La rabbia dell'attaccante della Jesina Kevin Trudo: «Io insultato per il colore della pelle»

La rabbia dell'attaccante della Jesina Kevin Trudo: «Io insultato per il colore della pelle»
La rabbia dell'attaccante della Jesina Kevin Trudo: «Io insultato per il colore della pelle»
di Fabrizio Romagnoli
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Martedì 14 Marzo 2023, 12:04

JESI «Deluso, arrabbiato, senza parole. Da domenica mi chiedo perché? Perché nel 2023 in Italia, dove sto dal 2004 e ho passato ormai più di metà della mia vita, ancora queste cose? Me lo chiedo per mio figlio, che era a vedere la partita». C'è amarezza incredula ma non rassegnazione nelle parole di Kevin Trudo, attaccante della Jesina. Domenica, a Fossombrone, la Jesina vince 0-1 uno scontro cruciale e Trudo, jesino di nazionalità francese e origini familiari caraibiche, è in campo nei 20' finali.

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Il fatto

Al rientro negli spogliatoi, nei suoi confronti arrivano gravi insulti razzisti da alcuni del pubblico di casa. «Stavamo passando dal sintetico sul retro della tribuna racconta Trudo c'è stato un battibecco fra i nostri giocatori e i tifosi di casa, arrabbiati per la sconfitta. Io, che sono fra i più grandi, stavo calmando i miei. Fino a che un signore mi ha urlato in faccia "negro di m". Attenzione, non un ragazzino ma un uomo di 40-50 anni. Persone che magari avranno figli o nipoti. Non ci ho visto più, gli sono andato vicino, per fortuna c'era la rete di mezzo. Sono scoppiato, forse esagerando. Ma rifarei cento volte quel che ho fatto. Non si può lasciar perdere come dicono, non è giusto. Il tizio è fuggito, ne è arrivato un secondo e ha ripetuto gli stessi insulti.

Con me i miei compagni: qualcuno cercava di calmarmi, altri arrabbiati quanto me. È inaccettabile, perché deve capitare? Insultami o dammi dello scarso ma perché offendere per il colore della pelle?». Prosegue Trudo: «Voglio essere chiaro: non sono Fossombrone o il suo pubblico il problema. Tanti dei tifosi di casa, anche di quelli che ce l'avevano con noi, non hanno offeso con insulti razzisti e da quelle persone hanno preso le distanze, allontanandole. Tanti mi hanno chiesto scusa lì, poi più tardi quando sono uscito dallo stadio, al telefono. Certi razzisti vanno puniti, magari con una pena simbolica. Ma non si può lasciar stare. Fa male. Avrei voluto godermi una vittoria importante, volevamo come squadra dedicarla a Gabriele Ganzetti, un nostro tifoso che è scomparso, e ne approfitto per farlo. Ma è finita come non doveva finire». Le due persone sarebbero state individuate dai carabinieri e risulterebbero al di fuori del contesto societario o dei supporter. Massimo Berloni, sindaco di Fossombrone, ha telefonato a Trudo per scusarsi a nome dell'amministrazione.

Il sindaco

«Ritengo che simili fatti denuncino ancora la presenza di persone che nulla hanno a che vedere né con lo sport né ancor meno con la convivenza civile che deve sempre e comunque prevalere in ogni luogo e in qualsiasi occasione. Trudo mi ha confermato di non considerare Fossombrone una città razzista e che il triste episodio ha visto protagoniste persone che non intaccano l'onorabilità del sodalizio sportivo forsempronese». Il sindaco ha altresì contattato il presidente della Jesina per porgere le scuse alla società e all'intera squadra.

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