto in cui nessuno si aspettava di poter andare a cercarla prima di questi Giochi: nell’Olimpo della velocità.
Dalle notti magiche a Volare
Le notti magiche lasciano il posto a “Nel blu dipinto di blu” e lo stadio intona “Volare” che è - né più né meno - quello che hanno appena finito di fare Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Flippo Tortu.
A Tokyo gli azzurri dell’atletica, in un’unica edizione, hanno vinto più che nelle precedenti 8 Olimpiadi messe insieme, tra Seul 1988 e Rio 2016. Ma se tra pista, pedana e strada siamo stati così fenomenali, nel resto non siamo stati da meno. Abbiamo ritrovato il canottaggio, il sollevamento pesi e l’arco. Ci siamo confermati nel nuoto, in cui abbiamo anche prenotato il futuro. C’è uno sport nuovo ai Giochi? Eccoci qua: Busà è subito oro nel karate dopo il bronzo di Viviana Bottaro del giorno prima. Nei velodromi del ciclismo voliamo. E, nonostante i record, non si può non pensare a cosa sarebbe successo con Paltrinieri e Quadarella al top, con la “solita” scherma e non con la sua versione da psicoanalisi, e con un po’ di fortuna e “garra” in più negli sport di squadra, tutti ottimamente ai quarti e poi tutti rispediti a casa sul più bello.
«E’ la più grande Olimpiade di sempre», esulta il presidente del Coni Giovanni Malagò, che prima della partenza “galleggiava” sulle 33 medaglie previste dalle riviste specializzate americane ma che già da qualche giorno puntava a scavallare quota 40. «Sono orgoglioso di tutta la delegazione, atleti, tecnici e dirigenti – prosegue - e di questa meravigliosa squadra che ha dato un’altra grande felicità all’Italia, dopo gli Europei di calcio, regalando emozioni fortissime al nostro Paese e a tutti gli italiani che tanto hanno sofferto in questi ultimi due anni per il Covid». Dopo la volata trionfale della 4x100 ha ricevuto la telefonata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Bravissimi, li aspetto al Quirinale», ha detto il capo dello Stato. «Un altro giorno da incorniciare», fa eco il premier Mario Draghi dall’account twitter di Palazzo Chigi. Questa Italia che vince si fa amare. Questa Italia è già storia.