Totti e il suo amore per Roma
«Squadra e città sono la mia vita»

Totti e il suo amore per Roma «Squadra e città sono la mia vita»
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Mercoledì 31 Agosto 2016, 16:43 - Ultimo aggiornamento: 16:53
ROMA - «Quello che mi mancherà di più è condividere un caffè con i miei compagni ogni giorno. Forse, se tornerò come dirigente un giorno, quei momenti ci saranno ancora». Francesco Totti si immagina fine carriera e con briciolo di tristezza già rimpiange quello che tra un anno non ci sarà più: «Quando guardo indietro nel tempo e quello che perderò, so che che quella sarà la routine, la vita di tutti i giorni. Le ore spese ad allenarsi, le chiacchierate nello spogliatoio» scrive il capitano della Roma in una letta pubblicata su theplayerstribune.com.

L’AMORE PER ROMA
Totti non ha mai lasciato la sua Roma nonostante le tante tentazioni che sin da bambino hanno bussato alla sua porta: «A 13 anni hanno bussato alla nostra porta di casa. Erano i dirigenti del Milan, mi chiesero di andare da loro. Cosa avrei scelto? Beh, non fu una mia decisione. Mia mamma Fiorella era il capo. E lo è ancora. Ed è piuttosto attaccata ai suoi figli. Come tutte le mamme italiane, era un po’ iperprotettiva. Non voleva che lasciassi casa per timore che potesse accadermi qualcosa. Disse di no e quella fu la fine. Il mio primo trasferimento fu negato dal capo». Racconta il numero 10: «Fu difficile dire no al Milan. Avrebbe significato molti soldi per la nostra famiglia. Ma mia madre mi insegnò una lezione quel giorno. Casa è la cosa più importante nella vita. Poche settimane dopo la Roma mi fece un'offerta. Avrei indossato il giallorosso».

Adesso Totti è diventato il simbolo di un’intera città, amato ed osannato dal suo popolo: «Per 39 anni, Roma è stata casa mia. Per 25 anni come calciatore, Roma è stata casa mia. Roma, per me, è il mondo. Questo club, questa città, sono state la mia vita. Sempre. L'amore per questi colori è partito da mio nonno Gianluca. Purtroppo non sono riuscito a conoscerlo, ma lui ha tramandato la sua passione a mio padre che dopo l'ha trasmessa a mio fratello e me. La Roma era più di una squadra di calcio. Era parte della nostra famiglia, del nostro sangue, delle nostre anime. Per la mia famiglia. Per 25 anni il privilegio non è mai cambiato. O vincendo lo scudetto o giocando in Champions League, spero di aver rappresentato e portato i colori di Roma più in alto che potessi. Spero di avervi reso orgogliosi». 
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