Italia di bronzo nella World League
Azzurri in crescendo contro l'Iran

Italia di bronzo nella World League Azzurri in crescendo contro l'Iran
di Piero Mei
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Domenica 20 Luglio 2014, 19:31 - Ultimo aggiornamento: 19:34
FIRENZE - Il bronzo triste ma almeno c’ per quest’Italia che cambia verso tra la semifinale e la finalina da terzo posto a Firenze nella World League. E' triste perché le premesse erano di maggior valore, e le promesse anche, ma in finale sono andate le due squadre, Usa e Brasile, seconde nei gironi di prima fase, condizionata nella classifica finale dal sistema dei punteggi e dalle scelte del cammino che si possono fare e che il Brasile aveva fatto.



Tant’è: ormai è andata così, c’è da riflettere su motivi e motivazioni e guardare al prossimo mondiale di fine estate in Polonia. Il verso non è ancora quello giusto d’un sogno arcobaleno, però sognare si può, anche con in campo i ragazzi della Generazione 2.0, i nativi digitali degli anni Novanta.



Subito un’altra Italia, dunque, da quella della semifinale: non negli uomini, ma nel gioco che s’era cercato invano contro il Brasile e mai era venuto complice la stralunata serata azzurra, specie quelle di Zaytsev che quando c’è c’è ma quando non c’è non c’è proprio, e di Traviça.



Ma oggi no: non che Ivan abbia fatto “lo stravede” come si dice a Roma, ma meglio sì, crescendo via via; fosse stato fin dall’inizio quel che viene acclamato l’Italia avrebbe subito dilagato e l’Iran non avrebbe galleggiato tenendosi nelle acque territoriali, e dunque nel punteggio, della squadra di Berruto. Piacevano assai, nella circostanza, Simone Parodi e anche il ragazzo della compagnia, Filippo Lanza, classe ’91. Per non dire di Simone Buti, e dell’altro Simone, il terzo, Anzani, classe ’92, il cucciolo (alto 2,04 metri) della comitiva.



L’Italia era sempre avanti rispetto alla squadra asiatica, nella quale si facevano notare per bravura Amir Ghafour, anche lui classe ’91 e per statura, è alto “appena” 1.65, Zarif Ahangaran Fahad, il quale ha vissuto all’incontrario la discriminazione per sesso: le donne d’Iran non vanno nei palazzetti se non addette agli arbitri o giornaliste, lui ha una donna, sua moglie, che non voleva farcelo entrare in maglia nazionale altrimenti le stava troppo lontano. Ma lo “yes/do/sek” (uno/due/tre) che accompagna di solito le azioni dell’Iran ne accompagnava questa volta ben poche vincenti.



L’Italia non volava, questo no, ma andava su bene punto dopo punto: 25-22 nel primo set, 25-16 nel secondo (bello il punto del 19-14) chiuso da Zaytsev, 25-22 nel terzo, quello del classico “si rilassi, è la prassi” che segna abbassamenti psicologici conditi da eccesso di proteste azzurre, ma perché?, forse perché a sentirsi maltrattati si reagisce di più. Bella la chiusura furba e vincente di Traviça.
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