La grande riforma della Serie C: sei gironi da 10 squadre, poi poule promozione e retrocessione

La grande riforma della Serie C: sei gironi da 10 squadre, poi poule promozione e retrocessione
La grande riforma della Serie C: sei gironi da 10 squadre, poi poule promozione e retrocessione
di Peppe Gallozzi
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 06:05

ANCONA Appetibilità, sostenibilità, spettacolarità. Sono le parole cardine del progetto di riforma del campionato di Lega Pro messo ufficialmente nero su bianco dalla governance del calcio di Serie C capitanata dal presidente Francesco Ghirelli. Nell’ultimo weekend, infatti, sono stati svelati gli obiettivi di un percorso che dovrà concretizzarsi entro la fine di novembre attraverso un dialogo condiviso con le società e i vari interlocutori per arrivare al perfezionamento della bozza da presentare poi agli organi federali. Il tutto con l’obiettivo di contemperare i vari interessi in causa, compreso il restyling complessivo del pallone italiano che dovrebbe sposarsi con le esigenze della terza serie nazionale. Ecco perché le varie novità prospettate, inizialmente auspicate per la prossima stagione (2023-2024), potrebbero slittare anche a quella successiva (2024-2025) a patto che abbiano ottenuto il lasciapassare di tutti i soggetti presenti al tavolo delle trattative. 


Sei gironi, due poule


Scendendo nel tecnico, non cambierebbe né il numero delle squadre partecipanti (60) né quello delle promozioni in Serie B (4) e delle retrocessioni in D (9). La vera modifica risiederebbe nei raggruppamenti che, da tre da venti formazioni ciascuno, diventerebbero sei da dieci squadre costituiti con criteri di vicinanza territoriale. Al termine della regular season di andata e ritorno, le prime cinque di ciascun girone volerebbero alla poule promozione mentre le altre cinque nella poule retrocessione. Nella seconda fase ogni squadra porterà in dote la metà dei punti totalizzati nelle sfide di andata e ritorno. All’interno delle “poule”, caratterizzate da tre gironi da dieci squadre (con sorteggio e non con criteri di vicinanza) basandosi sui piazzamenti, le prime tre e la vincente della Coppa Italia volerebbero alla fase finale.

Le altre avanzerebbero al primo turno playoff insieme alle prime due dei tre gironi di poule retrocessione, a loro volta composti da dieci squadre. Per quel che concerne questi ultimi, salvezza diretta dal terzo al quinto posto, playout dalla sesta alla nona e le decime retrocesse direttamente in D. 


Fari sui playoff


I playoff, punto nodale della riforma, meritano una riflessione a parte. Ventisette squadre di partenza, come detto, che diventano sei dopo tre turni a eliminazione diretta con tanto di fattore campo a favore delle “teste di serie” meglio piazzate. Le sei squadre raggiungono le altre nove provenienti dalla poule promozione - compresa la regina di Coppa - fino a comporre un tabellone tennistico da sedici suddivise in quattro mini-raggruppamenti. Da ognuno di questi emergerebbero le quattro promosse in B. Una spettacolarizzazione estrema che consentirebbe di vendere il prodotto e valorizzare, tra televisioni e incassi, il pacchetto Serie C troppo spesso sacrificato nonostante numeri invidiabili talvolta anche alle categorie superiori. In particolare su certi campi.


«Una proposta flessibile» 


Questo il pensiero del presidente Ghirelli sul tema nella sua generalità: «Noi parliamo di riforma della formula della Serie C. La proposta è talmente duttile e flessibile che non preclude alcuna soluzione di riforma dei campionati. Unica salvaguardia che opera è mantenere i playoff. Su questi ultimi quando vennero proposti per la prima volta si scatenò un dibattito aspro contro. riforme in Italia e il calcio è parte integrante della nostra bella e contraddittoria Italia. Se in qualsiasi parte delle istituzioni calcistiche si pensa che la mia proposta possa essere una fuga in avanti per inficiare la riforma dei campionati allora si risolve in modo semplice: proporrò di spostare l’inizio del cambio della formula al campionato 2024/2025. Perdiamo una occasione molto importante, far coincidere il cambiamento per anticipare il marcato dei diritti televisivi. Il tempo non è una variabile indipendente. Vedremo cosa ne penseranno i presidenti. Noi siamo per la riforma, non faremo nulla per dare alibi» 
 

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