Vis, parla Bosco: «Non sono un provinciale. Meglio perderne una 10-0 ma avere chance di andare ai playoff. I giovani? Una scelta, non una necessità»

Vis, parla Bosco: «Non sono un provinciale. Meglio perderne una 10-0 ma avere chance di andare ai playoff. I giovani? Una scelta, non una necessità»
Vis, parla Bosco: «Non sono un provinciale. Meglio perderne una 10-0 ma avere chance di andare ai playoff. I giovani? Una scelta, non una necessità»
di Emanuele Lucarini
4 Minuti di Lettura
Sabato 22 Ottobre 2022, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 10:03

PESARO Profondo rammarico per lo scollamento tra ciò che si dice della Vis e il momento che si sta vivendo. Ma anche la volontà di superare una mentalità campanilistica, «perché io non sono un provinciale», e una ferma difesa della politica dei giovani, perseguita per scelta, non per necessità né tornaconto. Questi i tre punti salienti della lunga intervista che Mauro Bosco, presidente del club pesarese, ha rilasciato al Corriere Adriatico, direttamente dalla clinica milanese dove è in convalescenza dopo una delicata operazione neurochirurgica per un problema alla schiena.
Presidente Bosco, al di là del problema di salute che ovviamente speriamo si risolva a breve, come sta vivendo il periodo della Vis?
«Con profondo rammarico perché vedo uno scollamento tra l'aria che si respira in larga parte della tifoseria e dei mass media con quello che sta accadendo. In totale contraddizione con la realtà vissuta». 
Cioè?
«Beh, mai come quest'anno siamo tranquilli. Abbiamo un gruppo unito, formato da under bravi ed ambiziosi e da over sani, guidato da un mister che ha idee innovative e da uno staff con cui c'è completa sintonia. Tutte le componenti sono in armonia: è la prima volta che succede in 4 anni di mia gestione. Eppure qualcuno sta innescando una crisi che non c'è, forzando una negatività che non esiste. In giro ci sono realtà sfasciate, piene di problemi, però da loro sono rimasti tranquilli e hanno ricevuto una mano. Se a noi la mano non vogliono darcela liberissimi di farlo, però non ci servono disturbatori esterni».
Non pensa che sulle critiche influiscano i due derby persi con Ancona e Rimini?
«Io non sono un provinciale. Io voglio una squadra di calcio che sappia divertire e che possa stupire, che non si spaventa se prende un'imbarcata come purtroppo è successo. Preferisco perdere 10-0 una partita ma avere la chance di arrivare ai playoff. Se qualcuno mette prima di tutto sotto derby, mi dispiace per lui questa non è la mia Vis Pesaro».
Com'è la sua Vis Pesaro?
«La mia Vis Pesaro dà più importanza al progetto complessivo, fa un discorso a medio e lungo termine. Ripeto: io non sono un provinciale».
Le rinfacciano una rosa eccessivamente sotto età
«Anche qui dico una cosa chiara e netta. Quindi che andrò contro qualcuno, però ho la mia dignità. La Vis Pesaro è una squadra giovane perché crede nei giovani. Siamo convinti che i giovani possono avere obiettivi più ambiziosi di tanti oltre che militano in Lega Pro vivacchiando. E non banalizziamo il discorso con la storia delle risorse economiche».

In che senso?
«Beh, forse qualcuno non sa che il regolamento sul minutaggio ha un limite di 450 minuti d'impiego di calciatori under a partita. Come sapete, noi spesso andiamo oltre, ma perché siamo convinti della scelta. Se pensassimo al mero tornaconto economico, non hai alcun senso superare il minutaggio».
Una domanda di pensiero, dunque
«Esattamente. Non è scritto da nessuna parte che si vince solo con gli over. Guardate il Fiorenzuola, è lassù con una squadra giovane».
Quindi siete soddisfatti del vostro inizio di stagione?
«Assolutamente. Non campiamo per vincere un derby, ma per costruire qualcosa di importante anche mettendo in preventivo per poter prendere qualche imbarcata. Con tutti over non hai preso 5 gol a Rimini? Pazienza. Io non voglio una squadra mediocre, che si accontenta del pareggio senza fare due passaggi di fila, bensì una che possa crescere e stupire. Guardate che abbiamo fatto 12 punti, con tutto ciò che ci è successo a livello di arbitraggi e di infortuni».
Interverrete sul mercato?
«Marcadella ha rotto il crociato, quindi qualcosa faremo. Però aspettiamo il rientro di Di Paola, che non abbiamo quasi mai avuto. Vediamo con lui che tipo di torta siamo, poi magari andremo a metterci la ciliegina, la candelina o qualcos'altro».
Perché non far sentire la vostra voce per i tanti torti arbitrali subiti?
«Che senso vuoi puntare il dito su arbitraggi singoli? Meglio ragionare a sistema, pensare come migliorare una categoria che non sempre è all'altezza della Lega Pro. Comunque, arbitri o non arbitri, con tutti gli infortuni avuti (Marcandella, Fedato, Di Paola, Bakayoko, Cusumano, Sanogo), siamo lì, a 2-3 punti dalle big. Dov'è la crisi?».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA