Valentino story: per il decimo diamante
bisogna attendere la prossima stagione

Valentino Rossi a Valencia
Valentino Rossi a Valencia
di Matteo Morichini
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Sabato 21 Novembre 2015, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 18:08
«Il mio sogno era competere per questo titolo in condizioni normali» raccontava Valentino alla vigilia dell’epilogo stagionale. Così non è andata; la penalizzazione di Sepang ha costretto Rossi a partire dall’ultima casella a Valencia e la rimonta su Lorenzo si è rivelata impossibile. La grande tristezza; il decimo diamante sulla corona poteva essere l’ultimo straordinario atto – ma solo in ordine cronologico dato che il trentaseienne di Tavullia correrà anche nel 2016 - di una carriera illuminata e inimitabile e partita nel lontano 1996.



In venti stagioni del Motomondiale, il Dottore ha corso il numero record di 330 gran premi (record) conquistando 9 titoli mondiali, 112 gare, 61 pole-position e 212 podi con trionfi in 29 circuiti con tre diversi costruttori (Aprilia, Honda, Yamaha) e su sei diversi tipi di moto.



Intelligenza, talento, ironia, cattiveria agonistica e capacità analitiche da super computer abbinate a sacrificio ed una smodata passione per le corse e per la scarica di adrenalina che arriva con la partenza prima e la vittoria poi, sono gli ottani dietro la trionfale cavalcata di Valentino. Che come molti colleghi – e sotto la supervisione di papà Graziano - inizia con i go kart e le mini-moto.



Per correre in auto però, servono soldi che la famiglia Rossi non possiede mentre i contatti nelle due ruote, essendo Graziano un ex pilota del Motomondiale - non mancano. A dodici anni, the Doctor inizia la sua avventura nella categoria Supersport con la Cagiva di Castiglioni. Qualche anno dopo, quando Carlo Pernat lo vede girare a Misano e al Mugello non crede ai suoi occhi: «Faceva traiettorie diverse da tutti gli altri, ho pensato o questo è fuori di testa oppure è un genio ed ho deciso d’ingaggiarlo in’Aprilia» - ricorda il manager genovese.



I primi gran premi sono difficili; Valentino cade spesso ma a Brno arriva il primo trionfo nel mondiale: «Un sogno che si avvera regalandoti una nuova consapevolezza; quella di poter vincere anche contro i professionisti» racconta il trentaseienne di Tavullia. L’anno successivo Rossi conquista il suo primo titolo vincendo undici gare e nel 1998 passa alle 250cc sempre con l’Aprilia. Con cinque primi posti il giovane talento chiude secondo in classifica e Pernat spinge per un nuovo salto di categoria: «Non ci penso nemmeno; prima voglio vincere il mondiale nella quarto di litro» è la risposta di Valentino, che nel 1999, con 9 trionfi diventa campione della 250cc. Nel frattempo l’Italia è pazza del suo nuovo fenomeno che in pista strapazza gli avversari per poi festeggiare le imprese con “gag” fino a quel momento sconosciute al Motociclismo; insieme al Fan Club Valentino porta in pista la polleria Osvaldo, la bambola gonfiabile Claudia Skiffer ed i vigili urbani al Mugello che lo multano per eccesso di velocità.



Il paddock intuisce le potenzialità non solo sportive di Valentino, che diventerà l’uomo immagine della disciplina portando le due ruote nelle case di mezzo mondo. Con Doohan infortunatosi a Jerez, la Honda decide di offrire a Rossi la mitica NSR e la squadra dell’australiano. L’apprendistato in 500 è di quelli tosti ma il Dottore è uno che impara in fretta e non gli piace affatto cadere. Al termine della stagione d’esordio nella massima serie, Rossi è secondo con due vittorie all’attivo. Nel 2001 Valentino polverizza la resistenza di Max Biaggi; conquista undici vittorie gare e diventa l’ultimo campione del mondo della classe 500.



Dal 2001 al 2003 il pesarese conquisterà tre titoli consecutivi sulla Honda 1000 lasciando solo qualche briciola al rivale italiano e quando l’opinione comune è che Valentino vinca solo grazie alle prestazioni della RC211V, lui sceglie di correre con la Yamaha che al tempo prendeva quasi trenta secondi a gran premio. L’esordio con vittoria a Welkom, dove Rossi battaglia con Biaggi – che nel frattempo è passato alla Honda – entra nelle leggenda. VR bacia la M1 e s’invola verso il quarto titolo consecutivo in MotoGp annichilendo Sete Gibernau. Stesso copione per il 2005, con l’aggiunta di ruggini e polemiche che toccano l’apice quando il pesarese supera con una carenata lo spagnolo all’ultima curva di Jerez.



Il 2006 è una delle stagioni più difficili. L’Agenzia delle Entrate accusa Rossi di evasione fiscale (la multa è di 40 milioni di euro ndr) e il titolo sfugge nell’epilogo di Valencia a beneficio di Hayden. Valentino cambia vita, licenzia buona parte del suo entourage e torna a vivere stabilmente a Tavullia. Nel 2007 l’avversario è Stoner, che traghetta la Ducati al suo primo titolo in MotoGp. Nel 2008, con la M1 da 800cc, Valentino si prende la rivincita su Casey vincendo il suo terzo titolo con la Yamaha. Il simbolo della stagione diventa il sorpasso ai danni dell’australiano al cavatappi di Laguna Seca.



Gli anni che passano convincono la scuderia d’Iwata ad affidarsi ad un altro “top-rider”. La convivenza con Lorenzo si rivela subito critica e verso la fine della stagione ci sarà un muro a separare i due box. Nel 2009 la spunta Rossi, che piega il maiorchino con una manovra capolavoro all’ultima curva di Montmelò. Nonostante il settimo mondiale in MotoGp in bacheca, Valentino medita di lasciare la Yamaha. Nel 2010 la stagione di Rossi inizia con un serio problema alla spalla – risolto dopo un’operazione chirurgica – e prosegue con la caduta alla “Biondetti” del Mugello dove si rompe la gamba. La convivenza con Jorge è impossibile. Il fenomeno annuncia l’addio a Brno e vince la 46esima gara sulla M1 in Malesia che saluterà a Valencia con la t-shirt “Bye Bye Baby”.



Il biennio in Ducati è il punto più basso nel percorso sportivo di Rossi. L’incompatibilità con la Desmosedici è evidente e irrisolvibile. In trentacinque apparizioni con la “rossa” Valentino cade in continuazione e chiude sul podio in appena tre occasioni. Le difficoltà tecniche sono comunque nulla in confronto al dolore per la perdita dell’amico Marco Simoncelli a Sepang. Un colpo impossibile da metabolizzare che però non affievolisce la passione del marchigiano, che nel 2012 annuncia il suo ritorno in Yamaha.



La parabola discendente si arresta. In Qatar, gara d’esordio del 2013, Valentino si prende un secondo posto che mette a tacere critici e detrattori per poi tornare al trionfo ad Assen. Il mondiale è però una questione tra il team-mate Lorenzo e il vincitore Marquez. Durante l’inverno Rossi continua a lavorare a capo chino, si allena con più costanza, modifica l’alimentazione, cambia il suo stile in moto – nel frattempo tonate alle 1000cc - e il metodo di lavoro durante le prove sostituendo lo storico capo meccanico Burgess con l’italiano Galbusera.



Nel 2014 Valentino vince due gare e sale sul podio in tredici occasioni diventando vice campione del mondo alle spalle di Marc. Nel 2015 le vittorie sono quattro ma e la costanza di rendimento ai massimi livelli. VR46 è sempre sul podio ad eccezione di Phillip Island e Misano e nel processo aggiorna un’altra lunga serie di record; Rossi diventa il pilota con più punti all’attivo nella storia del Motomondiale (5405) e l’unico a vincere un gara (Silverstone 2015) 19 anni dopo il primo trionfo.