PORTO SAN GIORGIO - «Una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente». Così Andre Agassi racconta in "Open" il suo personalissimo rapporto col successo e col fallimento. Chissà se il limbo tormentato del "W/L" l'ha vissuto così anche Gianluigi Quinzi, il tennista marchigiano (è di Porto San Giorgio) coetaneo di Berrettini che ha detto addio al suo sport a soli 25 anni. Giovanissimo, quindi. Colpa dello stress e delle difficoltà nel far fronte alle delusioni che ti crollano addosso soprattutto quando ti attaccano l'etichetta del predestinato.
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Quinzi: «Perdere era diventato una tragedia»
Nel 2013 vinse il torneo di Wimbledon nella categoria Junior dopo aver dato una mano all'Italia nella conquista della prima Coppa Davis ragazzi.
Considerato uno dei più grandi talenti internazionali, in carriera ha vinto due tornei dell'Atp Challenger Tour e nel 2019 è diventato numero 142 nel ranking. Poi il crollo, fino al numero 474 del mondo. L'ultima sua apparizione in un torneo risale a novembre dell'anno scorso. Troppo poco per chi invece sembrava essere nato sotto un'altra stella. Ma il rapporto con la sconfitta (e quindi con se stessi) è troppo personale e intimo per provare a spiegarlo. Adesso ripartirà dalla semplicità di un allenamento con l'under 16 Federico Vita (classifica 2.5, lo sta seguendo in Sardegna) o di un libro da studiare per l'esame del corso di Scienze motorie. E ritrovare, quella sì, la serenità.